Una Repubblica affondata sul lavoro!

prigione
Per una grande libertà ci vuole una grande gabbia

Ri-pubblico uno dei primi post del blog ( ottobre 2016), dove prendevo spunto dalle profetiche riflessioni di padre Turoldo che già negli anni 70 parlava di “condominio globale” e tirannia dei mercati. Al centro dei suoi discorsi c’era il concetto di “potere solidale”: i poteri, anche quando sembrano contrapposti fra loro, sono in realtà sempre e comunque solidali nella gestione “assoluta” del sistema (politico, giuridico, sociale, religioso,…). Esso deve sempre e comunque rimanere in mano a pochi e potenti gruppi d’affari! In quest’ottica è interessante provare ad analizzare le ormai prossime elezioni, che vedono (apparentemente) contrapporsi tre poli: PD, CentroDestra e Lega, M5S. Dicevo “apparentemente”, perché nella sostanza nessuno di ESSI va alle elezioni mettendo in discussione la SOTTOMISSIONE della Repubblica italiana all’ordine internazionale dei mercati finanziari, rappresentato dall’Unione Europea e dall’adozione dell’euro come principale strumento politico di dominio.  L’esito probabile di tali elezioni sarà l’ennesimo governo tecnico-istituzionale voluto dall’Europa per la stabilità e le Riforme. Non ci sono alternative alle riforme euro-imposte proprio perché non ci sono forze politiche che vanno  contro il sistema di potere instauratisi apertamente dal 2011 (anno della de-stituzione del governo Berlusconi tramite la famosa lettera della BCE), ma che esiste come “governo ombra” da decenni e accomuna tutte le forze politiche vecchie e nuove senza grandi differenze. Il voto rimane comunque utile nell’ottica dei cambiamenti futuri, quelli che non avverranno per via politica e probabilmente non partiranno dall’Italia, ma saranno frutto di rotture improvvise a livello sociale, già ora prevedibili (es. Catalogna in Spagna). Gli elettori possono dare un segnale chiaro punendo politicamente quelle forze di governo (mi riferisco in particolare all’ASINIstra piddina ma non solo) che si sono impegnate senza ritegno nella distruzione della “civiltà del lavoro” prima garantita dal sistema costituzionale. Oggi la Repubblica è stata miseramente “affondata” sul lavoro, cancellando decenni di conquiste sociali e facendo regredire la società del lavoro a squallida società dello sfruttamento.Infatti tutte le riforme vanno lette come la costruzione di un sistema liberista volto a distruggere ogni potere contrattuale dei lavoratori e di conseguenza a riscrivere ogni aspetto della società ad esso collegato: la previdenza che con la precarizzazione del lavoro diviene insostenibile indipendentemente dall’allungamento dell’età pensionabile; la scuola pubblica, ora trasformata in azienda privata volta a certificare competenze e aumentare le diseguaglianze sociali, modello di anti-cultura istituzionalizzato in cui gli alunni devono venire addestrati e preparati alla società della precarizzazione; la sanità pubblica, ormai totalmente a carico dei cittadini che si devono necessariamente rivolgere al privato per esami e visite; aggiungerei infine l’istituzione di una specie di “ministero della verità” di stampo orwelliano, attraverso la campagna mediatica sulle “fake news” voluta dalla presidenta della Camera e appoggiata trasversalmente da POLLItici diversamente democratici. Molte altre sarebbero le cose da aggiungere ma ognuno sa ben fare i conti in casa propria vedendo quanto ha perso e quanto avrebbe potuto avere se l’Italia fosse stata rappresentata da persone che amano il proprio paese più delle proprie discutibili ideologie!

Ripeto:  votare contro il sistema non è votare contro chi governa, perché ora in Italia non ci sono forze politiche DIVERSE! Tutte appoggiano il modello EURO-MERCATISTICO-GLOBALISTICO,  ma il messaggio del voto darebbe perlomeno un segnale di prudenza a quelli che potrebbero andare al governo. Che poi l’Europa ci imporrà un governo tecnico per garantire la strada delle riforme anticostituzionali,  è un altro discorso e non ritengo ortodosso farlo adesso! Ma ora vi lascio all’articolo sopracitato…

Il Potere solidale!

