Api!

Si, api!!! Ho frequentato un corso apistico di primo livello con il fine principale di avvicinarmi all’affascinante mondo delle api e devo dire che ne è valsa la pena. Un esperienza culturale, perché l’interazione fra il mondo delle api e quello umano va avanti da migliaia di anni e ancora oggi è di primaria importanza.

Basta pensare che sono state rinvenute centinaia di incisioni rupestri con disegni di alveari risalenti perfino a oltre undicimila anni fa. Apicoltori primordiali che si avvicinano agli alveari “affumicandoli”, dimostrando di conoscere bene la funzione “calmante” di questa tecnica ancora usata dagli apicoltori moderni!

Le api nascono con i fiori, esse sono essenzialmente insetti impollinatori, ma oggi devono confrontarsi con un’agricoltura intensiva che ne mette in serio pericolo l’esistenza, da una parte limitando la diffusione delle specie floreali (la cosiddetta biodiversità), dall’altra a causa dell’uso di pest\nicidi. Eppure la mancata impollinazione è un danno per gli stessi agricoltori, magari arriverà il mom\nento che saranno costretti loro stessi a salire su degli alberi da frutta per scrollarli nella speranza che il vento faccia ciò che le api non potranno più fare quando l’uomo le avrà decimate in modo irrimediabile!

Perché da quel poco che mi è sembrato di capire un altro pericolo per questi straordinari insetti potrebbe essere l’apicoltore stesso! Almeno quando questo punta su un’apicoltura esclusivamente intensiva, volta cioè alla massima produzione dei prodotti dell’alveare senza badare troppo alla salute delle api! Ogni attività umana dovrebbe essere qualificata da un giusto compromesso tra il dare e l’avere. Chiaramente l’apicoltore di professione, come qualsiasi altro allevatore che si rispetti, deve conoscere bene il modo delle api e essere in grado di ricavare profitto da questa attività. Ma ci sono modi più rispettosi e altri meno, credo cioè che sia possibile un’apicoltura estensiva che aumenti il numero di alveari senza però aumentare il tempo e gli interventi invasivi che l’apicoltore deve dedicare ad esse!

Diciamo che da poco più di un secolo sono state introdotte delle arnie razionali, cioè ispezionabili perché dotate di telaini con fogli cerei amovibili. Queste hanno comportato degli indubbi vantaggi in termini di conoscenza della famiglia-alveare, delle loro esigenze e delle loro patologie. Hanno inoltre permesso di sfruttare le api spingendole prevalentemente a produrre miele e limitare, per esempio, le sciamature.

Per chi non ha dimestichezza con le api è importante sapere che ogni famiglia di api è un organismo a sé stante, l’organismo alveare appunto! E come ogni organismo esso punta alla propria sopravvivenza nel tempo replicandosi, cioè nel caso delle api sciamando e formando così nuove famiglie! Questo però dal punto di vista dell’apicoltore è un problema, perché dopo la sciamatura, quando possibile, è necessario recuperare lo sciame. E comunque le nuove famiglie (quella della vecchia sciamata magari su un albero e quella rimasta nell’arnia con una regina nuova), avranno sicuramente meno potenziale nella raccolta di nettare essendo inizialmente composte da poche api giovani e da covate che non nasceranno prima di 3 settimane. Da qui nasce l’esigenza di provocare “sciamature artificiali”, rendendo orfano una parte dell’alveare togliendo al momento opportuno della stagione la regina e alcuni telaini di covata pronta a schiudersi. Questa pratica comportarà la nascita di una nuova regina nella famiglia rimasta orfana e la possibilità per l’apicoltore di vendere il nucleo d’api ricavatodalla sciamatura artificiale.

Ma puntare ad un’apicoltura estensiva mantenedo al contempo reddito e lavoro per l’apicoltore può essere possibile adottando arnie tipo la Warrè o la Top Bar africana, che pur rimanendo “ispezionabili” non utilizzano fogli cerei e fanno invece produrre i favi interamente alle api come succede in natura. Il miele ricavato invece di essere centrifugato in smielatori adatti al sistema dei telaini con fogli cerei verrebbe ricavato dalla spremitura e successiva filtrazione meccanica dei favi stessi! Un miele dal sapore poco conosciuto, poco commerciale ma probabilmente più buono per quelli che non si soffermano al primo assaggio per valutare la bontà di un prodotto!

