
All’inizio della Quaresima avevo scritto un POST per parlare della dimensione del silenzio e del deserto interiore come luogo privilegiato dell’incontro tra l’uomo e Dio. Perché il silenzio implica, fra le altre cose, la dimensione dell’ascolto. Del resto come si può veramente parlare di Dio? Come si potrebbe mai dare un suono al silenzio, a ciò che è inesprimibile (a parole)? Eppure sono qui a scrivere nel vano tentativo di trasformare le parole in pensieri e i pensieri in immagini e le immagini in vita vissuta…
Ora con l’inizio della Primavera, avvicinandosi a grandi passi il plenilunio che fisserà la domenica di Pasqua (che cade appunto dopo il plenilunio di Primavera), parlerò brevemente della dimensione comunitaria dell’uomo e dello stesso Dio.
In realtà nessun uomo vive da solo e per sé solo, ma ognuno vive in una comunità. E ogni comunità è essenzialmente comunione, quella comunione che i cristiani chiamano eucaristia, ove il “tutto si compie”: c’è Dio che si fa mangiare e l’uomo che è magiato (da Dio)! Se c’è stata una creazione originaria essa deve tendere all’unità, deve cioè comporsi nell’amore. E nell’eucaristia c’è l’atto del mangiare che porta alla piena identità tra chi magia (l’uomo) e chi viene mangiato (Dio). Dio diventa “me stesso” attraverso l’eucaristia e così accade alla stessa creazione che ha il pieno compimento in una “comunione cosmica”! L’uomo che assimila Dio attira a sè tutte le cose del mondo ed entra in comunione con l’intera creazione. Ecco perché se con l’incarnazione Cristo diventa uomo fra gli uomini, con l’eucaristia Lui diventa noi, individualmente e collettivamente! Diventa (insieme all’umanità) quel corpo vivente che chiamiamo Chiesa, dove si realizza in pieno l’Unità attraverso il mangiare ed essere mangiati, che è possibile solo a Dio e al suo amore infinito. Un Dio che è venuto alla nostra ricerca ben prima che noi uomini ci rivolgessimo a Lui. E ogni giorno è un nuovo giorno, e ogni primavera è una nuova primavera e ogni Pasqua è una nuova risurrezione, un nuovo tentativo di Dio di entrare in comunione con i suoi amati.
*Riferimenti bibliografici: David Maria Turoldo, Neanche Dio può stare solo, Edizioni Piemme.
La comunione, la comunità, il riconoscimento dell’altro, la considerazione, la comprensione….quante bellissime parole. Ma spesso rimangono propositi di cui una comunità si vanta ma che poi non mette in pratica. Ci sono comunità chiuse, scontrose, antipatiche, che fanno di tutto per farti sentire a disagio così te ne vai. Allora io mi son ritirata nel mio mistico silenzio e come in un deserto bianco mi mimetizzo con l’aria. Una comunità che si dichiara molto religiosa, che predica amore e che poi neanche saluta le persone. Blah! Non ho che farmene di gente senza un vero cuore.
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Il mio post è effettivamente un’interpretazione centrata sul vangelo che ha come centro la “comunione”. Che poi sia una realtà ideale sono perfettamente d’accordo con te
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L’ha ripubblicato su La solitudine del Prof.
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Grazie per il reblog
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