Candito per api

Ricetta anconetana super economica del candito per le api fatta in officina (ma non ditelo alle api che sono schizzinose)!!!

In questo periodo la covata della regina è ripresa ormai in abbondanza ma gli sbalzi di temperatura e le fioriture scarse impediscono alle api di ripristinare e incrementare le scorte. Ecco perché una soluzione d’emergenza è il candito, un impasto fatto da zucchero precedentemente frullato (per favorire l’amalgama) e lievito di birra, che oltre che a dare un’integrazione proteica serve a scindere glucosio e fruttosio rendendo più digeribile lo zucchero per le api.

L’APE

Pur’io vorrei la pace:
— diceva l’Ape a un Grillo —
ch’er lavoro tranquillo
me soddisfa e me piace.
Ma finché su la terra
parleranno de guerra
terrò sempre, a bon conto,
un pungijone pronto:
er pungijone mio
che m’ha arrotato Iddio.
– Trilussa
(Carlo Alberto Salustri)

Sapori d’altri tempi

Spremitura favi con miele

Nell’ultimo post abbiamo parlato dell’estrazione del miele tramite centrifugazione attraverso uno smielatore. Oggi questo è il sistema attualmente più usato, collegato alle arnie razionali alle quali l’apicoltore aggiunge i melari per poi raccogliere il miele 🍯! Ma esistono arnie dove le api costruiscono il nido su favi naturali, cioè che non hanno telai con fogli cerei – strutture di legno e cera forniti dall’apicoltore – e permettono alle api di costruire autonomamente i favi (leggi Miele in favo e arnie top bar). Questi verranno poi tagliati e spremuti dall’apicoltore, estraendo un miele che mantiene inalterati i sapori e gli odori, più grezzo, certamente particolare. Un sapore ormai perduto grazie all’industria della massificazione che punta solo al business accantonando la qualità quando questa non è compatibile con i guadagni. Ma per chi lavora per sé stesso il guadagno conta poco, tanta è invece la soddisfazione di poter recuperare i sapori perduti!

Smielare

In queste giornate bollenti, sia per il clima metereologico, sia per il clima politico, noi abbiamo pensato bene di estrarre il 🍯 raccolto dal duro lavoro delle api a cui non finiremo mai di dire grazie! Per mantenere la biodiversità e per addolcire le nostre giornate con il loro squisito nettare! Viva le 🐝!!!

Il mistero delle api che preservano le icone

In Grecia, un pio apicoltore ha l’abitudine di mettere icone nei suoi alveari. Le icone benedicono le api… e le api proteggono le icone. Per un decennio, un apicoltore di nome Sidoros Ţiminis, che vive nella regione di Kapandriti, vicino ad Atene, ha mantenuto una tradizione: ogni primavera, infila icone di Cristo, la Santa Vergine e diversi santi nei suoi alveari, al fine di benedire le sue api e la sua produzione annuale di miele. E ogni anno, si verifica lo stesso fenomeno misterioso: le api fanno le loro cellule a nido d’ape attorno alle immagini pie, evitando meticolosamente di coprirle. Potrebbe essere semplicemente un fenomeno legato a qualche effetto nel dipinto stesso, che potrebbe impedire alle api di costruire i loro favi su di loro? In ogni caso, il lavoro di queste peculiari api greche rimane degno di interesse. Leggi qui l’articolo originale: https://aleteia.org/2017/07/05/the-mysterious-icon-preserving-bees/

Apiscampo

Per togliere i melari é necessario far scendere le api nel nido. L’apiscampo è un sistema a senso umico, esso facilita la discesa delle api nel nido ma remde loro molto difficile la risalita. Scusandomi per la scarsa qualità dell’audio e delle immagini oltre che per la spiegazione che potrebbe risultare poco chiara se non hanno nozioni di apicoltura, a chi é interessato consiglio comunque la visione del breve video.

Il canto dell’ape regina

Il canto dell’ape regina – evento assai raro da ascoltare – sovrasta il ronzio delle api all’interno dell’alveare e si può nitidamente sentire anche fuori dall’arnia. Assomiglia ad una trombetta, dicono che suoni in sol diesis, quello che è certo è che sia un segnale per le api che la regina dà in particolari momenti. La regina canta per avvertire le api che è prossima la sciamatura, essa vuole essere certa che una nuova regina stia per nascere in modo da non lasciare orfane quelle che rimarranno nell’alveare. Ma canta anche al momento della nascita, perché nel caso ci siano altre api regine nate insieme a lei (le api sono solite allevare molte api regine contemporaneamente) può farsi individuare dalle sue rivali per sfidarle ad un duello mortale in cui solo una rimarrà la regina incontrastata dell’alveare.

Nel filmato sopra potrete individuare facilmente l’ape regina, perché oltre che più grande delle altre api era stata marchiata con il colore rosso dall’apicoltore. Il colore in questo caso indica l’anno di nascita 2013. Qui sopra potete vedere i colori convenzionali con cui vengono marchiate le regine dagli apicoltori, esso è un sistema utile sia per la vendita delle regine (chi le compra vuole essere sicuro di comprare una regina giovane), sia come memorandum per l’apicoltore stesso, che ritiene importante ricordare quanti anni ha una regina, dato che in media dopo 3 anni essa viene spontaneamente sostituita dalle api stesse a causa della perdita della fertilità che metterebbe a rischio la sopravvivenza dell’alveare.

