
Ieri le quotazioni del petrolio hanno subito un crollo senza precedenti. I cosiddetti “future” sono stati venduti sul mercato a -37 $! Pare che questo calo “tecnico” sia dovuto al fatto che le riserve strategiche siano ormai piene a causa del calo dei consumi indotto dal coronavirus e che gli operatori hanno preferito vendere il future di maggio a vantaggio di quello con scadenza a giugno che prevedono sarà più redditizio.
Se la situazione dovesse protrarsi a lungo, si pongono diverse problematiche. Per esempio quali e quante tensioni geopolitiche potranno scoppiare, causate in primis da quei paesi che hanno un’economia che dipende quasi esclusivamente dalla vendita del petrolio? Una situazione drammatica da non sottovalutare, soprattutto perché l’Italia e conseguentemente l’Europa è assai vicina al Medio Oriente e al Nord Africa e agli stati cosiddetti produttori di petrolio. Inoltre ci sarebbero anche la Russia e gli stessi USA dove in tutta evidenza Trump sta facendo una battaglia per una repentina riapertura. Contro chi sta combattendo, mobilitando sulle piazze addirittura una parte degli americani suoi sostenitori? Contro il virus o contro un sistema che usa l’emergenza per imporre un nuovo modello di vita basato su forme sempre più stringenti di sfruttamento e di controllo? Se fosse così è chiaro che il coronavirus è una guerra non solo sul campo medico-sanitario: esso ha imposto un modello socio-economico che porterà ad un reset totale del sistema globalista attuale oppure alla sua esaltazione mutandolo in quello che in realtà è sempre stato, cioè una super non-nazione con un governo ombra che potrebbe avere il controllo totale delle ex-democrazie.
Nessuno Stato è certamente in grado di vivere in perfetta autarchia ma una speranza di cambiamento la vedremo se ci sarà chi proverà a rilanciare i consumi interni svincolandosi in parte dalla dipendenza da export che tanto male ha fatto alle società occidentali! O almeno lo spero.
In tutto ciò l’Italia come si pone? Per niente bene direi. Abbiamo dalla nostra la capacità di produrre beni diversificati e in grado di avere una buona richiesta sui mercati esteri necessaria a creare un equilibrio per quanto riguarda i beni da importare; soprattutto quando il costo delle materie prime è così basso da rendere i prezzi della produzione estremamente competitivi. Ma è paradossale vedere che se il resto del mondo ha di fatto riportato le banche centrali sotto il controllo pubblico, accreditando subito ai propri cittadini soldi nella speranza di una futura ripresa, qui da noi si parla delle solite astrusità: MES, SURE, CORONABOND… Guai a far capire ai cittadini che solo un sostegno illimitato della banca centrale alle economie dell’area euro può darci una qualche speranza di uscire da una crisi che ogni giorno che passa appare più grave e devastante. Svendere il proprio paese per un piatto di lenticchie invece è la vocazione dei vari governi che ci hanno rappresentato in Europa. Propongono fondi del tutto inadeguati a gestire una simile emergenza economica, dove la priorità è evitare che tanta gente perda il lavoro se non verrà quanto prima sostenuta dallo Stato. Ecco perché il Giappone, nonostante abbia un debito pubblico doppio di quello italiano, ha scelto di accreditare a TUTTI i propri cittadini 100000 yen (equivalenti a circa 850 euro) e potrebbe continuare a farlo finché durerà quest’emergenza da coronavirus Leggi qui la notizia. L’unico limite che hanno le banche centrali nell’emissione di moneta è l’inflazione, ma con il crollo del costo delle materie prime e lo stallo dei consumi, essa è l’ultimo dei problemi con cui potremmo avere a che fare. Come si può ancora oggi pensare che si deve andare avanti CONTENENDO IL DEFICIT , cioè i soldi NUOVI messi in circolo dallo Stato attraverso la spesa pubblica, se è del tutto evidente che ci sarà un tracollo epocale delle entrate fiscali? Forse con la tanto osannata patrimoniale? Le tasse si limitano semplicemente a spostare i soldi dalle tasche di uno a quelle di qualcun altro. Esse non sostengono l’economia in una situazione di recessione, anzi la DISTRUGGONO! Tutto ciò, se lo Stato non interverrà con un deficit ben maggiore rispetto al crollo del PIL attualmente previsto a -9%, potrebbe avere come conseguenza la chiusura di tante imprese e degli autonomi, poi necessariamente in modo proporzionale al calo delle entrate fiscali, saranno costretti a tagliare stipendi e pensioni innescando una spirale deflattiva senza precedenti, con il rischio finale di passare dalla padella (deflazione da debiti) alla brace (iperinflazione da crollo dell’economia reale)…
Gli aiuti europei sono essenzialmente fondi finanziati dagli stessi stati, che ad essi aderiscono attraverso le tasse e i tagli alla spesa! Mentre nel resto del mondo nessun paese con un minimo di buon senso pensa a tassare o ad autocastrarsi affidandosi a fondi sovranazionali, piuttosto impongono alla banca centrale di battere moneta emettendo titoli di debito pubblico perpetui come spiegano per esempio gli economisti Giavazzi e Tabellini nell’articolo Eurobond perpetui contro il codiv 19!
