Opinioni consapevoli per districarci nel marasma delle mezze verità quotidiane!
Autore: opinioniweb - Roberto Nicolini
Sono un insegnante di religione di scuola primaria dal 1996. Nonostante tutto il dato di "fede" non ha mai prevalso sulla ricerca della verità. Del resto è l'unica cosa che al di là dei limiti oggettivi della nostra vita ci rende effettivamente liberi e quindi ci avvicina a Dio, in qualunque modo Esso si manifesti!
Anna rincalza: «Pensa, sono state chiuse certe zone della città ed altre no… capita che da un lato della strada è permesso camminare e dall’altro no.»
«Ma quando finisce ‘sta follia? Come ha fatto la gente ad accettare tutto questo?»
Fausto fa notare che intanto era nato un dissenso di minoranza, ma nella TV generalista i dissidenti venivano trattati da idioti o da criminali.
«Ah, meno male che qualcuno ha mantenuto il senno.» Esclamo consolato.
Intanto il cartone era finito nella sua prima puntata ed annunciava, per l’indomani, la seconda ed ultima che trattava la questione del vaccino.
L’indomani torno a casa un po’ di fretta per cercare di vedere il cartone insieme a Fausto, ma sulla soglia Anna mi chiede di andare a fare la spesa con lei.
«Dai, ti prego voglio vedere il cartone storico, ma perché non ti fai portare a casa la spesa dal Drone?»
«Lo saprai che a me piace controllare quello che compro: l’ultima volta tutta la frutta faceva schifo!»
Io annaspo e per guadagnare tempo chiedo al figlio di raccontarmi quello che era successo nel frattempo.
«Boh, io non ci capisco molto e, anzi, speravo me lo potessi spiegare tu.»
«Cioè?»
«Ci sono stati grandi annunci e dall’inizio del 2021 si comincia a vaccinare la gente.»
«Ma come è possibile? Neanche con la tecnologia attuale si riesce a testare un vaccino in così poco tempo.»
«Effettivamente nel cartone si dice che non è veramente un vaccino, è una nuova tecnica al MRNA, poi nel foglietto illustrativo c’è scritto che è un farmaco sperimentale, ma viene reso subito obbligatorio per i sanitari, poi per gli insegnanti.»
Anna ed io restiamo a bocca aperta, io esordisco: «Come obbligatorio? No, questo non è possibile, la storia la conosco anch’io: più di ottant’anni prima di questo periodo, nella Germania nazista erano stati fatti esperimenti su cavie umane, per questo alla fine della seconda guerra mondiale e dopo il processo per i crimini di guerra è stato stabilito che il corpo umano è inviolabile. Questa legislazione vige tutt’ora in tutto il mondo!»
«Infatti dice che ognuno era costretto a firmare un consenso, molto poco informato, per cui lo Stato e le Ditte Farmaceutiche declinavano ogni responsabilità. E’ contraddittorio: obbligatorio, ma consensuale.»
Prima speravo di divertirmi ancora come ieri, ma la piega che prende si fa molto seria, Anna si lascia convincere ad andare a far compere l’indomani, insieme ci mettiamo seduti ad assistere. Le sorprese arrivano e sono sempre più tragiche.
«Ma è pazzesco! Dopo meno di due mesi fanno fare la seconda dose dello stesso vaccino, ma è semplice: vuol dire che non funziona!»
Anna mi corregge: «Non è un vaccino.»
«Ah già, è vero, però in TV e nei giornali continuano a ripetere quella parola.»
«Guarda, ci sono filmati di persone che mostrano come nella zona del braccio in cui è avvenuta l’inoculazione rimangono attaccati oggetti metallici, come avviene con una calamita: cosa c’era in quel siero?»
Io sono attonito, non riesco più a spiccicare parole, lei invece infierisce: «Adesso addirittura si sono inventati una specie di documento, lo chiamano “Green Pass” senza il quale non si può fare niente, neanche lavorare. Si ottiene o col “vaccino” in tutte le sue dosi, che intanto sono arrivate a tre, o con un esame particolarmente fastidioso, a volte doloroso.»