Sciame

In questo breve video potete vedere uno sciame d’api che si sta depositando per formare il glomere.

A destra potete vedere il grappolo di api (glomere) che si sono appese ad un arbusto circondando la regina. Hanno appena lasciato l’alveare madre e si apprestano a trovare una cavità dove fare un nuovo nido. Questo significa che le api hanno allevato una nuova regina e la vecchia – dopo aver fatto il suo canto avvertendo le api che la sciamatura era prossima – ha spiccato il volo con alcune sue fedelissime (circa la metà delle api presenti nell’alveare)! In realtà il video me lo ha mandato la mia amica Saura il 24 aprile per chiedermi se potevo recuperare lo sciame che si era posato nel suo giardino. È andato il mio amico Gabriele perché io ero fuori città, il recupero è stato semplice. Si utilizza una piccola arnia in polistirolo, si va sotto il glomere e si scrollano le api dentro l’arnia chiudendo poi il coperchio ma lasciando aperta la porticina sul davanti. A questo punto se la regina è caduta dentro sarà proprio lei a richiamare le api emettendo un ferormone che le attira. Nel giro di una ventina di minuti assisteremo all’ordinata fila d’api che entrano velocemente nell’arnia pronte a costruire i favi necessari per immagazzinare il miele ma soprattutto per fare depositare alla regina le uova necessarie per portare rapidamente la famiglia ad un buon numero di api necessario per la raccolta di scorte per l’inverno. La natura sa sempre come andare avanti, a noi non resta che osservare meravigliati questo spettacolo.

Bottinatrici d’autunno!

Se fossimo stati in Sicilia avremmo potuto fare il raro miele di nespolo, ma pazienza, ci accontentiamo vedere le api fare l’ultimo e prezioso bottino di stagione!

Siamo quasi al tramonto di questa bella giornata di novembre, le api amano uscire con il sole ma le temperature miti per il periodo, intorno ai 15 gradi, le spingono fuori per succhiare fino all’ultima goccia di nettare da mettere come scorta nell’alveare.

Quando poi le temperature scenderanno costantemente sotto i 10 gradi, le api formeranno il glomere e non usciranno quasi più dall’alveare. Il loro compito sarà quello di mantenere in vita la regina, il glomere vibrerà costantemente come un vero e proprio cuore pulsante creando il calore necessario alla sopravvivenza. Qui vediamo proprio cosa significa il concetto di superorgamismo alveare: ogni ape è come una cellula di un organismo superiore con compiti ben precisi, compresa la futura riproduzione di un’altra famiglia attraverso la sciamatura primaverile. Ma questa è un’altra storia e avremo modo di riparlarne in futuro.

Propoli

Pro polis, che in greco significa davanti alla città o meglio a difesa della città! La propoli è una sostanza prodotta dalle api a difesa dell’alveare, proprio perché essa ha un’azione disinfettante e serve fra le altre cose a rivestire l’interno dell’arnia cementandola. Ma le api la utilizzano in vari modi, mescolandola al nettare e al polline o addirittura mummificando eventuali predatori entrati nell’arnia, magari uccisi dalle api ma troppo grossi per essere trasportati fuori: rivestiti di propoli essi si conserveranno senza esporre l’alveare a pericoli dovuti alla decomposizione. Quindi la propoli è certamente un potente battericida! Non è ancora chiaro come le api la estraggono, si pensa derivi dalle gemme delle piante, esistono oggi industrie che provano ad imitarne la produzione estraendo dei preparati simili al propoli dai pioppi, ma questi non saranno mai uguali all’originale. Soprattutto perché essa dipende da vari fattori, il periodo di estrazione che è prevalentemente la primavera e l’autunno e le piante presenti sul territorio. La propoli primaverile è di solito più chiara e viene mischiata con della cera, prodotta in gran quantità dalle api proprio in primavera; la propoli autunnale è più scura e forse più pura, esente da residui cerosi. Insomma La propoli è un prodotto sempre unico e inimitabile!!

La soluzione idroalcolica che ho preparato è composta per il 30% da propoli primaverile, poi c’è un 20% d’acqua e il 50% di alcool a 90 gradi. La raccolta è avvenuta per mezzo di reti plastiche poste fra il tetto di legno e l’arnia, esse hanno tanti buchini che le api tendono a propolizzare proprio perché vogliono che nulla entri nella loro casetta, né luce, né correnti d’aria, né insetti indesiderati. Quando la rete è stata completamente chiusa con la propoli l’apicoltore la toglie mettendola in surgelatore per un paio d’ore. La propoli con il caldo è appiccicosa e difficile da trattare, quindi appena tolta dal frigo quando ancora è dura va scrollata su un foglio di carta da forno e frantumata velocemente con un batticarne per poi essere messa in un recipiente di vetro con la soluzione sopra esposta fatta di acqua e alcool. Lasciata macerare per tre settimane oggi l’ho filtrata ed estratta con una siringa da 10 ml travasandola in una boccetta oscurata dotata di contagocce. Adesso è pronta per essere usata come integratore e per combattere raffreddori o mal di gola. Personalmente ne prendo 20 gocce al giorno diluite in un po’ d’acqua, ma una potente e gradita ricetta per il mal di gola può farsi sciogliendo le gocce insieme ad un cucchiaino di miele e al succo di uno spicchio di limone. Provare per credere!

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Seek first the kingdom of God and his righteousness. (Matthew 6:33)

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