Fra gli “esportatori di democrazia” americani, Obama risulta essere il più originale riuscendo ad impersonare nuovi slogan grazie alle sue caratteristiche innovative: il primo presidente di colore, con un nome musulmano – Barak Hussein Obama – in grado di diventare egli stesso il simbolo di più popoli e più culture! Il suo discorso di apertura lo fece il 4 giugno del 2009 all’università del Cairo – Bashar al Assad – dove invitò i musulmani a concepire gli Stati Uniti in un nuovo modo, spingendoli ad entrare a far parte dell’impero globale dove tutti i popoli e tutte le nazioni avrebbero dovuto convivere. Questa è la parte del suo discorso dove era chiaro il suo programma futuro:
” Noi siamo formati da ogni cultura, usciti dai quattro angoli del mondo e siamo conquistati da un semplice concetto : E pluribus unum : « Da parecchi popoli, uno solo » “
QUI il testo integrale. In questo discorso Obama si schiera dalla parte dei popoli musulmani affermando al contempo la volontà degli Stati Uniti di combattere il terrorismo. Obama fece anche un appello alla democrazia e al diritto del popoli di liberarsi dai regimi oppressivi, appello che molti lessero proprio come un esplicito invito alla rivolta nei confronti dell’ormai trentennale dittatura di Mubarak in Egitto, cosa che in effetti accadde nel 2011.
Si usò il termine di “primavera araba” per riferirsi a quella serie di proteste e agitazioni che portarono a drastici cambiamenti di regime in paesi quali l’Egitto, la Tunisia, la Libia, la Siria… E fu proprio in Egitto che Obama, facendo eco alle parole pronunciate al Cairo pochi anni prima, disse di appoggiare “una ordinata transizione verso un governo che sia in linea con le aspirazioni del popolo egiziano” . Oggi sappiamo che la destabilizzazione del vicino e del medio oriente causata dalle scelte di politica estera dell’amministrazione Obama è stata catastrofica anche per i paesi europei e non solo per motivi economici (basta pensare all’onda migratoria incontrollata accolta a braccia aperte dai nostri leader euristi)! Inoltre se l’intento di Obama era quello di riprendere il controllo di questi paesi in funzione anti-russa, certamente non è riuscito: dopo aver reso ingovernabile la Siria cercando in tutti i modi di far cadere il governo di Assad, arrivando addirittura ad armare i ribelli siriani, non è riuscito ad isolare-accerchiare Putin.
Quindi la tesi del “mondo unipolare a guida USA” sostenuta da Obama è di fatto caduta mentre fanno da contraltare le “nuove” intenzioni politiche dichiarate dal presidente Trump, che nel suo discorso d’insediamento del 20 gennaio ha detto: “c’è la cruciale convinzione che un paese esiste per servire i suoi cittadini. Ma per molti cittadini la realtà è diversa”. Famiglie in difficoltà, industrie abbandonate, scuole senza soldi, criminalità e bande: “Questa carneficina finisce qui e ora”. A noi cittadini italiani ed europei dicono qualcosa queste affermazioni? La politica dell’unione europea di stampo globalista, palesemente contro le nazioni, – concetto definito obsoleto dalle nostre stesse istituzioni – non ha forse portato alle stesse tragiche conseguenze indicate come mali da Trump?
Ma continuiamo con il suo discorso: “Per molti anni abbiamo arricchito l’industria straniera a scapito di quella statunitense, abbiamo difeso i confini di altre nazioni e non i nostri. Da oggi ci sarà una nuova visione: l’America viene prima. Ogni decisione sul commercio, sulle tasse, in materia di immigrazione, sugli esteri sarà presa a beneficio dei lavoratori americani e delle famiglie americane. Dobbiamo proteggere i nostri confini dalle devastazioni di altri paesi che distruggono i nostri prodotti, rubano le nostre aziende e distruggono il nostro lavoro. L’America tornerà a vincere, come mai prima. Ci riprenderemo i nostri posti di lavoro. Ci riprenderemo i nostri confini…” “Cercheremo l’amicizia con le nazioni del mondo, ma con la consapevolezza che è diritto di ogni nazione mettere i propri interessi davanti a tutto.”
Di fronte a queste affermazioni chiediamoci: è un ritorno al protezionismo o all’affermazione della democrazia, intesa come diritto di autodeterminazione dei popoli resi ormai delle colonie dal sistema imperialistico globalizzato guidato dagli USA e in Europa dalla Germania? Credo che nelle intenzioni dello stesso Trump la parola America può essere tranquillamente cambiata con Italia, Grecia, Spagna,…o qualsiasi altra nazione e popolo del mondo! Solo riconoscendo la propria identità e la propria cultura i popoli potranno tornare a dialogare pacificamente con gli altri, senza mire espansionistiche volte alla cancellazione delle nazioni. Ed è proprio perché il mondo è di tutti che nessuno può pensare di farne il proprio orticello personale!