Ridondanza fra natura e globalizzazione

Credo che possiamo tranquillamente affermare che la natura sia ridondante, cioè essa ha una sovrapproduzione di ogni cosa possa dirsi natura (semi, piante, organi, cellule, pollini, specie viventi…)! Tale principio in epoca globale può essere essenzialmente definito come “spreco”; in economia è uno spreco di soldi, in ecologia addirittura potrebbe essere considerato uno spreco di risorse e/o una forma di inquinamento volto a distruggere la natura stessa!

Ma se la natura preferisce essenzialmente un’ampia diffusione e soprattutto moltiplicazione di sé stessa, l’uomo odierno invece, pur essendo naturalmente diffuso in ogni parte del globo, preferisce forme intensive e super-concentrate di sviluppo: megalopoli, super-allevamenti, monoculture agricole, monopoli delle risorse, addirittura prevalenza del “pensiero unico” e del “modello sociale unico ed uniformante”! Ed anche una spinta rilevante verso la scomparsa delle culture in un mondo senza confini è sempre di più un dato di fatto.

Senza demonizzare la globalizzazione, possiamo forse affermare che essa sia perlomeno una presa di distanza dalla cosiddetta evoluzione naturale. Si passa da un modello di sviluppo estensivo dove l’abbondanza della diversità contraddistingue e protegge la vita, ad un modello intensivo, volto allo sfruttamento ed all’apparente sovrapproduzione. Dico apparente perché l’umanità sta esaurendo le risorse, non solo quelle naturali ma soprattutto quelle umane: in nome degli sprechi e delle virtù ogni eccesso va limitato! Efficientare, fare sacrifici, scontentare in nome di pseudo-principi superiori,… tutto ciò è la fucina di una società assai anti-umana! Un vero e proprio laboratorio volto alla concentrazione di TUTTO in NIENTE! L’antimateria della vita, magari sto esagerando un po’ lo ammetto, ma quanto disagio e quanta infelicità circonda le nostre vite.

Vorrei quindi concludere con un desiderio, che gli uomini riescano (di nuovo?) a organizzarsi ampliando i propri orizzonti e le proprie vedute, creando per esempio, una scuola “estensiva” per i ragazzi, fatta di tempi lunghi di assimilazione e non di travasi di sapere seguiti da statistiche e quiz di competenza. Oppure un sistema lavoro che valorizzi l’uomo, ogni uomo e non semplicemente sfrutti il lavoro come pura merce. O una sanità che curi la persona andando oltre la malattia, o un’economia che parli di risorse e non di debiti, o un’ecologia che vada oltre le analisi statistiche integrando l’uomo in ogni suo aspetto con il “sistema-natura”. Perché piaccia o non piaccia e all’interno della natura che l’uomo è collocato, anche gli aspetti sociali con le loro conseguenze si innalzano da queste fondamenta.

Non credo quindi che di possa tornare indietro, ad un mondo non connesso e con bisogni non impattanti sul sistema natura. Credo però che si possa andare avanti e ciò significa dare la precedenza a ciò che è bello oltre che utile, non aver mai paura di eccedere quando serve davvero allo state bene. La ridondanza come principio sociale e naturale al di là e al di sopra dell’utilitarismo ottuso e grigio della nostra epoca.

 

Autore: opinioniweb - Roberto Nicolini

Sono un insegnante di religione di scuola primaria dal 1996. Nonostante tutto il dato di "fede" non ha mai prevalso sulla ricerca della verità. Del resto è l'unica cosa che al di là dei limiti oggettivi della nostra vita ci rende effettivamente liberi e quindi ci avvicina a Dio, in qualunque modo Esso si manifesti!

12 pensieri riguardo “Ridondanza fra natura e globalizzazione”

    1. L’unica crescita incompatibile con la vita umana è quella che mira ad acculare denaro sfruttando il proprio prossimo. Purtroppo è un male molto diffuso in ogni luogo e in ogni tempo. La natura secondo me ci insegna che c’è spazio per tutti, l’abbondanza della vita non ha limiti definiti da interessi puramente materiali. Speriamo che prima o poi impareremo

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    1. È un’analisi che ho fatto pensando alla mia esperienza con le api. Nell’apicoltura classica le arnie razionali mirano ad un controllo e gestione totale dell’alveare per massimalizzare la produzione di miele. Io invece vorrei puntare a delle arnie dove i controlli sono essenziali e la produzione minima, le api si sviluppano come in natura sciamando e producendo nuove figlie. Paradossalmente dove viene a mancare il controllo aumenta il tempo a disposizione dell’apicoltore che può avere più figlie producendo gli stessi quantitativi. Lasciar fare alla natura è sempre la migliore soluzione ma ciò è possibile solo tornando a lavorare su piccola scala, esattamente il contrario di come funziona oggi il mondo

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  1. Carissimo, quando mi trovo di fronte a parole profonde, ho l’abitudine di annotare sul mio magico quaderno le parole che mi appartengono, che sento mie, sento che fanno parte del “flusso misterioso della nostra vita”.
    A volte questo flusso misterioso si presenta in certi momenti importanti della nostra vita, come quando senti la lontananza di chi ami più di te stesso, di chi fin dalla sua nascita ha dato sacralità alla mia vita. Sto parlando dei miei figli…
    oggi in volo verso nuove avventure
    Entrambi siamo in viaggio: loro in un viaggio terreno, io nel mio viaggio di domande, pensieri, ma anche di certezze.
    E proprio ieri, mentre ritornavo nella mia amata Venezia, la mia certezza diventava così fiera ai miei occhi: ” E se tutto dovesse finire? Il mondo in un vortice? Che cosa rimarrà di vero e autentico?”
    E nella luce crepuscolare alla punta della Dogana, la risposta è stata immediata:” La luce dell’arte, la bellezza dell’umanità sarà la testimonianza che troveremo nei nuovi libri di storia.
    Ecco! Parliamo di bellezza…sempre, per sempre
    e allora facciamo diventare vere, in un progetto perenne e condiviso le tue splendide parole:” Organizzarsi ampliando i propri orizzonti, creando una scuola estensiva per i ragazzi fatta di tempi lunghi e di assimilazione e non di travasi di sapere seguiti da statistiche e quiz”
    Fuori dalla mia aula-atelier io e i miei piccoli artisti abbiamo scritto: Accademia degli artisti-
    Cultura come condivisione-scambio di conoscenze”
    un caro saluto
    Adriana

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    1. Nella scuola di oggi non c’è più il tempo, il tempo di parlare con i ragazzi, di ascoltarli, di programmare un lavoro senza lasciare dietro nessuno. Si accorciano i tempi con settimane corte e organizzazioni assai fantasiose, ognuno può dire la sua: genitori, insegnanti, presidi, istituzioni… Peccato che gli unici esclusi dal privilegio di apprendere e formare il senso critico che li renda i cittadini del domani siano proprio i ragazzi. Perché quella di oggi non è più una scuola, è un sistema di addestramento, di vado e travasi, ma rimane ben poco, un’ombra della scuole dei saperi e dell’educare istruendo

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