Giustamente, vista la gravità della situazione, questo pomeriggio il nostro premier si presenterà al Parlamento per una semplice informativa su quanto andrà a decidere nel vertice europeo il prossimo 23 aprile, cioè l’adesione dell’Italia al MES o come diavolo lo chiameranno (nella sostanza non cambia)! Guai a far esprimere il Parlamento con un voto se ciò può evidenziare spaccature in seno al governo su quanto già di fatto è stato deciso. E se qualcuno avesse mai pensato di organizzare una qualche forma di protesta di piazza per sensibilizzare la gente su quanto sta accadendo, ebbene ci pensa il distanziamento sociale a risolvere il problema. Il Parlamento sembra proprio un inutile orpello, per fortuna ci sono i DPCM, essi sono la soluzione per fare le cose seriamente grazie ai competenti che dall’alto delle loro task force sanno sempre fare la cosa giusta per noi! Quindi di dubbi su come andrà a finire per l’Italia ce ne sono davvero pochi. La constatazione che la meschinità e l’inadeguatezza è abbastanza diffusa anche fra gli altri leader europei è una piccola consolazione. Pensano davvero che continuando a scavare il solco sempre più profondo che le loro politiche antisociali hanno realizzato fra ESSI e i popoli, continueremo tutti insieme ancora a lungo a ripetere a pappagallo “Andrà tutto bene”?
Molto interessante l’articolo e la riflessione…
Che catena di problemi che scaturiscono da questa pandemia…
😦
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Grazie, speriamo che scaturiscano anche opportunità, nonostante tutto
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👏👏👏
mala tempora currunt
ma molto più “mala” di quanto la gente immagini …
ed ovviamente mi riferisco alla (piccola) parte di “gente” che ha gli occhi aperti e le orecchie tese; non certo alla stragrande maggioranza, la massa di obnubilati che siede con sguardo vacuo davanti ad uno schermo della TV … subito pronti a trasformarsi in “sceriffi da davanzale” …
ciao 😢
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Quando ti iniziano a toccare le tasche o ti tolgono la terra da sotto i piedi capisci eccome (peccato che di debba arrivare a tanto)
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Bell’articolo, ben articolato e chiaro, condivido al 100%.
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La scia del dilagante neoliberismo continuerà a ignorare dilagante la realtà davanti a noi?
Riflessione pertinente, mio caro, Roberto.
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Speriamo che vengano travolti dalla loro stessa stupidità
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Belle riflessioni. Condivisibili in toto. No, non andrà tutto bene, ma andrà sempre peggio!
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In questi giorni è invevitabile parlare di complottismo perchè solo il complottismo fa emergere alcune o forse tutte le verità che stanno sotto al Covid-19 ed a coloro che hanno fatto in modo che questa pandemia si diffondesse in tutto iil Pianeta, dico loro: “Ci siete riusciti purtroppo razza di sovvertitori occulti. Ci avete provato e riprovato finchè quando tutte le masse erano quasi a posto avete messo il vostro circo in pianta stabile e vi siete messi a burlare con chi soffre, di chi sta male e che purtroppo sta ancora male. Inutile che fate i governanti senza macchia e senza paura perchè avevate tutto già previsto sin dagli anni ’90. Questa pandemia del Covid-19 è solo il paravento per le vostre manovre.
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