Che Eros (Cupido per i romani) fosse un pessimo elemento lo avevo già capito scrivendo il post Venere, Cupido e le api. Rubare miele e scagliare dardi dolorosi su chiunque gli capitasse davanti sembrava essere la sua unica missione. Socrate qui sotto ci spiega qual è la sua natura e i puntini si uniscono. Diffidate sempre dell’amore (di Eros o Cupido), esso è una potente forza d’attrazione, ma è totalmente irrazionale e difficilmente si può porre rimedio ai danni da lui causati; ma lasciatevi però avvolgere dall’Amore (e dal Bello), Egli è ciò che lenisce e colma ogni vuoto, perfezione che genera vita, motore dell’universo intero.
Tratto dal Simposio di Platone [Sull’amore]
La giusta maniera di procedere da sé o di essere condotti da un altro nelle cose d’amore è questa: prendendo le mosse delle cose belle di quaggiù, al fine di raggiungere il Bello, salire sempre di più, come procedendo per gradini, da un solo corpo bello a due, e da due a tutti i corpi belli, e da tutti i corpi belli alle belle attività umane, e da queste alle belle conoscenze, e dalle conoscenze procedere fino a che non si pervenga a quella conoscenza che è conoscenza di null’altro se non del Bello stesso, e così giungendo al termine, conoscere ciò che è il Bello in sé.
“Ma allora che cos’è [Eros]?”.
“E’ qualcosa d’intermedio fra mortale ed immortale”.
“E quale potere ha?”.
“Ha il potere d’interpretare e portare agli dèi le cose che vengono dagli uomini e agli uomini le cose che vengono dagli dèi…”.
“Un dio non si mescola con l’uomo, ma per opera di questo demone gli dèi hanno ogni relazione ed ogni colloquio con gli uomini, sia quando vegliano, sia quando dormono. E chi è sapiente in queste cose è un uomo demoniaco; chi invece è sapiente in altre cose, in arti e mestieri, è un uomo volgare. Tali demoni sono molti e svariati; uno di essi è Eros”.
La madre e il padre di Eros: Penia e Poros
” Quando nacque Afrodite, gli dèi tennero un banchetto, e fra gli altri c’era Poros (l’Espediente), figlio di Metis (la Perspicacia). Dopo che ebbero tenuto il banchetto, venne Penia (la Povertà) a mendicare, poiché c’era stata una grande festa e se ne stava vicino alla porta. Successe che Poros, ubriaco di nettare, dato che il vino ancora non c’era, entrato nel giardino di Zeus, appesantito com’era, fu colto dal sonno. Penia, allora, per la mancanza in cui si trovava di tutto ciò che ha Poros, giacque con lui e concepì Eros… Dunque in quanto Eros è figlio di Penia e di Poros, gli è toccato un destino di questo tipo. Prima di tutto è povero sempre, ed è tutt’altro che bello e delicato, come ritengono i più. Invece è duro e ispido, scalzo e senza casa, si sdraia sempre per terra senza coperte e dorme all’aperto davanti alle porte o in mezzo alla strada, e, perché ha la natura della madre, sempre accompagnato con povertà. Per ciò che riceve dal padre, invece, egli è insidiatore dei belli e dei buoni, è coraggioso, audace, impetuoso, straordinario cacciatore, intento sempre a tramare intrighi, appassionato di saggezza, pieno di risorse, ricercatore di sapienza per tutta la vita, straordinario incantatore, preparatore di filtri, sofista. E per sua natura non è né mortale né immortale, ma, in uno stesso giorno, talora fiorisce e vive, quando riesce nei suoi espedienti, talora, invece, muore, ma poi torna in vita, a causa della natura del padre. E ciò che si procura gli sfugge sempre di mano, sicché Eros non è mai povero di risorse, né ricco.”
Buon pomeriggio, Roberto, la ripetizione del testo è intenzionale o è stato un errore di modifica?
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Ciao Estevam, i due testi sono simili ma in continuità uno con l’altro. Parti del discorso di Socrate sulla natura dell’amore, tratti dal Simposio di Platone
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razie Roberto I testi poetici e filosofici hanno queste cose, ma avevo dei dubbi. Pace e bene!
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Hai fatto benissimo a chiedere Estevam. La traduzione non aiuta e il testo non è facile
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Obrigado.
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Infatti Eros è raffigurato bendato..
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Giustissimo!
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Ho sempre amato fin dal liceo la mitologia e la filosofia greca. La prima è fatta di storie e metafore straordinarie che raccontando le vicende di dei e semidei. La seconda ci ha spiegato che quelle storie, a volte intricate, in realtà parlano di sentimenti e situazioni del tutto umane. Eros, ad esempio, era un Dio, ma movimentava e complicava la vita di uomini e donne. Ma non solo. Ispirava, ed ispira ancora, passioni artistiche come suggerisce la ricerca di ciò che è bello. Oppure la passione per una causa, per un lavoro, per una missione. Forniva la spinta a migliorare la propria vita, ad amarla e a spenderla nel miglior modo possibile. Come ci ha suggerito secoli dopo Marcuse. Per quando riguarda, invece, l’amore per l’altro da se, uomo o donna che sia, adesso, non crediamo più che esista un Dio di nome Eros che ci colpisce coni suoi strali facendoci innamorare di qualcuno a caso. Ma abbiamo imparato, forse, che Eros è dentro di noi. Da adolescenti è il bisogno di affetto che a volte, rivendichiamo come un diritto senza considerare che possiamo anche chiederlo alla persona sbagliata. Eravamo abituati a quello materno, illimitato e indiscutibile, ma fuori da casa non è proprio così. Crescendo ci rendiamo conto, o almeno dovremmo, che aveva ragione Camus, quando diceva che “non essere amati è una piccola disgrazia: la più grande disgrazia è non amare”. Un concetto che le donne capiscono molto prima di noi uomini. Credo che siano loro le discendenti più dirette del Dio Eros.
Scusa per la lunghezza del commento, ma l’argomento mi coinvolge da sempre. Ciao. A presto.
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Molto bello il tuo commento e per nulla lungo, anzi assai opportuno! In generale la filosofia come amore per il sapere è ciò che spesso manca nei percorsi formativi scolastici. Servirebbe tanto più ad un ingegnere che a un professore di italiano o latino o di filosofia. Per cogliere a fondo proprio ciò che dici: la più grande disgrazia è non amare! Il mondo umano tutto incentrato sulla tecnica, sul dominio, sul potere ha perso di vista il senso stesso della vita. Tutto ha un senso ma nulla di ciò che ha senso è fondato! Questa è la vita di oggi.
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