Premetto che le riflessioni che seguono prendono in parte ispirazione dal libro-raccolta di David Maria Turoldo ” La parabola di Giobbe”, la cui lettura è consigliata a chiunque cerchi ulteriori approfondimenti. Basti pensare che in scritti del 1972, vedeva con lucidità l’evolversi della società verso il sistema che definiva “condominio globale del potere”, espressione massima dell’asservimento dell’individuo!

Ma partiamo proprio dal titolo del post: i Poteri, anche nel loro apparente antagonismo, sono fra loro “solidali”: ciò che li unifica è appunto salvaguardare la “regola del potere”, una regola che consiste nel chiudere interi popoli e Stati in gabbie più o meno grandi, dove agli uomini rimarrà al massimo l’illusione di essere liberi!

Un piccolo ma significativo esempio a riguardo, è  dato dall’analisi della situazione politica italiana ed europea. La scelta di cambiamento per gli elettori italiani è sempre e comunque dentro il partito unico dell’euro, che è quello che garantisce la continuità del Sistema  attaccando e demonizzando in modo permanente lo Stato! Uno Stato che non si identifica più come comunità di cittadini portatori di diritti e doveri, quanto piuttosto come enorme termitaio basato sui principi disumanizzanti dell’organizzazione e dell’efficienza. In tutto ciò l’euro, apparentemente solo una moneta, è la linea di discrimine tra l’indicibile e l’immaginabile, indicibile perché non si può in alcun modo mettere in discussione che l’euro ci ha protetto da immani disastri; inimmaginabile perché non c’è futuro o speranza o forma di vita senziente fuori dall’euro! Solo al nominare la lira, che poi altro non dovrebbe essere che un sinonimo della perduta sovranità monetaria, la maggior parte della gente perde le staffe e inizia a snocciolare il solito mantra dei problemi atavici che sovrasterebbero la nostra martoriata patria: la casta, gli sprechi, il debito sulle spalle dei figli, la corruzione devastante, la mancanza di competitività, il clientelismo,…continuate pure voi se volete (e ne avete la forza)! Ai cittadini è quindi stata imposta per via artificiale o mass-mediatica incontrastata, una condizione di cecità e mutismo reale relativamente al principale ingranaggio del sistema, cioè la gestione privatistica della moneta svincolata dagli esecutivi dei paesi europei che ad essa hanno aderito. Non può certamente esserci alcuna sovranità, tanto meno sovranità popolare, se il principale strumento di redistribuizione della ricchezza e quindi del reddito dei cittadini è in mano ad élite non elette! Eppure nessun partito o movimento si fa portavoce di questa basilare verità, al massimo la cita tra i problemi lasciando ad un popolo debitamente disinformato in merito a quello che dovrebbe essere il meglio per se stesso, la falsa possibilità di scegliere cosa fare attraverso ad esempio, i referendum! Che essi riguardino la Costituzione o l’ipotetica uscita dall’euro, poco importa! Il loro esito non sarà certamente dettato da scelte consapevoli, quanto piuttosto da esigenze di potere.  Sembrerà assurdo ma il sistema globale, come ogni organismo che si rispetti, cerca di difendersi in tutti i modi: nel campo civile è passato alla restaurazione, alla solidificazione del potere, alla cosiddetta stabilità di governo che altro poi non è che mancanza di rappresentanza politica dei cittadini: dove non c’è alternanza non c’è niente da scegliere e la democrazia è solo una parola vuota o al più può avere una funzione cosmetica in bocca ad uno dei tanti tromboni di regime che sentiamo ciarlare in televisione! In tutto ciò non mancano certamente le responsabilità individuali, equamente distribuite a carico di tutta la collettività, perché come diceva Dostoevskij <<il più grande peso per l’uomo è quello di essere libero>> un peso così gravoso che i più cercano sempre qualcuno a cui affidarlo!

