Post di Stefano
Sinceramente sarei andato volentieri al cinema ma non ho il green cazz e quando sono riuscito a scaricare il film, me lo sono finalmente gustato. Sto parlando dell’ultimo film/documentario di Giuseppe Tornatore intitolato “Ennio”, dedicato alla vita dell’immenso musicista Ennio Morricone, da poco scomparso. A mio parere, si tratta di un compositore a livelli massimi, del calibro di Mozart o di Beethoven di cui si parlerà e, soprattutto, se ne ascolterà la musica nei prossimi secoli.
Il documentario lo descrive come un uomo timido e riservato, quasi privo di ogni ego, pronto a rimettersi in discussione ogni volta, a ripensarci, a lasciarsi convincere dopo un precipitoso rifiuto. Questa è ovviamente l’idea che ne ha il regista, io non l’ho conosciuto personalmente quindi non posso che accettarne il parere. La conferma però viene dalla quasi totale assenza del musicista dalla scena televisiva, le rare interviste o comparse vengono quasi estorte “tirandolo per la giacca”. Anche qui, pur percependo che non amava apparire, non aveva neanche l’ego dell’antidivo e alla fine si lasciava convincere.
Io l’ho visto ed ascoltato la sua musica due volte dal vivo al palazzettone dello sport di Pesaro, dove ha diretto una orchestra di 100 elementi, più un coro di altri 100 elementi, in tutto 200 persone sul palco. Ricordo la potenza del coro che emanava una vibrazione, una pressione, capace di far crescere la mia pelle d’oca a livelli parossistici. Quello che ho provato in entrambi i casi è stata una overdose di sensazioni e di emozioni, quasi un disagio, data la mia ipersensibilità verso l’arte musicale.
L’impressione che trasmette il documentario è quella di un uomo che vive l’intera vita nel tentativo di espiare la “colpa”, trasmessagli dal suo professore di musica e vissuta come una specie di prostituzione, di scrivere musica per il cinema. Per me niente di tutto questo, la musica è musica, lui aveva semplicemente bisogno di ISPIRAZIONE: prima agiva nella sua parte razionale componendo una piccola serie di note, un tema principale, neutro, poi da lì partiva ed affidava alla sua parte intuitiva ed emozionale lo sviluppo della sinfonia, delle melodie, delle risposte, dell’orchestrazione, dell’arrangiamento. Per fare questo aveva bisogno di vivere dentro di sé le emozioni che il film doveva poi trasmettere al pubblico. Era necessario, inoltre e per questo, il colloquio e l’amicizia che sviluppava con il regista di turno. A quel punto per lo spettatore c’è non solo un film da vedere, ma un intero contesto sensoriale in cui poter immergersi, trasportati dal fiume di emozioni che solo la musica del Maestro sa trasmettere.
Ricordo la scena del duello nel film “Per qualche dollaro in più”: lenta, troppo lenta anche per gli standard degli anni ‘60, estremamente descrittiva dei volti dei protagonisti, volendo anche noiosa per il suono del carillon che rallentava in maniera troppo esasperata in attesa del suo arresto, fino ad amplificare all’improvviso la tensione nello spettatore con l’ingresso prima di una chitarra percussiva, poi dell’organo da chiesa che esegue enfaticamente il tema principale ed infine dei fiati che regalano l’armonia. La tensione, portata all’estremo, resta sospesa al carillon, finalmente in procinto di fermarsi. Non ci si addormenta per la scena noiosa, ma, anzi, il cuore batte all’impazzata e la “colpa” è della Musica. Di esempi ne potrei portare altri mille, ma insomma, un bel film musicato da Morricone non resta un semplice film, diventa un capolavoro. Ci sono stati anche film mediocri diventati piacevoli per il merito del Maestro.
La musica di Morricone si ascolta anche e soprattutto da sola, senza il film, perché è sempre sperimentale, sempre originale ed innovativa, anche se contiene una specie di “marchio di fabbrica”: io che lo conosco bene, dopo un minuto capisco che si tratta di Lui.
Beh… che dire: il mondo ha perso una quantità enorme di musica perfetta, dal momento in cui se ne è andato in poi, vista la capacità produttiva che aveva e la sua incapacità di riposarsi o di pensionarsi.
Ho un rimpianto, una follia. Per anni ho avuto un sogno ed ho cercato ogni strada per lanciare la mia proposta. Ero quasi riuscito ad ottenere un contatto con Mogol, ma ormai è tardi. Pensate che matto sono: volevo proporre ad uno dei due di mettersi insieme per comporre un Inno Italiano BELLO, al posto di quella marcetta…
Al maestro Morricone andrà sempre il mio riconoscimento per le opere create e per i contenuti che la sua musica sapeva trasmettere a tutti.
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L’ho adorato, lo adoro, le sue musiche sono vita.
Un grande Maestro, anche per la vita che ha condotto lontano dalle cronache.
Inimitabile.
Se il film fosse muto sarebbe godibile comunque, la sua musica era l’emozione del momento, sottolineava come un sottotitolo.
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