Contratto della scuola: completata la svendita per un piatto di lenticchie

contratto

Quelle che seguono sono riflessioni personali che partono dalla critica non tanto della riforma scolastica della Buona scuola, quanto piuttosto della legge sull’Autonomia scolastica del 1999 di cui le riforme successive sono la logica conseguenza. Il post in cui avevo parlato di questo è QUI – Smantellare la scuola pubblica per cancellare la democrazia.

Come ormai tutti sanno grazie alla nostra efficiente informazione, è stato (purtroppo?) firmato anche il contratto per il personale docente e ATA della scuola, fermo dall’ormai lontano 2009! La buona notizia è che la parte relativa al tutoraggio dei ragazzi inseriti nell’alternanza scuola-lavoro e quella sull’obbligatorietà della formazione dei docenti sono (per il momento) accantonate! Per le parti escluse dal contratto attuale rimane in vigore quanto deciso in quello del 2007. Altra buona notizia è che l’accordo non è stato firmato da tutte le sigle sindacali, ma anzi oltre ai COBAS non hanno firmato lo SNALS e la GILDA, che si sono così opposti insieme all’ANIEF, all’USB e ad altre sigle sindacali minori. La cattiva notizia è invece relativa all’inconsistenza della parte economica che insieme a postille varie e avariate disegnano un quadro preoccupante.

Intanto faccio una breve premessa: questo contratto insieme a quelli già rinnovati nel pubblico impiego, sono l’emblema di quello che NON SI DOVREBBE MAI FARE quando il paese affronta pesanti fasi recessive e quando la cosiddetta “ripresa” si traina dietro oltre l’11% di persone disoccupate o sottopagate con lavori precari a fasi alterne. Lo Stato deve rilanciare i consumi ridando potere d’acquisto agli stipendi, ma questi rinnovi “fasulli” a nulla serviranno. Questo però è quanto ci offre il normale modello economico liBBerista come spiegato pochi giorni fa QUI . Se lo Stato non investe nell’economia reale i consumi e la ripresa non ripartiranno mai e uno dei modi con cui poteva e anzi avrebbe dovuto fare qualcosa già nel lontano 2011, è proprio quello d’incrementare gli stipendi dei dipendenti pubblici: perché pare che chi lavora nella scuola, o in uno dei tanti e variegati settori pubblici, va a fare la spesa, compra cibo, scarpe, vestiti, va al cinema e al ristorante…. inZomma sostiene i consumi che fanno mantenere aperti negozi e imprese, innescando un circolo virtuoso che aumenta il PIL e di conseguenza abbassa la pressione fiscale, oltre a rendere sostenibile lo stesso debito pubblico aumentando il reddito disponibile da parte dello Stato (ma chi ha letto l’articolo sopra-linkato sa che il fine delle riforme è ben altro).

Proviamo ora ad analizzare alcuni dettagli del contratto. Intanto scopriamo che all’articolo 37 comma 2 tali lauti aumenti sono per ora limitati al solo 2018, così come il contratto riguarda solo il biennio 2016/2018:

2. L’elemento perequativo di cui al comma 1 non è computato agli effetti dell’articolo36 (Effetti dei nuovi stipendi) comma 2, secondo periodo ed è corrisposto con cadenza mensile, analogamente a quanto previsto per lo stipendio tabellare, per il periodo1 /3/2018 – 31/12/2018.

Quindi si lascia l’onore e l’onere al nuovo governo di trovare i fondi per rifinanziare detti aumenti o licenziarli in nome del solito “ce lo chiede l’Europa”! Lo spot elettorale però il governo è riuscito a finanziarlo, avendo l’accortezza di rimandare gli aumenti ad elezioni avvenute.

Infatti i docenti percepiranno in busta paga aumenti medi “al netto” di poco più di 40 euro e arretrati compresi tra i 240 e i 360 euro! Inoltre per gli ATA e i collaboratori scolastici queste cifre sono ancora più basse. InZomma dopo oltre 8 anni di blocco degli stipendi, resosi necessario per far rimanere lo Stato italiano dentro la gabbia dell’euro e dell’austerità, peggio non si poteva fare (ripeto, per approfondimenti leggere l’articolo del link messo sopra).

Questi aumenti(?), se è possibile chiamarli tali, saranno presto erosi da nuove tasse e aggiustamenti del deficit richiesti dall’UE. A nulla serviranno relativamente alla ripresa perché essi non sono “soldi nuovi” ma semplicemente vengono spostati all’interno di un bilancio pubblico dove una coperta sempre più corta cancella e lascia indietro servizi e cittadini (in nome del pareggio di bilancio e del fiscal compact).

