Leggiamo un estratto di un articolo pubblicato nel 2014 sul sito Scienza in rete: << Il super materiale (ossido di grafene) può nascondere però delle insidie, proprio in campo ambientale.
E’ quanto affermano i ricercatori del Riverside Bourns College of Engineering dell’Università della California in un lavoro pubblicato sul numero speciale di Environmental Engineering Science, i quali hanno studiato gli effetti dell’ ossido di grafene, un composto che si lega bene a materiali polimerici nano strutturati e diventa quindi molto utile per le applicazioni in biologia, medicina, stoccaggio energetico, conduzione (laddove un materiale ibrido con una protezione isolante è ottimale per le celle solari, i sensori chimici, gli antibatterici eccetera).
Ebbene, questo composto potrebbe diventare tossico per l’uomo, soprattutto per la sua mobilità in acqua e l’impatto ambientale che ne deriva. Le nano-particelle di ossido di grafene, se scaricate in acqua, possono avere una sorte diversa a seconda della profondità e tipo di bacino idrico dove sversate, e ciò che preoccupa i ricercatori è che sono le acque superficiali le più a rischio.
Nelle acque più sotterranee, infatti, l’ossido di grafene col tempo diventa meno stabile a causa dell’elevata durezza (ovvero la presenza di ioni di sali sciolti in acqua) e col tempo si ‘decompone’, non rappresentando più una minaccia per l’ambiente. L’esatto contrario avviene invece in laghi, fiumi – acque superficiali – dove le nano-particelle possono rimanere integre e mobili, minacciando così l’ambiente e la salute. Lo studio, in realtà, è già il secondo allarme, dopo quello della PNAS pubblicato nel luglio 2013 dalla Brown University. In quel caso si metteva in guardia sulle possibili perforazioni di membrane e tessuti umani a causa delle irregolarità strutturali inevitabili dei fogli di grafene (sulla carta e secondo modelli matematici, invece, praticamente perfetto e innocuo), una minaccia per tutte le possibili applicazioni in biomedicina. >>
Leggiamo ora un estratto di un recente articolo che parla di uno studio italiano sull’utilizzo del grafene per fare le mascherine che potete trovare su Quotidiano sanità: <<Mascherine “imbastite” con il grafene per dare scacco al Sars-Cov-2.
È questa la mossa dei Ricercatori dell’Università Cattolica, campus di Roma – Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs che hanno scoperto un modo per sviluppare mascherine e altri strumenti di protezione a prova di coronavirus: hanno dimostrato che tessuti “imbastiti” (funzionalizzati) con il grafene e con ossido di grafene possono eliminare il Sars-CoV-2 con un’efficacia fino al 99%.
I risultati dello studio coordinato da Massimiliano Papi, associato presso il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università Cattolica, Campus di Roma son stati pubblicati sulla rivista “iScience”.>>
Ma già nell’aprile 2020 Repubblica parlava di una mascherina cinese al grafene: <<L’ossido grafene ha proprietà antifungine e antibatteriche. Questa mascherina in grafene sfrutta l’effetto dei cosiddetti “nano-coltelli” (in inglese: nanoknife), basati su nanotubi di carbonio, per distruggere la parete cellulare dei batteri. Rispetto al tessuto termo-saldato utilizzato nelle mascherine tradizionali, lo strato di grafene e polipropilene permette al dispositivo protettivo una permeabilità unidirezionale, offrendo maggiore comfort a chi la indossa. Inoltre, questo nuovo genere di mascherina presenta una vita utile superiore alle 48 ore, sensibilmente maggiore rispetto ai modelli tradizionali.>> Leggi qui
Ora per concludere a me viene da chiedere: appurato che l’ossido di grafene ha applicazioni tecnologiche incredibili in ogni campo scientifico e tecnologico compreso quello medico, rimane il fatto della sua possibile tossicità, dato che gli studi sopracitati dimostrano che frammenti di grafene possono facilmente penetrare nelle cellule danneggiandole. Oggi cosa è cambiato dato che questo materiale viene disinvoltamente utilizzato addirittura nelle mascherine come filtro antivirus e nei tamponi naso-faringei? Chi garantisce che i “nanocoltelli” di cui parla l’articolo di Repubblica oltre ad attaccare la parete cellulare dei batteri non possano attaccare attraverso l’inalazione anche le cellule sane delle persone che tali mascherine le indossano? Gli studi del 2013 mettevano in guardia proprio su questo. Sicuramente la scienza ha fatto passi da gigante e tutto sarà stato risolto mettendo in sicurezza le problematiche esistenti, ma avendo io vissuto nell’epoca dell’eternit qualche dubbio lo ritengo più che lecito e risposte che mirano a sminuire il tutto gridando al gomblotto non le considero soddisfacenti. Anche perché Lascienza – che sarebbe la branca fideistico-mediatica de la scienza, oltre che sua vera e unica antitesi – è sempre in agguato e con i suoi sacerdoti non c’è dialogo possibile.
Ce ne sono di “scoperte mefitiche” che non sono e difficilmente verranno alla notorietà, in ogni settore e campo, chimico, farmaceutico, politico etcetera etcetera… hai voglia a sfiancare il braccio,la povera Bruzzone…😁😄☺️✋
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Si ma ci si è messa proprio d’impegno!
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