Sarebbe questa l’apicoltura che nel tempo mi piacerebbe praticare. Uso il condizionale perché attualmente ho comperato tre arnie classiche (dadant) da dieci telaini con fogli cerei ispezionabili. In Italia le arnie a cui ho accennato sopra non sono molto diffuse e gli apicoltori d’esperienza usano prevalentemente queste da me acquistate. Non so se sarò un bravo apicoltore, questo più che un mestiere, anche quando praticato come hobby è un arte e richiede passione e dedizione (oltre ad un notevole intuito sulla gestione pratica dell’alveare)! Vi aggiornerò sull’andamento della mia gestione delle api e sull’eventuale raccolto di miele! Certo è che un maggio così brutto io proprio non me lo ricordo e le mie api devono già affrontare difficoltà che sono più legate all’inverno che alla primavera, la stagione dei fiori e del raccolto nettarifero per eccellenza. Ma è inutile lamentarsi, vedremo cosa accadrà. Io cercherò di mettercela tutta per gestire al meglio questa situazione e speriamo che un po’ di fortuna e un po’ d’intuito mi aiutino a fare le scelte giuste.

Autore: opinioniweb - Roberto Nicolini

Sono un insegnante di religione di scuola primaria dal 1996. Nonostante tutto il dato di "fede" non ha mai prevalso sulla ricerca della verità. Del resto è l'unica cosa che al di là dei limiti oggettivi della nostra vita ci rende effettivamente liberi e quindi ci avvicina a Dio, in qualunque modo Esso si manifesti!

58 pensieri riguardo “Api!”

      1. Ci sono i consorzi apistici provinciali che da gennaio fanno questi corsi. Io l’ho frequentato con quello della provincia di Ancona. Diciamo che da novembre devi iniziare ad interessarti per l’iscrizione, ma per qualsiasi informazione pratica o tecnica chiedi pure a me

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    1. Il miele è un prodotto a “residuo zero” proprio perché sostanze estranee quando entrano nell’alveare sterminano rapidamente le api. Ho visto alveari avvelenati con migliaia di api morte una sopra l’altra! Perciò come dice Einstein se le api scompariranno cosa avremo mai fatto al mondo in cui viviamo?

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    1. Isidoro mi sono reso conto che l’allontanamento degli uomini dalla natura è uno dei mali più grandi della società: viviamo tutto in astratto, persino il nostro modo di credere nel Signore è spesso scollegato dalla creazione! È un’attività senza fini di lucro e per autoproduzione, ma spero di trasmettere ai figli qualcosa di utile visto quanto è difficile trovare un lavoro dopo gli studi

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      1. Congratulazioni Roberto, sono ancora più felice nel venire a sapere che sei papà di più figli…

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      2. Ho due maschi di 12 e 14 anni, quello che mi preoccupa nel sistema del lavoro di oggi è lo sfruttamento dei giovani. Non riesco ad accettare che i miei (nostri) figli debbano avere meno diritti di quanti ne abbiamo avuti noi. La Costituzione, ma anche il Compendio della dottrina sociale della Chiesa sono testi che ogni politico dovrebbe conoscere bene prima di votare leggi contrarie al buon senso che portano il paese alla rovina

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      1. Sono certa che ce la farai, hai la volontà per riuscirci.
        Grazie per il gentile pensiero, ci vorrebbero più vite per leggere tutti i libri che vorremmo.
        Grazie di cuore.

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      1. Riguardo all’allergia quando mi punsero mi gonfiai in tutto il corpo, andai al pronto soccorso e col cortisone il problema rientrò, quindi se si è allergici credo che la reazione è più che evidente, almeno nel mio caso 🙂
        ma fortunatamente non siamo tutti uguali a livello fisico 🙂
        una serena giornata 🙂
        e via con l’ottimo miele!
        Monica 🙂

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      2. Per questo motivo ho delle fiale di cortisone da iniettare, per fortuna so fare le iniezioni e anche autoiniezioni anche se in casi di shock anafilattico serve l’adrenalina. Comunque anche apicoltori di professione certe volte sviluppano allergie alle api!

