Clima e futuro, uno sguardo al passato

Dicono che il futuro della Terra è in pericolo, c’è il climate change e i combustibili fossili a minare il destino delle nuove generazioni! È proprio così? Non proprio, perché prima ancora il futuro ce lo sta togliendo chi ha trasformato lo Stato in un’azienda e i diritti sociali di prima generazione (istruzione, lavoro, salute…) in gentili concessioni del neo-Stato etico globale, che in quanto fondato su principi ideologici indiscutibili è nostro assoluto sovrano. Ce lo sta togliendo una classe politica serva del vincolo esterno, cioè dell’Euro o comunque di una delle sue innumerevoli forme di controllo dell’economia che da decenni è “appaltata” ad entità sovranazionali non elette e quindi assolutamente non controllabili dal popolo. E ce lo stiamo togliendo noi stessi con il nostro inutile, comodo e ridicolo conformismo.

San Francesco sul monte La Verna

Giotto, Basilica superiore di Assisi

Un mattino, mentre Francesco pregava sul monte con Frate Leone, vide la figura di un angelo con sei ali tanto luminose che sembravano infuocate. Con un volo veloce, arrivò vicino a Francesco. Tra le sue ali apparve la figura di un uomo crocifisso. Due ali si alzavano sopra il suo capo, due ali volavano e altre due coprivano il corpo. Francesco si stupÌ e provò gioia e tristezza nel cuore. L`angelo scomparve e subito dopo Francesco si accorse di aver ricevuto nelle mani, nei piedi e nel costato gli stessi segni di Gesù e si sentì ancora più vicino a Lui.

Riduzione di San Bonaventura, Legenda major, Assisi 1263

Scriveva S. Bonaventura da Bagnoregio: “Un mattino, all’appressarsi della festa dell’Esaltazione della santa Croce, mentre pregava sul fianco del monte, vide la figura come di un serafino, con sei ali tanto luminose quanto infocate, discendere dalla sublimità dei cieli: esso, con rapidissimo volo, tenendosi librato nell’aria, giunse vicino all’uomo di Dio, e allora apparve tra le sue ali l’effige di un uomo crocifisso, che aveva mani e piedi stesi e confitti sulla croce. Due ali si alzavano sopra il suo capo, due si stendevano a volare e due velavano tutto il corpo. A quella vista si stupì fortemente, mentre gioia e tristezza gli inondavano il cuore. Provava letizia per l’atteggiamento gentile, con il quale si vedeva guardato da Cristo, sotto la figura del serafino. Ma il vederlo confitto in croce gli trapassava l’anima con la spada dolorosa della compassione. Fissava, pieno di stupore, quella visione così misteriosa, conscio che l’infermità della passione non poteva assolutamente coesistere con la natura spirituale e immortale del serafino. Ma da qui comprese, finalmente, per divina rivelazione, lo scopo per cui la divina provvidenza aveva mostrato al suo sguardo quella visione, cioè quello di fargli conoscere anticipatamente che lui, l’amico di Cristo, stava per essere trasformato tutto nel ritratto visibile di Cristo Gesù crocifisso, non mediante il martirio della carne, ma mediante l’incendio dello spirito” (Leg. Maj., I, 13, 3).
Fu Gesù stesso, nella sua apparizione, a chiarire a Francesco il senso di tale prodigio: “Sai tu … quello ch’ io t’ho fatto? Io t’ho donato le Stimmate che sono i segnali della mia passione, acciò che tu sia il mio gonfaloniere. E siccome io il dì della morte mia discesi al limbo, e tutte l’anime ch’ io vi trovai ne trassi in virtù di queste mie Istimate; e così a te concedo ch’ ogni anno, il dì della morte tua, tu vadi al purgatorio, e tutte l’anime de’ tuoi tre Ordini, cioè Minori, Suore e Continenti, ed eziandio degli altri i quali saranno istati a te molto divoti, i quali tu vi troverai, tu ne tragga in virtù delle tue Istimate e menile alla gloria di paradiso, acciò che tu sia a me conforme nella morte, come tu se’ nella vita” (“Delle Sacre Sante Istimate di Santo Francesco e delle loro considerazioni”, III considerazione).

I fiori della Pasqua

Pesistelia alata – foto dal web

Ripubblico questo post della Pasqua 2021

Il mio amico Andrea mi ha mandato questa splendida foto e allora ne approfitto per parlare dei “fiori della Pasqua”! La Peristelia alata è un’orchidea originaria del Brasile che fiorisce proprio nel periodo primaverile-pasquale e viene anche chiamata “fiore dello Spirito Santo”! Si dice che inviare una sua immagine in questo periodo porti la benedizione dello Spirito Santo alla persona che la riceve.