Mi viene da piangere quando scopro che molti dissidenti, pur di non farsi inoculare, hanno rinunciato per mesi al proprio stipendio, ma mi trattengo di fronte a Fausto, riesco solo a dire: «È stato un nuovo fascismo.»
Lei annuisce gravemente.
Fausto interviene: «Che cos’è il fascismo?»
Mi arrabbio: «Ma che cosa studiate a scuola?»
Lui arrossisce: «Ah sì, le dittature del ‘900…»
«Evidentemente ogni tanto ci riprovano, povera gente.»
Anna riprende: «Guardate, quel farmaco ha provocato un numero enorme di reazioni avverse, tantissimi morti, molti di più della epidemia stessa, ma le autorità hanno continuato a negare tutto, anche l’evidenza.»
Il cartone finisce con un messaggio di speranza: quel tipo di terapia venne abbandonato per sempre e le case farmaceutiche vennero condannate e multate fortemente.
Fatico a riprendermi dallo shock: «Non vedo l’ora di conoscere la tua maestra di storia, ai prossimi colloqui verrò a congratularmi con lei. Sono ancora incredulo che un episodio storico del genere venga passato in sordina, ma fortunatamente ci sono ancora insegnanti come la tua!»
Racconto fanta-tragico-ironico di Stefano sulle surreali vicende che hanno caratterizzato la storia italiana e mondiale negli ultimi anni.
I parte
Tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro è sempre piacevole, un bacio alla mogliettina e… beh speravo ci fosse anche il figlioletto, ma come al solito è incollato alla sua TV olografica, va beh, almeno stavolta, a giudicare dalle risate, non sta guardando i soliti cartoni di supereroi.
«Cos’hai da ridere tanto?»
«Ah ciao pa’, questo è un cartone che mi ha chiesto di vedere la maestra di storia.»
«Non mi dire che adesso la maestra ti raccomanda di vedere la oloTV invece di studiare nel monitor interattivo?»
«Sì pa’, è un cartone molto realistico ambientato un secolo fa e parla di una finta pandemia e delle regole assurde che sono state adottate dai governi dell’epoca.»
«Ah sì, ne ho sentito parlare, anche se quando andavo a scuola io non si studiava molto quel periodo.»
«La maestra dice che, invece, è meglio ricordare certi episodi della storia per evitare che in futuro si possano ripetere.»
«Ok, ma se l’argomento è così serio cosa c’è da ridere?»
«La maestra dice che, anche se si trattava di una epidemia di un’influenza un po’ grave, i provvedimenti che sono stati presi sono stati per lo più demenziali e tutta la narrazione, soprattutto nei mass-media, era insensata. Questo cartone evidenzia le parti peculiari e sono veramente comiche.»
Fausto fa per riavviare il cartone, ma intervengo protestando: «No, almeno raccontami cosa è successo fin qui!»
«Ah sì certo, lo vuoi vedere anche tu? Allora: in Italia era arrivata un’influenza dalla Cina che, come succede spesso, all’inizio aveva colpito maggiormente le persone anziane, specie nel Nord. Ma stavolta, invece di cercare subito una cura efficace, di provare con le terapie consuete e indagare con le autopsie, il Ministero della Sanità ha imposto ai medici di base di non visitare i pazienti a casa, ma di svolgere solo telefonicamente una “vigile attesa” sullo stato di salute, vietando la prescrizione di qualsiasi farmaco ad eccezione di un antifebbrile dannoso per il sistema immunitario. Solo quando le condizioni del paziente risultavano oramai drammatiche, il medico poteva autorizzarne il ricovero ospedaliero: qui, nei reparti di terapia intensiva, i protocolli terapeutici si sono rivelati troppo spesso letali.
«Ma tutto questo è criminale! Continuo a non capire cosa ci sia da ridere.»
