
Il 26 maggio di quest’anno ricorre la solennità dell’Ascensione di Gesù. L’Ascensione è l’ultimo episodio della presenza terrena di Gesù, narrato da Luca nel suo Vangelo (Lc 24,51) e negli Atti degli Apostoli (Atti 1,9-11) e dalle Lettere di San Paolo.
Insieme alla Pasqua e alla Pentecoste è una delle solennità più importanti per la cristianità, collocata liturgicamente il giovedì successivo alla quinta domenica dopo Pasqua, in un intervallo di quaranta giorni fra le due feste, in accordo con l’indicazione temporale data dagli Atti.
Per il cristianesimo, l’Ascensione è l’avvenimento che rappresenta il compimento definitivo della missione di Gesù: Egli si congeda dai discepoli nella gloria; tuttavia, pur non essendo più fisicamente visibile, rimane presente nel mondo grazie alla Sua parola e all’opera di evangelizzazione affidata agli Apostoli, che benedirà prima di lasciare, ponendo la premessa per la discesa su di loro dello Spirito Santo. L’Uomo-Dio, compiuta la sua missione nel mondo, ritorna al suo principio, descrivendo un circolo. Gesù stesso lo sintetizza: «Io sono uscito dal Padre e venni nel mondo; ora lascio il mondo e vado al Padre» (Gv 16,28).
L’Ascensione rappresenta l’umanità – debole, sofferente, devastata dal male fisico e morale – che attraverso Cristo entra definitivamente nella pienezza divina in anima e corpo.
La prima testimonianza della festa dell’Ascensione, è data dallo storico delle origini della Chiesa, il vescovo di Cesarea, Eusebio (265-340); la festa cadendo nel giovedì che segue la quinta domenica dopo Pasqua, è festa mobile e in alcune Nazioni cattoliche è festa di precetto, riconosciuta nel calendario civile a tutti gli effetti.
In Italia previo accordo con lo Stato Italiano, che richiedeva una riforma delle festività, per eliminare alcuni ponti festivi, la CEI ha fissato la festa liturgica e civile, nella domenica successiva ai canonici 40 giorni dopo Pasqua.