Passiflora – Image by Marion Streiff from Pixabay

La Passiflora (fiore della passione) venne associata alla passione e crocifissione di Cristo da un missionario che la vide in Messico nel 1610. Egli vide nella raggiera centrale la corona di spine che era stata posta sul capo di Gesù, nei tre stami i 3 chiodi coi quali Egli era stato messo in croce, nei 5 petali ed nei 5 sepali il rimando ai 10 apostoli rimasti fedeli a Gesù, (oltre che le 5 piaghe, due alle mani, due ai piedi ed una al costato), nell’androginoforo centrale la colonna della flagellazione e nei rametti, le fruste con cui Egli era stato flagellato. La leggenda dice che essa fiorì proprio grazie ad una lacrima dello stesso Cristo mentre gli passava vicino dolorante trascinando la croce verso il Golgota.

I pollini di questo cardo selvatico sono stati trovati nel lenzuolo della Sindone, che la tradizione vuole sia quello che ha avvolto Gesù nel sepolcro! Diffusa in tutta l’Asia Minore si può vedere andando in Palestina, ma solo dall’autunno alla primavera perché poi si secca, si stacca dalla radice e vola via, disperdendo nel vento i suoi semi che raggiungono distanze anche di decine e decine di chilometri e portano lontano, dovunque ci sia il terreno adatto al loro attecchimento, nuove piante che offriranno frutti a chi continuerà la tradizione della raccolta. Rinasce perpetua portata dal vento, così è lo Spirito del Signore che tutto sostiene, così è la speranza nella risurrezione. La natura ne porta il segno evidente, basta saper guardare.

BUONA PASQUA A TUTTI!!!

Armi

Post di Stefano

L’ invenzione, lo studio, la progettazione e la realizzazione di nuove armi sempre più potenti, insidiose e subdole, sempre più invincibili e indifendibili… hanno caratterizzato tutta la storia dell’umanità, tranne che nei suoi albori.
Fondamentalmente usate per difendere un privilegio acquisito o per ottenerne di nuovi, sono scagliate contro chi viene percepito come nemico o parte da sottomettere, allo scopo di consolidare od ampliare il potere.
Questa brutta abitudine umana scaturisce dall’invenzione del concetto di “proprietà privata” che deriva a sua volta dall’invenzione dell’agricoltura e dalla necessità, quindi, di difendere il frutto del proprio lavoro. Attualmente le armi si dividono in “Convenzionali”, usabili ad azione limitata nella zona di utilizzo e con effetti contenuti nel tempo, e “Di Distruzione di Massa”, generalmente non usabili secondo le convenzioni internazionali perché porterebbero rapidamente ad una escalation tale da poter provocare la fine del genere umano e forse dell’intera vita del pianeta.
Da tener presente, però, che nella mentalità dei militari e delle “intelligences”, molto poco intelligenti, c’è un totale disinteresse riguardo alle sorti del nemico, purché si possa sopravvivere e vincere. Lo dimostra il fatto che qualunque arma inventata è stata poi usata e purtroppo È usata, ma questo lo approfondiremo dopo.
Normalmente si pensa alla “bomba atomica”, ma non è l’unica. La prima arma di distruzione di massa è stata quella chimica, utilizzata nella prima guerra mondiale finché non ci si accorse che il vento, portando indietro i gas letali, provocava la morte dello stesso gassificatore.
Poi è arrivato il turno dell’arma nucleare che ha sancito, più che la fine della seconda guerra mondiale, l’inizio della guerra fredda. Anche questa, con il suo bagaglio di radioattività che passeggia per il mondo, non è da usare.
Ci sono certo altre armi di distruzione di massa, soprattutto dei cervelli: una certa cultura, una certa scuola, un certo cinema, una certa arte, la pubblicità… ora i social media e gli smartphone, ma vorrei concentrarmi sulle armi propriamente dette, quelle che uccidono. Le ultime nell’ordine sono quelle biologiche e quelle climatiche.
Per quelle pandemiche siamo sempre lì, c’è sempre il rischio che l’uso dell’arma si ritorca contro l’aggressore, lo abbiamo visto con il Covid: virus artificiale che ha infettato tutto il mondo. Probabilmente però la vera arma di questa nuova guerra non è il virus bensì la sua pseudo-cura: fantasia ed intelligenza diabolica non mancano mai. Bisogna poi considerare chi sia il nemico. Se per una certa élite Malthusiana il nemico è l’intera umanità, va benissimo una bella pandemia e la successiva campagna pseudo-vaccinale. Oppure, visto il proliferare dei bio-laboratori, magari si sta cercando un bel patogeno “settoriale”, che ne so: contro i Cinesi, contro i “negri”, contro i Russi… contro gli eterosessuali… Sarebbe un bel vantaggio no?
Resta infine l’arma climatica, quella sì che si può ancora usare! Chi potrebbe accusare il Pentagono se l’Iran resta senza acqua? La mia è solo una ipotesi eh… anche se il cielo a strisce, a quadretti o lattiginoso, basta alzare il naso e lo si vede… Niente di nuovo sotto il sole, quelle rare volte che ancora c’è.

