Dio è… <<quella cosa di cui nulla può pensarsi di più grande>>!
Siamo in un epoca in cui gli uomini si stanno abituando a “mettere fra parentesi” il pensiero e questa è una delle cause per cui i fondamentalismi religiosi e anti-religiosi prevalgono: proliferano in modo solo apparentemente antitetico le ideologie estremiste di matrice terroristica come l’Isis e le organizzazioni mondialiste che mirano a sciogliere nell’acido nullificandoli i valori e le identità che caratterizzano i popoli, sostituendoli con finzioni e abbellimenti che nulla hanno a che vedere con la democrazia. Questa è l’epoca dove prevale il “pensiero debole”, un pensiero che ha perso di vista il fondamento dell’esistenza umana e che sta andando alla deriva. Se vogliamo ricominciare a “trattare l’uomo sempre e anche come fine e non mai come mezzo” – è una massima kantiana – dobbiamo necessariamente andare oltre l’agire razionale e trovare il fondamento ultimo di ogni nostra azione volta al bene in Dio, che si presenta all’intelletto nello stesso tempo, sia come idealità suprema, sia come oggetto che non può essere risolto nelle categorie della ragione. Ogni filosofia non può essere che ricerca e la ricerca non può essere che libertà. Ogni religione implica invece l’accettazione di una rivelazione, cioè di una verità che l’uomo accetta in virtù di un essere superiore che la testimonia. Ma questo atteggiamento non esclude la ricerca, dato che la fede non esclude la domanda sul significato della verità rivelata e il bisogno dell’uomo di avvicinarsi a tale verità! Sant’Anselmo d’Aosta, un filosofo cristiano, è quello che più di ogni altro ha proiettato la fede nell’orizzonte di verità che gli è stata donata per avvicinarsi al mistero di Dio.
Sant’Anselmo è considerato uno dei più grandi pensatori dell’XI secolo, un’epoca in cui erano evidenti i segni di una rinascita della vita europea in tutte le sue forme, sia quelle materiali, sia quelle spirituali (praticamente l’opposto di oggi)! Perfino i servi della gleba fuggivano e cercavano di liberarsi dal feudo spinti dal desiderio di libertà che respiravano! Ricordiamoci che per un teologo la questione sull’esistenza o meno di Dio è abbastanza banale: chiunque si ponga la domanda sull’origine del mondo e della vita crede ad un principio primo, indipendentemente dal fatto che esso sia materia o spirito. La novità portata da Anselmo consiste nell’avere chiarito che anche con l’intelletto si può arrivare al nucleo fondamentale di ogni religione. Lui cerca di vivere e presentare la fede in un contesto di vita nuovo, in cui la ragione diviene lo strumento principe al servizio della teologia e della religione. La sua idea di Dio è luminosa proprio perché è Dio stesso a presentarsi al nostro intelletto nella sua perfezione, a manifestarsi nella trascendenza a noi esseri finiti. Questo, secondo Anselmo, vale per tutti gli uomini, siano essi atei o stolti, perché già il negare Dio è insieme pensarLo! L’idea stessa di Dio è quella di un Essere di cui non si può pensare nulla di più grande, quindi oltre ad esistere nell’intelletto Egli deve necessariamente esistere anche nella realtà. Per Sant’Anselmo il sentimento di Dio è fortemente presente in ogni uomo e con il suo ARGOMENTO ONTOLOGICO dà una struttura logica alla fede: Dio è l’Essere in cui l’essenza e l’esistenza coincidono. Nell’idea di Dio, nella nostra stessa possibilità di concepirlo, è racchiusa la prova innegabile della sua esistenza.
Anselmo sembra pensare alla fede come ad una spinta dinamica che sta a fondamento della stessa intelligenza umana con la quale l’uomo si apre al trascendente concependo Dio come necessario. Nel testo del Proslogion Anselmo così invoca Dio: <<Io non tento, Signore, di sprofondarmi nei tuoi misteri perché la mia intelligenza non è adeguata, ma desidero capire un poco della tua verità che il mio cuore già crede e ama. Io non cerco di comprenderti per credere, ma credo per poterti comprendere>>. La fede è il presupposto per comprendere il senso della realtà, della propria esistenza e la presenza di Dio che è alla base del tutto che ci circonda.
Molte furono le critiche poste a quest’argomento: San Tommaso affermò che è impossibile dimostrare l’esistenza di Dio a priori perché dal pensare Dio non necessariamente si arriva alla sua esistenza. Per San Tommaso è possibile arrivare a dimostrare l’esistenza di Dio solo a posteriori, cioè per mezzo dei suoi effetti. In epoca più recente Kant distinse in modo radicale l’esistenza pensata dall’esistenza reale, negando quindi ogni validità all’argomento ontologico di Anselmo. Ma tutti i suoi oppositori ammettono che Anselmo è riuscito ad enunciare quest’argomento nella sua nuda purezza logica, evidenziando come le ragioni della fede possono essere comprese solo nella loro incomprensibilità.
A dimostrazione di ciò possiamo aggiungere che perfino il grande logico Kurt Gödel scrisse un teorema logico formato da 28 passaggi la cui conclusione equivale alla seguente affermazione: <<Dio esiste necessariamente, come volevasi dimostrare>>. Gödel ha cercato di fondare la ragione dell’esistenza nel mondo di un ordine logico e matematico attraverso la dimostrazione razionale dell’esistenza di Dio.
La speculazione di Anselmo, iniziatasi con Dio, si concludeva con l’anima umana. Egli aveva fatte sue le parole di Sant’Agostino:<<Desidero conoscere Dio e l’anima; e null’altro>>. Noi uomini moderni a cosa ci stiamo rivolgendo? Forse queste preoccupazioni di Sant’Anselmo ci fanno sorridere, le releghiamo facilmente in un tempo lontano e senza alcun collegamento con la realtà che viviamo. Come se si potesse davvero fare a meno della verità pensando che non ci sono alternative al non-essere che ci propinano, veleno istillato a basse dosi che ci offusca l’anima e ci tiene lontano da Dio e dal bene.