«Tu non immagini i provvedimenti! Hanno subito imposto la chiusura di tutta la popolazione in casa: si poteva uscire all’interno del proprio Comune di residenza solo per comperare beni di prima necessità quali cibo, farmaci, sigarette e per portare a pisciare i cani che, così, passeggiavano più volte al giorno con ogni componente della famiglia.
«Non ci posso credere… tutti sanno che il modo migliore per rafforzare il sistema immunitario è quello di esporsi al patogeno per creare gli anticorpi, tanto non tutti si ammalano, poi di stare all’aria aperta, evitare stravizi alimentari, assumere vitamine, fare attività fisica ed esporsi al sole.»
Intanto Fausto ricominciava a ridere nel ricordo: «Poi hanno obbligato tutte le persone ad indossare una mascherina sul viso, sterilizzare moltissime volte al giorno le mani e rispettare un distanziamento fisico definito “sociale” di almeno un metro, a volte esteso dai sindaci a due metri e anche ad un metro e ottanta.»
Impossibile resistere, mi metto a ridere anch’io: «Ma è assurdo! Poi i virus sono più piccoli delle maglie dei tessuti delle mascherine e passano liberamente, lo sanno tutti.»
«Pensa che la polizia inseguiva anche con i droni chiunque andasse a passeggiare o a correre in luoghi deserti!» Nella tragicità c’era comicità e mi scappa da ridere ancora: «Ma chi avrebbero potuto contagiare?»
Anche Fausto, nel raccontare, si sbellica: «Chi andava fuori di casa per lavoro non poteva uscire dal proprio comune, così, se lavorava lontano, aveva grane con la polizia…e pensa che per uscire, per qualsiasi motivo, bisognava compilare una autocertificazione su un modulo che ogni settimana cambiava, cioè senza senso, anche la polizia non sapeva più come comportarsi.»
«Dai, riavvia il cartone che lo voglio vedere anch’io.»
L’ilarità è irresistibile e raggiunge mia moglie: «Si può sapere che cosa avete da sghignazzare voi due?»
Io cerco di spiegare, tra una risata e l’altra: «Guarda, io non ci posso credere, Fausto dice che la maestra di storia gli ha spiegato che questo cartone riporta dei fatti reali di un secolo fa.»
«Ma riguardo cosa?»
«Non so se ne hai mai sentito parlare, quella finta pandemia di influenza strumentalizzata per arrivare a togliere tutte le libertà e diritti basilari nella maggior parte degli Stati più ricchi del mondo.»
«Ah sì, mi pare, ma non vedo cosa ci sia da ridere.»
In quel momento nel cartone appare una famiglia che passeggia, approfittando della parziale riapertura dalla metà di maggio del 2020. Poiché il bambino chiede un gelato, la famiglia va in gelateria e lì glielo porgono incartato con la stagnola: al perché del bambino, il padre spiega che è possibile acquistare solo cibo da asporto.
Trattenendo i singhiozzi del riso spiego: «Capito? Lo stesso cono gelato andava bene solo se avvolto nella stagnola!»
Lei è basita: «Cioè? Non capisco!»
«Non c’è niente da capire! È un periodo in cui la pazzia ha fatto da padrona, però è comico, non trovi? Pensa che prima hanno fatto vedere un supermercato in cui il reparto cancelleria era transennato perché era consentito vendere solo alimentari.»
«Ma scusa, quando uno era all’interno del negozio, ormai il contagio era partito o no?»
«Sì, ma dicevano che così salvaguardavano dalla concorrenza sleale tutti gli altri negozi costretti alla chiusura.»
«E perché non lasciavano anche aprire gli altri negozi, visto che comunque la gente andava in giro a far compere, no?»
«Senti non mi chiedere di trovare una logica, a me viene solo da ridere.»
Fausto interviene per non farci perdere le parti comiche: «Guardate qui, hanno messo gli ombrelloni distanziati in spiaggia.»
