Oltre le strutture psichiche e sociali, all’origine della persona polo dinamico di conoscenza.

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Pieter Bruegel il Vecchio, La torre di Babele 1563 (fonte Wikipedia)

Nel 2011 partecipai ad una conferenza organizzata dall’università di Macerata intitolata “Professore per un giorno”, l’argomento da me trattato era la psicologia dello sviluppo da me ipoteticamente considerata un punto di partenza ottimale per lo studio della persona come “polo dinamico di conoscenza”. Quella che segue è solo una breve panoramica delle principali teorie dell’età evolutiva con una conclusione che fa riferimento alla psicologia cognitivista e culturale di Jerome Bruner. L’articolo è suddiviso in due parti vista la densità dei contenuti e questi sono i priuncipali punti d’interesse:

  • La persona come realtà complessa.

    • Come evolve nelle strutture cognitive.

    • Complessità della psicologia dello sviluppo

    • Sviluppo delle misure cognitive in base alle società che circondano l’individuo.

  • Non si può parlare di una persona come struttura scientifica.

    • Sviluppo del linguaggio Madre-Bambino

  • Il linguaggio dell’uomo è cambiato ma la modalità di acquisizione resta sempre la stessa.

  • Ogni ricerca relativa alla persona a livello scientifico è un polo dinamico di conoscenza.

Quando parliamo della persona dobbiamo fare riferimento ad aspetti cognitivi, affettivi, motivazioni e volizioni di un individuo. C’è sicuramente inoltre la permanenza di una soggettività irriducibile nella molteplicità e diversità dei comportamenti e delle situazioni ambientali. Ritengo che relativamente al concetto di formazione e acquisizione dei saperi, si debba indagare su quale sia la base organizzativa delle strutture psichiche, in grado di fondare metodologicamente ogni ricerca inerente la persona come polo dinamico di conoscenza. Ciò comporta un’indagine unitaria della persona che non perda di vista la relazione dinamica fra la molteplicità dei rapporti che la costituiscono. Il punto di vista a parer mio più idoneo per istituire una tale indagine è quello della psicologia dello sviluppo.
La domanda che sta alla base di qualsiasi teoria dello sviluppo è
essenzialmente questa: che cosa si sviluppa? Qual è l’essenza dello sviluppo di ogni essere umano. Qualsiasi ricercatore che tenta di dare una risposta a queste domande, parte più o meno consapevolmente da una sua concezione della natura umana e per capire come i vari fattori entrano a far parte della personalità matura di un individuo, deve attingere dalle singole teorie per formularne una più articolata che tenga conto delle molteplici variabili di sviluppo. E’ necessario un livello di astrazione elevato per orientare tale ricerca in un ambito complesso e interdisciplinare come quello individuato. La mia scelta metodologica verte proprio su quelle teorie, che in quanto compatibili con fattori dinamici di sviluppo, vedono la persona interagire e crescere in rapporto a molteplici realtà. Tali teorie si configurano esse stesse come vere e proprie metodologie di ricerca ( cioè sono formate da una rete di relazioni e strumenti concettuali applicabili al di là dei contenuti specifici a cui sono stati rivolti). Non è quindi mia intenzione fornire contenuti, quanto piuttosto strumenti e prospettive metodologiche per riflettere su queste problematiche.
In un ottica cognitivista una delle più ampie e complete teorie dello sviluppo è quella di Piaget.
Piaget era convinto che l’essenza della natura umana fosse la razionalità e che lo sviluppo fosse definibile in termini logici. “Il bambino è sin dalla nascita uno scienziato in miniatura, il cui scopo è il progressivo sviluppo e la sempre più ampia organizzazione delle sue strutture cognitive, in un sistema logico paragonabile ad un modello matematico1”(Patricia H. Miller, 1983;1992; Piaget, 1962). La conoscenza è filtrata dalle strutture cognitive, che la plasmano rimanendone a loro volta modificate. E’ per questo motivo che ha definito “l’intelligenza come adattamento all’ambiente, un processo di equilibrio tra gli invarianti funzionali2 dell’assimilazione e dell’accomodamento” (Patricia H.Miller, 1983;1992; Piaget, 1962). L’intelligenza è un punto d’arrivo che segna il completamento della personalità adulta. Ma il dinamismo che caratterizza i processi conoscitivi prosegue per tutta la vita.
Pur sostenendo la razionalità dei processi di sviluppo, è altrettanto vero che alla base di quest’ultimi c’è un’ampia base di irrazionalità. Freud ha portato alla luce il concetto d’inconscio. L’uomo è essenzialmente corpo pervaso da pulsioni innate che interagendo con l’ambiente lo spingono a sviluppare strutture psichiche, con una vasta parte emotiva e affettiva, oltre che cognitiva. E’ un interazionista perché le pulsioni derivano dalla natura biologica, ma il modo in cui si esprimono è modificato dall’ambiente. Viene meno il dinamismo interno che fa del soggetto conoscente l’attore principale della propria formazione.
Erikson si allontanò dall’approccio biologico di Freud prendendo in considerazione la grande influenza esercitata dalla società. Contrappose il biologico al culturale e vide lo sviluppo come un superamento continuo di conflitti derivanti da forze opposte.
Fattore dinamico per eccellenza è la società, che sembra incidere indipendentemente dai fattori cognitivi e dagli aspetti neurologici della macchina produttrice di conoscenza che è il nostro cervello.
L’enfasi sulla società è stata messa anche dai teorici dell’apprendimento sociale, i quali sostengono che lo sviluppo procede con l’accumularsi di esperienze e comportamenti specifici. Il pensiero resta ad un livello più superficiale:l’individuo osservando gli eventi esterni è capace di tradurli in forma simbolica astraendone alcuni aspetti. In base ai riferimenti teorici sin qui menzionati, si potrebbe supporre che mentre per l’acquisizione dei concetti logici sia necessaria la presenza di strutture cognitive specifiche, per l’acquisizione di concetti sociali i bambini usino prevalentemente le regole d’interazione sociale condivise.
Manca l’acquisizione di una più ampia base ecologica (che considera l’ambiente in senso sistemico, in tutte le sue manifestazioni) per potenziare tali teorie nel predire il comportamento.