Ave verum corpus, K. 618 – W.A. Mozart

Ave Verum Corpus natum de Maria Virgine, Vere passum, immolatum in cruce pro homine, Cuius latus perforatum fluxit aqua et sanguine, Esto nobis praegustatum in mortis examine. O Iesu dulcis, O Iesu pie, O Iesu, fili Mariae, Miserere mei. Amen.

Prostrati adoriamo.

Ti saluto Vero Corpo nato da Maria Vergine, veramente patito, immolato sulla croce per l'uomo, dal cui costato trafitto sgorgarono acqua e sangue, sii preparato per noi all'esame della morte. O dolce Gesù, o Gesù misericordioso, o Gesù, figlio di Maria, abbi pietà di me. Amen.

Adorazione del Giovedì Santo sul tema della Croce. Bisogna imparare a scegliere di salire con la nostra personale croce sulle spalle, l’alternativa è farsi schiacciare da essa.

Infinito

Nel rapporto trinitario Dio va oltre sé stesso generando la creazione. Di quest’atto d’amore incessante e continuo, l’uomo né è l’oggetto contingente ma necessario! Perché l’amore non ha altre logiche che l’amore stesso! È vero, siamo aperti alla percezione dell’infinito, all’idea di perfezione, al concetto di Dio vivente. Egli è in noi e infinitamente oltre. Mistero, mistero profondo, eppure… niente è più intimo di Dio.

Sero te amavi, pulchritudo tam antiqua et tam nova. Sero te amavi! Et ecce intus eras et ego foris, et ibi te quaerebam et in ista formosa, quae fecisti, deformis irruebam.


Tardi ti amai, Bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai! Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo; deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. (Sant’ Agostino Confess. 10, 27, 38)

Primavera 1938

Primavera 1938 – Bertolt Brecht

Oggi, domenica di Pasqua, presto
un’improvvisa tempesta di neve
si è abbattuta sull’isola.
Tra i cespugli verdeggianti c’era neve. Il mio ragazzo
mi ha portato verso un piccolo albicocco attaccato alla casa
strappandomi ad un verso in cui puntavo il dito contro coloro
che stanno preparando una guerra che
puo’ cancellare
il continente, quest’isola, il mio popolo,
la mia famiglia e me stesso. In silenzio
abbiamo messo un sacco
sopra all’albero tremante di freddo.

Isola di Fionia (nel paesino di Svendborg) Bertolt Brecht 

Poesia scritta da Brecht in esilio, quando ormai il gelo della guerra si abbatteva inesorabilmente su tutta l’Europa. Non ci sono più stagioni o rinascite a scandire la vita;un esile sacco, un gesto d’amore che vuol fare sembrare la natura umana meno crudele di fronte alla vita. Eppure ciechi, ignoranti e senz’anima continuiamo a cadere nella voragine insensata della guerra. Quando arretreranno, la scia di sangue sarà troppo lunga per parlare di pace, li conosciamo dà sempre, li conosciamo. La pace è adesso, una croce annunciata, imperativo che risorge. Nonostante tutto, Lui non ci abbandona

Utero in affitto?

Photo by Valeriya Kobzar on Pexels.com

Premetto che se avessi scritto io il post l’avrei intitolato “nozze e fichi secchi”! Il motivo è semplice, perché più che sui diritti, qui come al solito la questione andrebbe prioritariamente centrata sui fichi secchi, nel senso che noi POVERY comunque la pensiamo siamo esclusi a priori dalla compravendita in oggetto! Non che io condivida una tal pratica, anzi la penso proprio come Stefano, però a quelli che parlano di diritti – che in questo caso non riguardano certo solo le coppie omosessuali ma anche quelle etero che non possono avere figli – davvero pensano che si possano acquistare i figli con i fichi secchi? E no cari miei, ancora una volta l’ASINI-stra progressista divide la società fra padroni e proletari, dove guarda caso la PROLE sta nel nome stesso e nella sua essenza rivoluzionaria: FATE FIGLI, FATE FIGLI, FATE FIGLI COME NON CI FOSSE UN DOMANI!!!! Solo così la società può tornare ad avere un equilibrio, a riempire i vuoti che ormai sono diventati voragini di iniquità grazie ad elité vecchie e ammuffite che comandano il mondo pensando di essere padroni, in realtà sono solo mummie senza futuro.