Mi viene da chiedere: «Cioè? La gente al mare, al sole, deve stare sotto ombrelloni distanziati e poi chiacchiera e va a fare il bagno gomito a gomito?»
«Sì guarda, c’è qualcuno che fa il bagno con la mascherina!»
A quel punto tutti e tre ci rotoliamo a terra dalle risate, io comincio a sentirmi male, ho un dolore allo stomaco, non riesco a respirare. Quando riprendo il controllo chiedo: «Che succede adesso?»
«Dopo ferragosto diventano obbligatorie le mascherine in ogni luogo, ma solo dopo le ore 18! Prima no.»
Ci metto un po’ a realizzare, ma poi scoppio in una ennesima risata: «E cioè, il virus ha l’orologio?»
Anna si lascia contagiare e mi spalleggia: «Guarda ci sono delle persone che guidano da sole in macchina… con la mascherina!!!» Anche lei rotola per terra.
Io sto molto attento alle vicissitudini che si susseguono: «Guardate, da metà ottobre ricomincia il caos: mascherine obbligatorie ovunque, cinema e teatri di nuovo chiusi… no! A questo non ci posso credere: se qualcuno vuole fare una cena a casa sua, non si può stare in più di sei.»
Lei punta gli occhi al cielo: «Mio Dio, com’è possibile? Ma chi poteva verificare una cosa del genere? Come si fa ad imporre una cosa così assurda e non controllabile?»
Io intanto ridevo sempre più: «Tutto chiuso di nuovo e coprifuoco dalle ore 21… stavolta il virus ha accomodato l’orologio! Guardate, in TV c’è un virologo che raccomanda agli sposi di fare l’amore con la mascherina e per non più di 20 minuti!!! Si vede che ‘sto tipo ha l’eiaculazione precoce e così si prende la rivincita.»
Anna è completamente basita, imbambolata cercando di trovare una qualche logica.
«Da novembre l’Italia è stata divisa in zone cromatiche a seconda del numero di malati e l’orario del coprifuoco è stato aggiornato, dalle 22 alle 5 di mattina… anzi no, sotto Natale, nei giorni festivi, tutta l’Italia è zona rossa come se fosse al massimo dei contagi, ma a giorni alterni!!!» Io ho finito le lacrime ed in me nasce una sensazione di angoscia.
Quindi quando uno fa un mutuo in banca per 20 anni, ebbene si, diventa un percettore netto (di debiti certo, ma pur sempre percettore netto è!)!!!
Peccato che quando si parla di UE certe sottigliezze non vengono mai evidenziate. Chissà com’è, chissà perché…. La stampa ha avuto l’ordine(?) di propagandare questa bella notizia e così via a martellare la gente con simili bufale. La realtà è invece che l’Italia passa da contribuitore netto a debitore in UE, un paese fra i pochi che ha scelto di indebitarsi con questi finanziamenti e vincolare tali soldi a progetti spesso avulsi dalle reali esigenze del paese.
Il medico in questione è stato sospeso dalla professione per soli 5 anni! Sentenze del genere fanno emergere l’importanza nelle società attuali di sdoganare l’eutanasia e riproporre l’ideologia dello Stato lager, fondato su principi utilitaristici, ove ciò che è considerato “inutile” va eliminato senza troppo pensarci. Per questo e per altri motivi è vero che la “memoria” di ciò che è accaduto è già a rischio.
Mamma mia che paura! Davvero terrificante! Poi però capisco tutto: tra quindici giorni è carnevale e i buffoni di regime finalmente possono unire l’utile (dis-informare) al dilettevole (traverstirsi da giornalisti, virologi, esperti de Lascienza…).