Di fronte a questa agghiacciante verità è necessario iniziare a chiederci chi siamo e cosa vogliamo per noi stessi e per i nostri figli. Dobbiamo decidere QUALI sono le cose che veramente contano. Ogni uomo è irripetibile, insostituibile, unico, solo con la sua sorte e il suo destino. Per questo motivo ognuno di noi deve scegliere fra la propria salvezza o condanna: dobbiamo confrontarci con la nostra volontà di essere liberi! Libertà, fraternità, uguaglianza, concetti nati nel contesto della Rivoluzione francese , hanno poi avuto una rilevanza enorme influenzando tutta la cultura occidentale: sono tutti termini interscambiabili che stanno alla base del convivere e dei diritti di ogni uomo. Sono il fondamento per cui ogni etica, o norma, o legge, deve partire sempre dall’altro se vuole essere compatibile con una società a misura d’uomo. Erick Fromm diceva che “è razionale partecipare al bene comune di cui facciamo parte”, aggiungerei che è essenzialmente umano  amare il prossimo attraverso cui ogni io si realizza. Di fatto chi gestisce il Potere ha paura solo della nostra capacità di essere coscienti, di affermare la proprietà assoluta, personale e inespugnabile della nostra coscienza che è la prima via alla libertà. E quando diventa coscienza diffusa, coscienza delle moltitudini, ogni potere deve tornare indietro. Ma ciò non accadrà finché noi persone comuni non prenderemo consapevolezza della nostra capacità e possibilità concreta di essere liberi, possibilità che ha come precondizione quello di cercare la verità in mezzo al mare di menzogne che ci propinano ed essere da esempio per gli altri creando delle oasi di libertà e di resistenza al sistema. Chi ha continuato a leggere fin qui significa che tante domande se le è fatte, anche se risposte io per primo non le so dare, comunque una piccola oasi d’incontro e condivisione l’abbiamo creata. Insieme! Perché seguendo la via dell’individualismo, della solitudine, non si può andare da nessuna parte!

Una riflessione finale rimanda necessariamente all’attualità, sempre utile è leggere interviste che vanno nella direzione di un cambiamento inverso, cioè quello che per noi cittadini ingabbiati nel sistema oligarchico dell’UE è una regressione sociale, mentre per LORO, che si sentono i padroni incontrastati di interi continenti è un progresso costante verso l’oligopolio mondialista. I garzoni di bottega sono i politicanti di turno, poi ci sono i custodi delle regole dogmatiche, indiscutibili, su cui si fonda il progetto euro-mondialista di regressione delle civiltà europee occidentali, loro ribadiscono che i danni fatti fin qui sono un bene, che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità e quindi la sofferenza attuale ce la siamo cercata, che tornare indietro (alla democrazia) non è possibile… Entriamo nel merito delle questioni appena ribadite provando a commentare la recente intervista fatta dal governatore della banca d’Italia Ignazio Visco: Parla Visco

