Premetto che le riflessioni che seguono prendono in parte ispirazione dal libro-raccolta di David Maria Turoldo ” La parabola di Giobbe”, la cui lettura è consigliata a chiunque cerchi ulteriori approfondimenti. Basti pensare che in scritti del 1972, vedeva con lucidità l’evolversi della società verso il sistema che definiva “condominio globale del potere”, espressione massima dell’asservimento dell’individuo!
Ma partiamo proprio dal titolo del post: i Poteri, anche nel loro apparente antagonismo, sono fra loro “solidali”: ciò che li unifica è appunto salvaguardare la “regola del potere”, una regola che consiste nel chiudere interi popoli e Stati in gabbie più o meno grandi, dove agli uomini rimarrà al massimo l’illusione di essere liberi!
Un piccolo ma significativo esempio a riguardo, è dato dall’analisi della situazione politica italiana ed europea. La scelta di cambiamento per gli elettori italiani è sempre e comunque dentro il partito unico dell’euro, che è quello che garantisce la continuità del Sistema attaccando e demonizzando in modo permanente lo Stato! Uno Stato che non si identifica più come comunità di cittadini portatori di diritti e doveri, quanto piuttosto come enorme termitaio basato sui principi disumanizzanti dell’organizzazione e dell’efficienza. In tutto ciò l’euro, apparentemente solo una moneta, è la linea di discrimine tra l’indicibile e l’immaginabile, indicibile perché non si può in alcun modo mettere in discussione che l’euro ci ha protetto da immani disastri; inimmaginabile perché non c’è futuro o speranza o forma di vita senziente fuori dall’euro! Solo al nominare la lira, che poi altro non dovrebbe essere che un sinonimo della perduta sovranità monetaria, la maggior parte della gente perde le staffe e inizia a snocciolare il solito mantra dei problemi atavici che sovrasterebbero la nostra martoriata patria: la casta, gli sprechi, il debito sulle spalle dei figli, la corruzione devastante, la mancanza di competitività, il clientelismo,…continuate pure voi se volete (e ne avete la forza)! Ai cittadini è quindi stata imposta per via artificiale o mass-mediatica incontrastata, una condizione di cecità e mutismo reale relativamente al principale ingranaggio del sistema, cioè la gestione privatistica della moneta svincolata dagli esecutivi dei paesi europei che ad essa hanno aderito. Non può certamente esserci alcuna sovranità, tanto meno sovranità popolare, se il principale strumento di redistribuizione della ricchezza e quindi del reddito dei cittadini è in mano ad élite non elette! Eppure nessun partito o movimento si fa portavoce di questa basilare verità, al massimo la cita tra i problemi lasciando ad un popolo debitamente disinformato in merito a quello che dovrebbe essere il meglio per se stesso, la falsa possibilità di scegliere cosa fare attraverso ad esempio, i referendum! Che essi riguardino la Costituzione o l’ipotetica uscita dall’euro, poco importa! Il loro esito non sarà certamente dettato da scelte consapevoli, quanto piuttosto da esigenze di potere. Sembrerà assurdo ma il sistema globale, come ogni organismo che si rispetti, cerca di difendersi in tutti i modi: nel campo civile è passato alla restaurazione, alla solidificazione del potere, alla cosiddetta stabilità di governo che altro poi non è che mancanza di rappresentanza politica dei cittadini: dove non c’è alternanza non c’è niente da scegliere e la democrazia è solo una parola vuota o al più può avere una funzione cosmetica in bocca ad uno dei tanti tromboni di regime che sentiamo ciarlare in televisione! In tutto ciò non mancano certamente le responsabilità individuali, equamente distribuite a carico di tutta la collettività, perché come diceva Dostoevskij <<il più grande peso per l’uomo è quello di essere libero>> un peso così gravoso che i più cercano sempre qualcuno a cui affidarlo!
Di fronte a questa agghiacciante verità è necessario iniziare a chiederci chi siamo e cosa vogliamo per noi stessi e per i nostri figli. Dobbiamo decidere QUALI sono le cose che veramente contano. Ogni uomo è irripetibile, insostituibile, unico, solo con la sua sorte e il suo destino. Per questo motivo ognuno di noi deve scegliere fra la propria salvezza o condanna: dobbiamo confrontarci con la nostra volontà di essere liberi! Libertà, fraternità, uguaglianza, concetti nati nel contesto della Rivoluzione francese , hanno poi avuto una rilevanza enorme influenzando tutta la cultura occidentale: sono tutti termini interscambiabili che stanno alla base del convivere e dei diritti di ogni uomo. Sono il fondamento per cui ogni etica, o norma, o legge, deve partire sempre dall’altro se vuole essere compatibile con una società a misura d’uomo. Erick Fromm diceva che “è razionale partecipare al bene comune di cui facciamo parte”, aggiungerei che è essenzialmente umano amare il prossimo attraverso cui ogni io si realizza. Di fatto chi gestisce il Potere ha paura solo della nostra capacità di essere coscienti, di affermare la proprietà assoluta, personale e inespugnabile della nostra coscienza che è la prima via alla libertà. E quando diventa coscienza diffusa, coscienza delle moltitudini, ogni potere deve tornare indietro. Ma ciò non accadrà finché noi persone comuni non prenderemo consapevolezza della nostra capacità e possibilità concreta di essere liberi, possibilità che ha come precondizione quello di cercare la verità in mezzo al mare di menzogne che ci propinano ed essere da esempio per gli altri creando delle oasi di libertà e di resistenza al sistema. Chi ha continuato a leggere fin qui significa che tante domande se le è fatte, anche se risposte io per primo non le so dare, comunque una piccola oasi d’incontro e condivisione l’abbiamo creata. Insieme! Perché seguendo la via dell’individualismo, della solitudine, non si può andare da nessuna parte!