Irrequieto sto aspettando l’impossibile evento che dia senso alla mia vita. Tanto tempo è passato calma piatta senza un soffio di vento che mi spinga lontano verso lidi sconosciuti per incontrare qualcuno di cui ho bisogno ogni istante di più perché complemento di ciò che sono: un essere incompleto senza senso in sé stesso. Non […]
Racconto fanta-ironico e/o semi-serio di Stefano. Sono tante le riflessioni che si potrebbero fare, aggiungo solo che il cosiddetto “cluod” secondo me, più che uno spazio sicuro dove archiviare i dati, altro non è che il computer di qualcun altro. Ma tranqui, è sicuro! Sicuro esattamente come la Posta Elettronica (Email), per esempio, oppure i vari social come Facebook, Instagram o Twitter, ecc. ecc. ecc. Applicazioni dove gestiamo un nostro spazio privato, sul quale condividiamo ogni tipo di informazione, personale e non. Riflettiamo gente, riflettiamo…
Racconto di Stefano
Ormai è quasi una tradizione, pressoché tutti i sabati mattina Alberto ed io ci incontriamo vicino alla darsena, dove è possibile parcheggiare, poi, dopo una lunga, ma piacevole passeggiata nel lungo-porto arriviamo in centro, ci sediamo nel nostro bar preferito, dove il caffè è delizioso, e dopo una pasta, una sfogliata di giornale ed una chiacchierata con i camerieri, condita da qualche risata, riprendiamo la nostra passeggiata verso il corso e il viale. Alberto è un mio ex collega, ma ancora amico… anzi, sicuramente amico, anche se non credo abbiamo mai avuto un’opinione in comune, però che dire, non litighiamo mai seriamente, sicuramente ci rispettiamo e poi: la diversità è una ricchezza, questo concetto almeno lo condividiamo.
Poche settimane fa litigavamo, come al solito amichevolmente, su un argomento: era capitato che, disordinato come sono, non trovavo più il mio portadocumenti ed ero partito in macchina, per il mio solito appuntamento, senza la patente in tasca. Ovviamente, quando poi tornai a casa, mia moglie mi fece trovare il portafogli sulla cassettiera…
Passeggiando piacevolmente lui esordisce: «Caro Silvio sei un troglodita!»
«Ah sì… e perché?» Ormai sono rassegnato ai suoi attacchi.
«Uno sbadato come te dovrebbe arrendersi e portare tutti i suoi documenti sul cellulare, come ho fatto io.» Gongolante mi mostra il suo smartphone con tanto di QR Code visualizzato.
«Cioè, fammi capire?»
«Ma lo sanno tutti, ora si possono portare tutti i documenti sul telefono, così non te li perdi di sicuro!»
A me viene di provocarlo con l’ironia: «E se poi ti perdi il telefono? Perdi tutto.»
Per un attimo si fa serio: «Ma ti pare? E poi tu hai perso i documenti mica il telefono, ce l’hai sempre con te, quello non lo perdi mai! Ormai ce l’abbiamo sempre in mano per i messaggi, per internet, per i social…»
Godo nel provocarlo: «E quando si scarica?»
Mi guarda con un’aria di compassione: «Si scaricherà a te! Il mio è l’ultimo modello e dura 3 giorni poi ci sono le Power Bank, ne ho una sempre carica in macchina.»
Lo schernisco io: «Ah così, per evitare che si scarichi una batteria te ne porti un’altra… poi per evitare che si scarichi la seconda puoi portarne una terza, una quarta e così via?»
«Ah, ah, ah, spiritoso, invece tu sei preistorico, non ti rendi conto della comodità!» Prende fiato come per fare una lunga esposizione: «Ormai faccio tutto con il cellulare: apro la portiera ed accendo la macchina, pago qualsiasi cosa, se qualcuno mi chiede un documento gli mostro il QR Code.»
Resto molto stupito: «Non mi dire che hai tutti i documenti lì dentro?»
«Beh certo! Cioè, non stanno “fisicamente” qui dentro, stanno in un qualche data base, ma io, e solo io, posso accedervi con le mie password.»
Sono un po’ incuriosito: «Ma tanto avrai il cartaceo dei documenti a casa?»