Post di Stefano

Premetto che dei gusti sessuali di chicchessia non mi importa niente, purché consensuali e tra adulti, così come non mi importa niente dei gusti/idee/preferenze/ inclinazioni/colore della pelle/religione e di tutti quegli aspetti che caratterizzano gli  esseri umani… o gli alieni. Ho amici e nemici appartenenti a qualsiasi categoria e la “categoria” non incide minimamente al discrimine. Pensandoci bene, amici o nemici alieni non ne ho, ma forse mi sbaglio per non essermene accorto e comunque ci sarà tempo per rimediare. Premetto inoltre che per me l’utero delle donne è  l’organo/luogo più sacro nel mondo o, forse, nell’universo. È  quel luogo in cui si genera la vita della specie più senziente, in cui, per me che ci credo, prende dimora un’anima per incarnarsi e fare esperienza su questo mondo. È l’organo/luogo in cui si verifica la magia suprema, la creazione, il miracolo. Non voglio sminuire le altre forme viventi, sono sacri anche tutti i semi, tutte le uova e tutti gli uteri di tutti gli altri esseri viventi, ma l’utero delle donne presiede alla creazione dell’unico essere che, su questo pianeta, vanta la percezione di sé, l’autocoscienza ed il libero arbitrio.

Bene, fatte le doverose premesse, voglio affrontare la spinosa questione dell’utero in affitto. Vado subito al sodo: per me si tratta della forma più estrema dello sfruttamento del corpo femminile, peggiore persino di quello della prostituzione. La cosa che mi meraviglia di più, ma ormai mi ci sono abituato, è che questa pratica sia sponsorizzata dalla fazione “progressista”. La “sinistra” mondiale, dopo aver dimenticato i diritti dei lavoratori a favore delle lobby e della speculazione finanziaria, dopo aver dimenticato le giuste rivendicazioni verso la parità di genere a favore della perdita di identità e della fluidità di genere, dopo aver accolto favorevolmente il green cazz simile nel colore e nell’uso alla tessera fascista, ora si fa paladina del diritto delle coppie omosessuali ad avere figli,  sfruttando la povertà assoluta di donne che, pur di mangiare, si trasformano in fabbriche di bambini a pagamento. Donne che si ritrovano a DOVER rinunciare al proprio figlioletto dopo averlo sentito crescere dentro di loro… ve lo immaginate lo strazio? E lo strazio del bambino poi, a cui viene negato il diritto naturale di crescere con una madre ed un padre, con una figura femminile ed una maschile? Ripeto, non ho assolutamente nulla contro gli omosessuali, ma se la natura ha fatto sì che le coppie omosessuali non possano avere figli, ci sarà pure un motivo, no? Ricordo una foto, che girò su tutto il mainstream, in cui Nicky Vendola, icona del progressismo italiano, esponeva suo “figlio” in alto, a mo’ di trofeo. Un figlio non è un trofeo, è sbagliato anche chiamare un figlio “mio” figlio, è più corretto chiamare noi “suoi” genitori. Noi siamo suoi, i suoi servitori, dobbiamo proteggerlo e far sì che possa crescere e prosperare, lui è il futuro, noi siamo il passato.        

Ramo di mandorlo in fiore di Van Gogh

Mandorlo di Van Gogh

“Ho iniziato subito una tela per il figlio di Theo da appendere nella loro camera da letto, una tela azzurro cielo, sulla quale si stagliano grandi fiori di mandorlo bianchi. Il ramo di mandorlo è, forse, il dipinto migliore che ho fatto, quello a cui ho lavorato con più pazienza e con più calma”. 

Laborioso, vigilante, simbolo di speranza che Van Gogh ha colto nella nascita del nipote. Una speranza fragile come lo sono questi fiori all’inizio della Primavera, ma forte perché si ripete con la costanza della vita che non si arrende mai di fronte alle difficoltà. La natura ci lascia il segno da seguire, l’esempio da imitare, la forza da trovare di fronte ad ogni ostacolo. Affinché mai nulla vada perduto e nessuno venga mai lasciato solo. E i fiori del quadro di Van Gogh sono davvero un inno alla vita, oltre la disperazione che lui stesso ha tante volte vissuto, quella luce misteriosa che non si è mai spenta.

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