Le società dell’odio

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Immagine di copertina de “Furore” di John Steinbeck
In the Ghetto
As the snow flies
On a cold and gray Chicago mornin’
A poor little baby child is born
In the ghetto
And his mama cries.
‘Cause if there’s one thing she doesn’t need
It’s another hungry mouth to feed
In the ghetto
People, don’t you understand,
the child needs a helping hand,
or he’ll grow to be
an angry young man someday.
Take a look at you and me,
are we too blind to see,
or do we simply turn our heads
and look the other way?
Well, the world turns
and a hungry little boy with the runny nose
plays in the street as the cold wind blows
in the ghetto.
And his hunger burns.
And he starts to roam the streets at night
and he learns how to steal, and he learns how to fight
in the ghetto.
And then one night in desparation,
a young man breaks away,
he buys a gun, steals a car, tries to run,
but  he don’t get far,
and his mama cries.
AS a crowd gathers ‘round an angry young man
face down in the street with a gun in his hand,
in the ghetto.
And as her young man dies,
on a cold and grey Chicago mornin’
another little baby child is born
in the ghetto.
Elvis Presley 1969
Versione italiana:
Nel ghetto.
Mentre la neve cade | in una fredda e grigia mattina di Chicago | un povero piccolo piccino è nato | nel ghetto. | E sua madre piange. | Perché se c’è una cosa di cui non ha bisogno | é un’altra bocca affamata da nutrire | nel ghetto. |
Gente, non capite, | il bimbo ha bisogno di una mano che l’aiuti, | o crescerà fino ad essere | un giovane pieno d’odio un giorno. | Date un’occhiata a voi e a me, | siamo troppo ciechi per vedere, | o semplicemente giriamo le nostre teste | e guardiamo dall’altra parte? |
Bene, il mondo gira | e un ragazzetto pieno di odio col naso rotto | gioca per strada mentre il vento soffia freddo | nel ghetto. | E la sua fame brucia. | E comincia a scorrazzare per le strade di notte | ed impara a rubare ed impara a combattere | nel ghetto. |
La canzone illustra alcune delle ragioni che stanno alla base del conflitto razziale negli Stati Uniti: la povertà dei ghetti neri contrapposta alla colpevole indifferenza della cosiddetta gente per bene, ma anche il desiderio dei giovani di colore di affermarsi o almeno sopravvivere in una società in cui la RICCHEZZA NON E’ DISTRIBUITA IN MANIERA EQUA, il loro odio che cresce, le inevitabili esplosioni di violenza…
Tratto da Poesia & C. Avviamento ealla pratica dei testi poetici, Zanichelli 1991.
<< “Io ho conosciuto Pretty Boy Floyd*. Ho conosciuto sua madre. Erano brava gente. Lui aveva il diavolo in corpo, ma ce l’hanno tutti i ragazzi”. Tacque poi le parole proruppero. “Io non la so tutta fino in fondo, ma questo lo so. Pretty Boy ha fatto una piccola cosa brutta e quelli gli hanno fatto male, l’hanno pigliato e gli hanno fatto così male ch’è diventato una bestia, e allora ha fatto un’altra cosa brutta, e quelli gli hanno fatto male di nuovo. E lui è diventato una bestia furiosa. Gli hanno sparato come ha un topo di fogna, e allora gli ha sparato pure lui, e gli hanno dato la caccia come a un coyote, e lui azzannava e ringhiava come un lupo. Pazzo di rabbia. Non era più un ragazzo e manco un uomo, era solo una bestia furiosa piena di odio. Ma la gente che lo conosceva non gli ha mai fatto del male. Lui non ce l’aveva con loro. Alla fine l’hanno pigliato e l’hanno ammazzato. Non m’importa se i giornali dicono che era cattivo: è così che è andata davvero.” Tacque e si leccò le labbra asciutte, e tutto il viso era una domanda ansiosa. “Io lo devo sapere, Tommy. T’hanno fatto impazzire di rabbia?”
Tom aveva le labbra stirate sui denti. Abbassò gli occhi sulle sue grosse mani piatte. “No,” disse. “Io non sono come lui.” Tacque e si osservò le unghie rotte, che erano striate come dorsi di conchiglia. “Io quella roba lì l’ho scansata tutto il tempo che sono stato dentro. Non sono così arrabbiato.” Ma’ sospirò e disse, sottovoce: “Benedetto Gesù!”.>>

Tratto da “Furore” di John Steinbeck del 1939

* Charles A. Floyd, celebre rapinatore di banche degli anni trenta, ucciso dalla polizia in circostanze misteriose che lo consegnarono alla leggenda.

Le società dell’odio, dell’ingiustizia sociale che genera odio e lo fomenta alimentandone la fiamma. Ecco perché le Costituzioni del dopoguerra misero al primo posto i diritti di prima generazione, quelli alla base dell’uguaglianza sostanziale con il lavoro al di sopra di tutto. Ma a distanza di decenni una società impotente assiste impassibile di fronte allo smantellamento di quegli stessi diritti di uguaglianza e libertà per cui tanta gente è morta. La guerra è stato l’ultimo atto di società degradate e degradanti, in cui tanta gente l’odio ce l’aveva dentro, inculcato da una vita di stenti e sfruttamento. La rabbia è palpabile perché non c’è giustizia, o almeno perché la giustizia non è tale, arriva come ultimo atto punitivo che non lenisce la rabbia, anzi. Ma cosa vogliamo fare della rabbia che cresce palpabile e spaventosa? La soluzione c’è ma chi può agire preferisce continuare a soffiare sul fuoco.

Autore: opinioniweb - Roberto Nicolini

Sono un insegnante di religione di scuola primaria dal 1996. Nonostante tutto il dato di "fede" non ha mai prevalso sulla ricerca della verità. Del resto è l'unica cosa che al di là dei limiti oggettivi della nostra vita ci rende effettivamente liberi e quindi ci avvicina a Dio, in qualunque modo Esso si manifesti!

6 pensieri riguardo “Le società dell’odio”

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