
Come galassie che s’incontrano…l’uomo è intrinsecamente aperto all’alterità e alla trascendenza, non può esistere isolato perché non basta a sé stesso. Anche chi sceglie forme di clausura o d’isolamento è in realtà alla ricerca di qualcosa che sia altro da sé, cioè di un ponte fra questa vita e il trascendente. L’animo umano è quindi identità e mistero profondo, ognuno di noi è una porta verso l’oltre alla ricerca di un Tu che possa colmare l’incessante divenire dei nostri vissuti con degli istanti d’eternità!
INCONTRARSI
Che cosa posso dirmi per continuare a sperare nella vita, a me che sono così vecchio
in quest’esistenza sconfinata, che mi dilata senza argini a porvi un freno?
Tu sei il mio argine,
il confine in cui arrestarmi a guardare le stelle, a fiorire nel deserto
che ho fatto in me e intorno a me, un senso
una polarità che dia senso alle molteplici dualità mistiche e reali
che sconfinano nell’assurdo e nel tormento dell’animo.
Prego come davanti ad uno specchio, parlo e chiedo a me stesso
al mio solo ed unico Dio
di aiutarmi a nascere alla vera Vita e al vero Essere
senza abbellimenti ed ornamenti.
Non so chi sono, niente mi appartiene,
neppure ciò che credo di essere,
neppure il mio corpo e la mia mente
che riferisco a me come possesso
e che forse mi possiedono a loro volta,
un totale abbandono al nulla per tornare alla Verità che ci costituisce
allo stupore di esserci, di guardare le stelle
che ammantano il cielo e i nostri animi.
Vorrei che ci fossi Tu in mezzo a questa nebbia,
Tu ad aspettarmi,
ad abbracciarmi e consolarmi
per il dolore che appartiene a noi come umanità
che ricerca la via dell’Eden perduto,
al fine di tornare puri
come cristalli o gocce di rugiada,
al fine di abbandonare i contenitori
che imprigionano la nostra consapevolezza,
annullare l’illusione del tempo e dello spazio,
percepire tutto attraverso tutto e tutti,
senza più anime tormentate che lottano
per ergersi al di sopra del mondo
e chiedono per sé stesse, a Dio
il potere e la gloria.
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