Ma oltre alla parte economica inizia a delinearsi nel contratto anche la parte relativa alla futura “carriera” dei docenti e in puro stile aziendalistico essa non può che far riferimento al merito. Infatti nel contratto si parla di un “Nuovo fondo per l’autonomia” in cui confluiranno il FIS e il bonus premiale. Ora i docenti sanno che il FIS è sempre stato utilizzato per pagare incarichi e attività di miglioramento dell’offerta formativa proposta dai vari istituti scolastici nell’ambito della loro autonomia. Il FIS è quindi rivolto a tutto il personale docente che si impegna in un’attività programmata dalla scuola.

Il bonus premiale sarà invece assegnato solo ad alcuni docenti, in funzione di criteri valutativi stabiliti dall’Istituto d’appartenenza come spiegato nella legge 107. Fermo restando il fatto che le scuole continueranno a stabilire i criteri valutativi per l’assegnazione di questo bonus attraverso il comitato di valutazione (con soluzioni più o meno fantasiose e mai del tutto condivisibili), i criteri per determinare il suo ammontare, con minimi e massimi da assegnare al singolo docente, saranno invece oggetto di trattativa tra il dirigente scolastico e le parti sindacali (RSU). Il MIUR fa sapere che presto uscirà una nota che esplicita tutte le principali novità del nuovo contratto, per ora possiamo affermare che probabilmente questo sarà l’ultimo pseudo-rinnovo del contratto nazionale perché molti indizi fanno propendere verso un sistema di meritocrazia volto a premiare i pochi, attraverso criteri non meglio definiti e definibili, per sanzionare o scartare i molti che in quei criteri non rientreranno. Il fine come al solito non è premiare quanto piuttosto dividere se non addirittura punire e mettere in cattiva luce il lavoro dei docenti. E se la contrattazione di tipo aziendale non sostituirà completamente i contratti collettivi nazionali, essa, come in parte è già accaduto in quest’occasione, rimarrà in essere in pura funzione propagandistica, come possibile vetrina per i governi di turno e i sindacati ad essi assimilati. Ma in un mondo dove la gente viene addestrata a credere che i diritti costituzionalmente garantiti (ad uno stipendio dignitoso, ad un lavoro stabile, ad uno scuola pubblica…) siano solo dei perniciosi privilegi da eliminare, questa sarà la normalità! Si avvererebbe così quanto diceva Padoa Schioppa nel 2003 relativamente alle riforme:

Nell’ Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora. Ma dev’ essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l’ individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità.  Cento, cinquanta anni fa il lavoro era necessità; la buona salute, dono del Signore; la cura del vecchio, atto di pietà familiare; la promozione in ufficio, riconoscimento di un merito; il titolo di studio o l’ apprendistato di mestiere, costoso investimento. Il confronto dell’ uomo con le difficoltà della vita era sentito, come da antichissimo tempo, quale prova di abilità e di fortuna. È sempre più divenuto il campo della solidarietà dei concittadini verso l’ individuo bisognoso, e qui sta la grandezza del modello europeo. Ma è anche degenerato a campo dei diritti che un accidioso individuo, senza più meriti né doveri, rivendica dallo Stato.” QUI l’articolo completo

Ora che le riforme sono state realizzate e noi plebei la “durezza del vivere” l’abbiamo sperimentata sulla nostra pelle, siamo ancora sicuri che farci governare da quelli del “più Europa”, visti gli alti ideali che vogliono realizzare e la considerazione che hanno di noi ( definiti ” accidiosi individui”) sia ancora possibile o desiderabile? Speriamo che dalla scuola inizi una nuova consapevolezza…

Autore: opinioniweb - Roberto Nicolini

Sono un insegnante di religione di scuola primaria dal 1996. Nonostante tutto il dato di "fede" non ha mai prevalso sulla ricerca della verità. Del resto è l'unica cosa che al di là dei limiti oggettivi della nostra vita ci rende effettivamente liberi e quindi ci avvicina a Dio, in qualunque modo Esso si manifesti!

10 pensieri riguardo “Contratto della scuola: completata la svendita per un piatto di lenticchie”

  1. ” Firma del contratto…
    Pura propaganda elettorale”
    Non aggiungo nient’altro, dal momento che insegno da tanti anni e vivo in un mondo “delirante”
    Mi salvo guardando l’espressione dei miei alunni, di chi, a distanza di tanti anni, mi pronuncia ancora queste parole: ” Sei sta preziosa per me, e in classe abbiamo amato l’arte divertendoci!”
    Un caro saluto
    Adriana

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    1. Proprio perché l’insegnamento è una missione il modo in cui a grandi passi stanno trasformando la scuola in un azienda con obiettivi che nulla hanno a che fare con il binomio educazione istruzione, fa paura e chiude lo stomaco il modo in cui stanno strumentalizzando la scuola, chi ci lavora e gli stessi ragazzi. Spero ancora che si riuscirà a dare un po’ di coscienza critica per arrivare ad un futuro in cui le nuove generazioni abbiano gli strumenti per uscirne fuori

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