L’intervista inizia con il vero problema per ogni liberista che si rispetti: se l’Europa non funziona è perché ci vuole più Europa! In comune i paesi dell’eurozona devono avere solo la moneta, arma sufficiente a creare gli squilibri e ad imporre le agognate riforme. Così è stato e così (ancora per poco) sarà, l’importante è però ribadire che serve l’unità politica, fiscale, …insomma la dis-integrazione nell’interesse di tutti i cittadini europei! Sulle cause della crisi e della mancata crescita dell’Italia si citano le solite problematiche: il DEBITO PUBBLICO, l’IMPREPARAZIONE (gli italiani devono sentirsi incapaci per definizione) rispetto alla globalizzazione e all’abbandono del tasso di cambio (cioè rinuncia alla sovranità monetaria)! Chiaramente si sorvola dall’evidenziare che l’esplosione del debito pubblico c’è stata in Italia a seguito dell’adesione allo SME nel 1979 e alla successiva privatizzazione della Banca d’Italia nel 1981. In poco più di 10 anni da questa data fatidica il rapporto debito/pil raddoppiò arrivando a superare il 120% del pil nel 1994! Il mancato controllo dei tassi d’interesse sul debito pubblico fu una chiara scelta politica: quella di finalizzare la spesa dello Stato al pagamento di sempre più ingenti interessi sul debito, interessi che da oltre 30 anni vanno in tasca agli investitori finanziari e vengono costantemente tolti, via tasse e tagli, ai cittadini! Si sorvola anche dal riflettere che rinunciare alla sovranità monetaria significa imporre costantemente nel tempo politiche economiche più o meno austere, in quanto il cambio sopravvalutato comporta recessioni e riforme che si scaricano sul costo del lavoro, cioè in ultima analisi sui lavoratori che si trovano sempre più precari, disoccupati e sfruttati! Non importa quanti errori sono stati compiuti, quanti danni l’imposizione delle regole europee hanno inflitto agli Stati (si pensi alla Grecia), la strada, il solco tracciato per gli euristi-liberisti è quello sacro e giusto! L’intervista al governatore Visco si chiude sulle banche: nel 2008 la crisi su scala mondiale è nata da una banca d’affari americana, la Lehman Brothers, ed è proseguita in Europa imponendo ai cittadini austerità spaventose, per ripagare, per via fiscale, i fallimenti a catena che il sistema bancario PRIVATO avrebbe altrimente generato: le banche tedesche e francesi in primis, sotto la sorveglianza (!?!) della virtuosissima e infallibile BCE, avevano prestato a man bassa capitali stratosferici ai paesi euro-deboli (Grecia, Spagna, Portogallo…), ben sapendo che all’arrivo di una crisi le eventuali insolvenze sarebbero state ripagate dai governi SOLIDALI col potere finanziario (vedi alla voce: governo di responsabilità nazionale) o se non disponibile dalla fidata troika! Ebbene oggi, che le cose vanno peggio (per noi) e meglio per le banche estere che allora via fondi salva stati (banche private) hanno beneficiato dei nostri soldi, pare che tocca ancora una volta a noi, incapaci di una vera ripresa, ricapitalizzare le nostre banche sommerse da un mare di sofferenze: mutui non pagati da famiglie di neo-disoccupati, prestiti dati a imprese ormai insolventi o fallite! E alla fine non è nemmeno importante (anzi è auspicabile) che i nostri istituti di credito finiscano in mano estere: ricapitalizzate via espropri (bail in) e regalate via “investimenti esteri” sempre ben venuti dalle nostre patriottiche élite! Ma è inutile continuare…

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE 

 

Autore: opinioniweb - Roberto Nicolini

Sono un insegnante di religione di scuola primaria dal 1996. Nonostante tutto il dato di "fede" non ha mai prevalso sulla ricerca della verità. Del resto è l'unica cosa che al di là dei limiti oggettivi della nostra vita ci rende effettivamente liberi e quindi ci avvicina a Dio, in qualunque modo Esso si manifesti!

10 pensieri riguardo “Una Repubblica affondata sul lavoro!”

  1. Tanta roba. Molte cose giuste, alcune inesattezze. Nel 1981 non vi fu la privatizzazione della Banca d’Italia ma solo il c.d. “divorzio” ( che è ben altra cosa), che doveva servire a evitare che fosse sempre Pantalone a dover pagare i debiti che la politica faceva sempre più. Comunque interessante.

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    1. Hai ragione, il divorzio serviva a mettere in mano ai mercati la spesa dello Stato svincolandola dagli esecutorietà. In soli 10 anni il rapporto debito PIL passò dal 60 al 120% e la disoccupazione giovanile superò il 50%. Come vedi la politica continuò tranquillamente la sua azione parassitaria, ma da allora il debito pubblico invece di finanziare i servizi fu sotto il giogo dei mercati. Andreatta nei primi anni 90 in un’intervista al Corriere si vantò della sua prodezza: realizzare il divorzio senza passare attraverso il Parlamento! Non c’erano le condizioni politiche ma il paternalismo aberrante di chi si mette al di sopra del popolo e delle leggi, allora come oggi, è sempre l’amara medicina che ci somministrano i nostri bravi governanti al servizio della finanza. Grazie per il commento.

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