Continua…

1 Il modello matematico viene massimamente evidenziato dalle strutture logico-matematiche applicate al pensiero dalle operazioni concrete e formali
2 L’equilibrazione unifica la teoria, fornendo una funzione regolatoria generale e complessiva

Autore: opinioniweb - Roberto Nicolini

Sono un insegnante di religione di scuola primaria dal 1996. Nonostante tutto il dato di "fede" non ha mai prevalso sulla ricerca della verità. Del resto è l'unica cosa che al di là dei limiti oggettivi della nostra vita ci rende effettivamente liberi e quindi ci avvicina a Dio, in qualunque modo Esso si manifesti!

12 pensieri riguardo “Oltre le strutture psichiche e sociali, all’origine della persona polo dinamico di conoscenza.”

  1. Interessante.
    Leider kann ich nur auf Deutsch antworten…
    Für die Entwicklungspsychologie scheint mir ein multidimensionaler Ansatz erfolgversprechend zu sein: Entwicklung aus Sicht der Verhaltensbiologie, der Kognitionswissenschaften und sozialpsychologischer sollten/könnten trotz scheinbarer Widersprüche zu einer einheitlichen Theorie beitragen. Jede Vernachlässigung solcher Ansätze führt zu einseitigen Theorien, wie z.B. Piaget: ” “Il bambino è sin dalla nascita uno scienziato in miniatura.” – Das ist nicht falsch, aber nur ein Teil der Realität.
    Ich glaube, das ist auch in diesem Beitrag schon gesagt, wenn Du schreibst, dass ein hohes Mass an Abstraktion nötig ist, um die Forschung interdisziplinär voranzubringen.
    Tanti saluti, Franz

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  2. “Das ist nicht falsch, aber nur ein Teil der Realität.”

    Riprendo da questo fondamentale passaggio (in tedesco “universalistico”)
    La ragione è (in) dimostrazione del convincimento.
    L’osservazione, convince.
    E’ affascinante, illuminante tutto ciò; vitale nell’elevazione della sfera psicologica cognitiva, moto insistente e determinato, irrinunciabile per il Fedele nella ragione teocratica della panteistica purezza.
    Mi domando: e dopo?
    Cioè: l’affresco (nel continuo suo dimostrativo) frutto di secoli di studi, è raggiunto da un limite?
    Mi domando, quindi: “oltre”?
    Il processo che consegna questo dinamismo, non tende a ripercorrere a ritroso e quindi verso l’origine?
    Dove avviene “l’evoluzione” e come, attraverso che cosa?
    Siamo ciò che sappiamo (l’essere iper-razionale) oppure tendiamo all’evanescenza a scapito di una realtà non disponibile ma di cui il fabbisogno non può (più) essere negato?

    Io sono convinto (sic!) che l’unico riconoscibile “traghettatore” sia il pensiero (demonizzato, deriso, abbandonato malamente…) “situazionista” ma non preso come movimento esso stesso statico e foriero di chissà che cosa, perché trattasi di “processo chimico instabile (casuale) reattivo”.
    Tramite questo, è possibile verificare novi scenari ed oltre novi mondi.
    A primo esempio, “il contenitore cerebrale”, presidio e rifugio del pensiero e della ragione e sapienza dell’Uomo, diviene non più esso stesso e dimostrazione corporea (biologicamente in fase morente, a tempo determinato) di una ragione e, esemplare riconoscibile di un processo, spesso sommatorio ma, istantanea produzione di ragioni, anche disparate ed incoerenti per una seguente e solamente seguente verifica.

    “Io non parlerò più se non ho a disposizione una connessione per confrontarmi ed elaborare nel contempo”.
    Non è “aiuto” ma, assicurazione di confronto e stimolo neuronale per espressioni in cerca di verifica; coadiuvante ricerca assistita… Nel mentre… A.I. neo I.

    @MshAllh_theBook
    (Twitter)

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    1. E’ solo una parte della verità… la scienza è relativismo, le scienze umane, necessariamente “plurali” sono dinamismo e sfuggono al metodo scientifico, eppure sempre scienze sono in quanto rappresentano un corpo organico di conoscenze sull’uomo e sul suo sviluppo. Un polo dinamico di conoscenze che appunto va oltre le strutture psichiche e sociali, noi non siamo la somma delle parti organiche o psichiche ma molto di più… Sull’origine essa è avvolta nel mistero, la ragione vorrebbe andare oltre se stessa ma sconfina nell’oblio della mente e dei sensi. È lì che emerge la forza della vita, una luce pura indipendente da noi e causa prima di ogni origine, la percepiamo come Amore e la Ri-veliamo nel gioco di ombre della mente e delle parole, in modo imperfetto perché non possiamo svelarne interamente il Mistero. Scusa per il mio confuso commento, mi sono lasciato trasportare dalle parole…grazie per il tuo prezioso commento.

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      1. “…noi non siamo la somma delle parti organiche o psichiche ma molto di più… Sull’origine essa è avvolta nel mistero, la ragione vorrebbe…”
        Ecco, sì; nessuna (più) somma.
        Ri-elaboro il “tempo reale” con l’ausilio, anzi: con gli ausili.

        Piace a 1 persona

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