Concludo, come già fatto in “il potere solidale”, con una citazione tratta dal Fedone di Platone:
” A me sembra, come anche a te, o Socrate, che intorno a queste cose il sapere chiaramente sia impossibile o difficilissimo, mentre d’altra parte il non indagare in tutti i modi ciò che si è detto e il desistere avanti che uno sia esaurito nell’osservare sotto ogni aspetto, è certo da uomo ignavo. E’ necessario quindi decidersi in uno di questi due modi: o accoglier da altri, o scoprire da sé come stanno le cose; o, se ciò è impossibile, accettando almeno il migliore e il più inconfutabile degli argomenti; e, affidati a questo come su di una zattera, fare in modo pericolante la traversata della vita; a meno che uno non sia in grado, in modo più stabile e meno arrischiato, di compiere la traversata su di un sostegno più sicuro, cioè su di una certa divina rivelazione”.
parlare di DIO mi trova un po’ inadeguato. ma credo di poter dire questo: non penso che con la sola ragione noi possiamo arrivare alla certezza di un Dio creatore, così come è stato sempre concepito. O se ci arriviamo non penso ci possa soddisfare e riempirci abbastanza. credo che importante per noi uomini apparentemente limitati ,se ci vediamo solo cervello, sia poter SENTIRE, PERCEPIRE, INTUIIRE qualcosa che va oltre la nostra cerebralità qualcosa che ci dia una vera speranza , che ci parli di una giustizia assoluta, nonostante questa non la vediamo intorno, che ci insinui un sentimento di unione con TUTTO e con TUTTI , che insomma ci faccia un tantino assaggiare il sapore di questo ” AMORE CHE MOVE IL SOLE E L’ALTRE STELLE” qualcosa di DIVINO. Questo sentimento o intuizione è il Mercurio degli antichi, il messaggero degli dei . E’ la percezione di un mondo reale che e’ vera vita e dal momento in cui te ne arriva un piccolo sentore ti cambia la vita, e non hai piu’ bisogno di parlare di Dio o cercare di dimostrarne l’esistenza semplicemente lo senti sai che puo’ essere la tua eredita’. questo mercurio e’ dentro ognuno di noi e non so dirti come trovarlo. probabilmente ti arriva quando meno lo aspetti dopo che hai cercato per tanto invano o non so per quali altri percorsi imperscrutabili un saluto affettuoso lorenzo
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Anche Anselmo parla della sua inadeguatezza a parlare di Dio. La fede precede ogni comprensione poi l’ intelletto (non la ragione) ha il dono della Luce che s’impone all’ intelligenza come dono.
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Tommaso sta parecchio stretto anche a me…soprattutto il movimento che si è avviato dopo…e di cui ahimè molti non riescono a “sbarazzarsi” ( non che sia tutto da buttare).
condivido la tua linea ( ancora una volta e con piacere) sin dal principio.
fare “epochè” è la grande tentazione, la via brevis per arrivare ad una illusoria conclusione!
in merito ad Anselmo, sicuramente il linguaggio è figlio del suo tempo, ma ha svoltato alla grande! ho letto il “Curd Deus Homo” e ne sono rimasto affascinato (oltre ad utilizzarlo nelle catekesi, perchè a mio avviso, basta puntare alle stelle e i ragazzi ti seguono, la catechesi al ribasso porta ad ottenere fedi basse).
l’autore che però più di tutti mi ha affascinato e rapito è Hans Urs von Balthasar…il suo pensiero, per molti complesso ( pesonalmente trovo Rahner peggio e stra peggio in termini di comprensione) mi sta aiutando a recuperare la bellezza della teologia! è un linguaggio infuocato, una vera “teologia in ginocchio”, una via che è quella “dall’alto” che almeno per me ha facilitato non poco la “comprensione dei misteri”.
A tal proposito due piccole considerazioni:
– prendendo in prestito da Agostino l’aneddoto del buco sulla spiaggia incapace di contenere il mare e la similitudine con l’uomo che vuole comprendere i misteri di Dio: il MIstero, per quanto umiliante perchè non si schiude alla ragione ( questo non significa che non è ragionevole), mi affascina e lo rende ancor più vero. E’ una delle prove, a mio avviso, che abbiamo a che fare con una realtà Viva! un fenomeno “morto” sarebbe stato smontato…
– la seconda considerazione: la sfida della teologia oggi dovrebbe essere quella di “ritradurre” i grandi pensatori con un linguaggio contemporaneo ed educarci a comprendere il linguaggio dell’epoca medievale e moderna…
perdonami, mi son reso conto che ho “imbrattato” con le mie lungaggini…
ancora grazie per aver stuzzicato la riflessione… ti garantisco che in aula sono peggio!
😉
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Mi sembra di ricordare che la via da seguire per Balthasar sia proprio quella tracciata da Anselmo: prima viene l’idea di Dio come ciò di cui non si può pensare il maggiore, qui la ragione comprende ciò che è incomprensibile! Nasce così la fede, l’affidarsi al Mistero di Dio. Ma non voglio andare oltre rischiando di dure sciocchezze su un teologo che conosco poco…su Tommaso non è mia intenzione sminuire la sua grandezza, quanto piuttosto rivalutare altri pensatori ugualmente grandi anche se meno considerati. Grazie quindi per le riflessioni e aver letto con pazienza i miei scritti
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ho scritto tutto d’un fiato, perdona gli Orrori di battitura e ortografici!
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