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    1. Ho letto che originaria del sud America è l’ape melipona senza pungiglione che produce un miele che viene estratto direttamente dal favo. Certo la distruzione delle foreste ma anche un’apicoltura che non conosce queste api e le sfrutta in modo sbagliato mette a rischio la loro sopravvivenza. Qui in Italia la diversità degli ambienti e delle stagioni favorisce un’apicoltura con produzione di tanti mieli diversi e varie specie di api (adatte alla montagna o pianura). I piccoli apicoltori sono abbastanza rispettosi delle api, speriamo sopravvivano

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  1. Bravo. Anch’io qualche anno fa ho fatto un corso con Mauro Veca a Milano ma purtroppo poi non ho potuto mettere in pratica perchè non sono riuscita a trovare un posto dove poter mettere un paio di arnie. Tu dove hai fatto il corso?

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    1. Rosa il corso è stato organizzato dal consorzio apistico della provincia di Ancona, l’ho fatto a Monsano un paese vicino a dove abito. Oggi soprattutto nelle grandi città c’è chi pratica l’apicoltura urbana, nei giardini e addirittura nei terrazzi di casa. Anche al corso c’era un signore che voleva mettere l’arnia in un terrazzo all’ultimo piano

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      1. Vero ma purtroppo negli spazi verdi adibiti anche ad orti conviviali in cui ho chiesto si fanno troppi problemi,c’è ancora molta paura verso questi piccoli esserini, sui terrazzi condominiali stesso discorso. Comunque mai dire mai

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    1. thanks Kevin, sorry for the delay in the publication of your comment but I had missed it! I hope to get to know the bees, for the future I would have in mind a beekeeping with beehives that are more similar to the natural hive and more respectful of bees. We’ll see…

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  2. Complimenti per questo tuo nuovo e nobile interesse…
    …io rimango sempre della stessa e identica idea: se vogliamo aiutare a migliorare l’ambiente che ci circonda, dobbiamo essere noi a darne per primi l’esempio…
    …e noto con grande piacere che tu non ti tiri indietro.
    A nome di tutte le api e di tutti i fiori, e da tutto ciò che ne consegue,…grazie 💙

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  3. Un giorno mentre stavo nel mio giardino ho vist posarsi a terra una strana ape: aveva della peluria gialla nelle zampe e attorno al capo. Ho cercato le api ma non ho trovato nessun tipo di ape che vi corrispondesse. All’inizio pensavo fosse l’Ape Regina ma cercando su google l’ho vista e non era quella che ho visto. Secondo te che ape poteva essere?

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    1. La peluria delle api serve a raccogliere il polline che è giallo. In particolare le api hanno un terzo paio di zampe infondo dove raccoglie il polline in delle piccole ceste, fino a diventare due palline gialle ben visibili. Quindi potrebbe essere stata un’ape carica di polline altrimenti se grande un calabrone

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  4. Bonjour ou Bonsoir Ami ,Amie

    Tu vois
    Avec beaucoup de sincérité
    Je suis mon cœur
    Il a ses pensées , ses choix et ses propres idées
    C’est alors et seulement
    Que l’on devient acteur de sa vie

    Il faut dans la vie savoir aussi
    Tendre la main à qui en a besoin
    Sans en espérer un retour
    Juste se dire que c’était bien

    Alors s’installe une belle harmonie avec soi-même

    Je te souhaite ce qu’il y a de meilleur
    Profite bien , belle journée
    Bisous , Amitié Bernard

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      1. Mi dispiace molto. caro Roberto! Spero che la scomparsa dei tuoi famigliari non è collegata con così detto “virus”. Dove si può ordinare il vostro miele? Adoro il miele italiano! 🙂

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  5. Non preoccuparti Maria, non mi sono spiegato bene. Le famiglie di cui parlavo erano di api, due alveari si sono ammalati e le api sono morte. Per ora il miele che produco è per autoconsumo, non posso venderlo. Ma se in futuro dovessi farlo terrò presente il tuo desiderio di assaggiarlo. Grazie mille e buon sabato

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