«No, certo che no, quando passi all’Identità Digitale non ne hai più bisogno. Fine delle code agli sportelli, fine dei rinnovi… cioè quando qualcosa scade ti arriva un avviso e di solito basta compilare un questionario, sempre online. A volte purtroppo, unica scocciatura, tocca andare a fare qualche visita medica…»
«Scusa eh, no seriamente, può capitare che ci si perda il cellulare, a me potrebbe capitare di sicuro, oppure che ti cada e si rompa, o che te lo rubino…»
«Eh, allora non c’è problema, basta fare una denuncia online… lo troverai un cane che ti presta il suo cellulare no? Poi ogni cosa è collegata al tuo numero di telefono ed alla tua I.D. ed in men che non si dica recuperi tutto.»
«Ma tu hai tutti, tutti, i documenti nel telefono?»
Resta pensoso mentre enumera con le dita: «Dunque, mi restano fuori il passaporto… era scaduto e adesso non mi serve e l’assicurazione della macchina, ma appena la dovrò rinnovare lo chiedo all’agente e se non ce l’ha cambio compagnia!»
«Ma è pazzesco… anche il bancomat?»
«Certo, quella è stata la prima cosa.»
«Ma non ti tieni qualche soldo a casa? Non si sa mai.»
«Macché, basta con il contante! Tanto, molto presto lo aboliranno, ed io sono d’accordissimo, così niente più pagamenti in nero e le tasse le pagheranno tutti!» Sottolinea con un aria cattiva.
«Questa è una enorme baggianata! Le evasioni erariali, quelle grosse, avvengono con denaro virtuale appoggiato nei paradisi fiscali e così anche le grandi corruzioni. Poi, ti pare che se qualcuno vuol pagare in nero non trova qualche sistema? Ci sono sempre l’oro ed i gioielli, le criptovalute e, immagino, altri mille sistemi.»
«Sì, sì, lo so che sei sempre il solito complottista, ma io sto parlando soprattutto della comodità: ho le tasche sgombre dalle mille cose che sei costretto a metterci tu, ho un unico aggeggio con cui faccio tutto…»
«Io non lo so, ma affidare tutta la mia vita a qualche entità, esterna a me, mi angoscia un po’, per carità sarà tutto affidabilissimo, però…»
Alberto si limita a scuotere la testa con fare paternalistico.
Questa piacevole discussione avveniva un mese fa circa, ma oggi, di mattina presto, mi arriva una strana telefonata da un numero sconosciuto: «Pronto, scusa non mi conosci, sono la compagna di Alberto, ti vorrebbe parlare.»
«Beh certo, passamelo, ah, piacere di averti conosciuta finalmente.»
Non mi risponde Lucia, ma la voce preoccupata dell’amico: «Senti, non so da dove cominciare, ma è pazzesco!»
«Cosa ti è successo? Perché non parli dal tuo numero, dal tuo inseparabile cellulare?»
«Dunque, ti racconto tutto: ieri pomeriggio sono andato al supermercato, ho pagato, come al solito con lo smartphone, tutto regolare, poi quando volevo aprire la macchina lei non si apriva. Sono rimasto lì come uno scemo e con due borse della spesa pesanti in mano. Provo a chiamare Lucia, niente, provo a chiamare te… niente. Sul telefono appariva il tuo numero, ma la chiamata si chiudeva subito come se non avessi campo, ma lì il campo c’è.»
Se non fosse per la situazione tragica mi verrebbe da ridere, mi trattengo: «Quindi come hai fatto?»
«Sono tornato dentro al supermercato, dove mi conoscono, ed ho chiesto alla cassiera di chiamarmi un taxi, lei gentilmente lo ha fatto. Aspetto il taxi, ma poi l’autista vuole sapere come intendo pagare, ovviamente gli mostro il QR Code, lui lo inquadra e poi mi dice: “il suo telefono non è abilitato al pagamento, non ha il bancomat o i contanti?” io rispondo di no. Lui mi guarda interrogativo, io riesco a convincerlo che dopo a casa c’era la mia compagna che avrebbe potuto saldare, un po’ scocciato ha accettato ed eccomi qui.»