Una riflessione finale rimanda necessariamente all’attualità, sempre utile è leggere interviste che vanno nella direzione di un cambiamento inverso, cioè quello che per noi cittadini ingabbiati nel sistema oligarchico dell’UE è una regressione sociale, mentre per LORO, che si sentono i padroni incontrastati di interi continenti è un progresso costante verso l’oligopolio mondialista. I garzoni di bottega sono i politicanti di turno, poi ci sono i custodi delle regole dogmatiche, indiscutibili, su cui si fonda il progetto euro-mondialista di regressione delle civiltà europee occidentali, loro ribadiscono che i danni fatti fin qui sono un bene, che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità e quindi la sofferenza attuale ce la siamo cercata, che tornare indietro (alla democrazia) non è possibile… Entriamo nel merito delle questioni appena ribadite provando a commentare la recente intervista fatta dal governatore della banca d’Italia Ignazio Visco: Parla Visco
L’intervista inizia con il vero problema per ogni liberista che si rispetti: se l’Europa non funziona è perché ci vuole più Europa! In comune i paesi dell’eurozona devono avere solo la moneta, arma sufficiente a creare gli squilibri e ad imporre le agognate riforme. Così è stato e così (ancora per poco) sarà, l’importante è però ribadire che serve l’unità politica, fiscale, …insomma la dis-integrazione nell’interesse di tutti i cittadini europei! Sulle cause della crisi e della mancata crescita dell’Italia si citano le solite problematiche: il DEBITO PUBBLICO, l’IMPREPARAZIONE (gli italiani devono sentirsi incapaci per definizione) rispetto alla globalizzazione e all’abbandono del tasso di cambio (cioè rinuncia alla sovranità monetaria)! Chiaramente si sorvola dall’evidenziare che l’esplosione del debito pubblico c’è stata in Italia a seguito dell’adesione allo SME nel 1979 e alla successiva privatizzazione della Banca d’Italia nel 1981. In poco più di 10 anni da questa data fatidica il rapporto debito/pil raddoppiò arrivando a superare il 120% del pil nel 1994! Il mancato controllo dei tassi d’interesse sul debito pubblico fu una chiara scelta politica: quella di finalizzare la spesa dello Stato al pagamento di sempre più ingenti interessi sul debito, interessi che da oltre 30 anni vanno in tasca agli investitori finanziari e vengono costantemente tolti, via tasse e tagli, ai cittadini! Si sorvola anche dal riflettere che rinunciare alla sovranità monetaria significa imporre costantemente nel tempo politiche economiche più o meno austere, in quanto il cambio sopravvalutato comporta recessioni e riforme che si scaricano sul costo del lavoro, cioè in ultima analisi sui lavoratori che si trovano sempre più precari, disoccupati e sfruttati! Non importa quanti errori sono stati compiuti, quanti danni l’imposizione delle regole europee hanno inflitto agli Stati (si pensi alla Grecia), la strada, il solco tracciato per gli euristi-liberisti è quello sacro e giusto! L’intervista al governatore Visco si chiude sulle banche: nel 2008 la crisi su scala mondiale è nata da una banca d’affari americana, la Lehman Brothers, ed è proseguita in Europa imponendo ai cittadini austerità spaventose, per ripagare, per via fiscale, i fallimenti a catena che il sistema bancario PRIVATO avrebbe altrimente generato: le banche tedesche e francesi in primis, sotto la sorveglianza (!?!) della virtuosissima e infallibile BCE, avevano prestato a man bassa capitali stratosferici ai paesi euro-deboli (Grecia, Spagna, Portogallo…), ben sapendo che all’arrivo di una crisi le eventuali insolvenze sarebbero state ripagate dai governi SOLIDALI col potere finanziario (vedi alla voce: governo di responsabilità nazionale) o se non disponibile dalla fidata troika! Ebbene oggi, che le cose vanno peggio (per noi) e meglio per le banche estere che allora via fondi salva stati (banche private) hanno beneficiato dei nostri soldi, pare che tocca ancora una volta a noi, incapaci di una vera ripresa, ricapitalizzare le nostre banche sommerse da un mare di sofferenze: mutui non pagati da famiglie di neo-disoccupati, prestiti dati a imprese ormai insolventi o fallite! E alla fine non è nemmeno importante (anzi è auspicabile) che i nostri istituti di credito finiscano in mano estere: ricapitalizzate via espropri (bail in) e regalate via “investimenti esteri” sempre ben venuti dalle nostre patriottiche élite! Ma è inutile continuare…
Concludo con una citazione tratta dal Fedone di Platone:
” A me sembra, come anche a te, o Socrate, che intorno a queste cose il sapere chiaramente sia impossibile o difficilissimo, mentre d’altra parte il non indagare in tutti i modi ciò che si è detto e il desistere avanti che uno sia esaurito nell’osservare sotto ogni aspetto, è certo da uomo ignavo. E’ necessario quindi decidersi in uno di questi due modi: o accoglier da altri, o scoprire da sé come stanno le cose; o, se ciò è impossibile, accettando almeno il migliore e il più inconfutabile degli argomenti; e, affidati a questo come su di una zattera, fare in modo pericolante la traversata della vita; a meno che uno non sia in grado, in modo più stabile e meno arrischiato, di compiere la traversata su di un sostegno più sicuro, cioè su di una certa divina rivelazione.
Quello che è certo, indipendentemente dalla scelta o dalla fede (dono luminoso riservato a pochi), è che da soli non si va da nessuna parte!