«Ok, bene, ma questo è successo ieri, sei riuscito poi a scoprire l’arcano?»
«Veramente vorrei che mi aiutassi tu.»
«In che modo?»
«Beh, Lucia deve andare a lavorare, io non ho né la macchina né il telefono, visto che non funziona…»
«Anche io ho un impegno, va bene, cerco di liberarmi e poi ti richiamo.»
Rapidamente come se temesse che io chiuda: «No, no, non puoi richiamarmi, Lucia ora esce ed il mio telefono non riceve neanche.»
Io resto basito: «Boh, va bene, aspettami lì, appena posso arrivo.»
«Tanto dove vado? Grazie mille!»
Un’ora dopo sono a casa di Alberto: «Scusa se te lo dico, ma mentre venivo qui mi è tornata in mente la nostra discussione riguardo l’Identità Digitale.»
«Ti prego non infierire visto come sono incasinato, e poi sono sicuro che non c’entra niente, è un malfunzionamento del cellulare, forse passeggero…»
«Dunque, tu mi dicesti che basta una telefonata, una denuncia e poi tutto si risolve… ci hai provato?»
«No, finora no, speravo si risolvesse da solo, ma forse ormai è ora?»
«Eh, direi di sì.»
«Ah ecco, nella rubrica ho il numero, ma non posso chiamarlo…»
«Dai, dettamelo che lo chiamo io.»
Risponde la solita voce elettronica: digita 1… digita 2… mi ci vuole la bellezza di 20 minuti solo per sentirmi dire che i servizi telefonici e di identità del numero di Alberto sono stati disabilitati. Questo lo sapevamo già! Anzi no, speravamo fosse un malfunzionamento ed invece è qualcosa di peggio.
«Che facciamo ora?» Chiedo pensoso.
Dal volto di Alberto comincia a trasparire una certa disperazione: «Non so, proviamo a chiamare la mia Banca, il Comune, la Motorizzazione, l’Agenzia delle Entrate…»
Non so perché, ma l’unico soggetto che mi affascina è un altro: «Scusa, ma da quando hai la partita IVA non hai un Commercialista? Chiamiamo lui.»
«Perché?… Di certo lui non c’entra niente col blocco del cellulare.»
«Che ne so, però lui lo conosci, è un essere umano e non una entità, magari parlandone, lui ha qualche esperienza in più.»
«Boh, forse, proviamo.»
«Ciao Carlo, scusa se uso un telefono diverso dal mio, sono Alberto, mi trovo in questa situazione…… chissà se mi puoi aiutare?»
Carlo resta in silenzio, troppo a lungo, poi esordisce: «Vuoi vedere che…»
Alberto resta molto stupito: «Cosa?»
«No, è che circa 15 giorni fa scadeva il pagamento delle tue tasse, io ero incasinatissimo col lavoro ed ho pensato, se pago domani non succede niente, già lo so che se si paga anche con tre giorni di ritardo neanche se ne accorgono, solo che dopo mi sono dimenticato completamente, ti chiedo scusa, davvero…»
Una grande azienda costruita scatola su scatola, ma come al solito il sistema schiaccia gli operai disumanizzando il lavoro al punto tale che anche la morte è un semplice ostacolo – basta girarci intorno, nascondere, ignorare – l’efficienza e il profitto sono gli unici valori possibili!
“Lo scorso 27 dicembre il magazziniere Rick Jacobs, 61 anni, ha avuto un infarto ed è morto mentre era sul posto di lavoro, nello stabilimento di Amazon a Colorado Springs. Ma la “macchina” non si può fermare e quindi i responsabili del turno hanno circondato il corpo con scatoloni e proseguito le operazioni come se nulla fosse accaduto. “
"Non è tanto chi sono, quanto quello che faccio, che mi qualifica" ________________________________________________ "It's not who I am underneath, but what I do that defines me." ("Batman Begins")