Memoria Quando il nonno ti racconta le sue storie del passato tu lo ascolti e ti senti un bambino fortunato. Ieri e oggi sono i giorni che preparano al domani da tenere stretti stretti tra le tue e le sue mani. Ricordati di ricordare perché i ricordi sono un pezzo di te stesso. Non ti dimenticare che il tempo è sempre e non è solo adesso. J. Carioli, L’alfabeto dei sentimenti, Fatatracl
Il tempo è sempre, è un’eternità atomizzata da mille e mille esseri umani proiettati verso l’infinito, ma anelli inscindibili di una sola catena.
“Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?
Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda un’ambasceria per la pace.”
Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo.
2C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato. 3Un tempo per uccidere e un tempo per curare, un tempo per demolire e un tempo per costruire. 4Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per fare lutto e un tempo per danzare. 5Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. 6Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per conservare e un tempo per buttar via. 7Un tempo per strappare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare. 8Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace. 9Che guadagno ha chi si dà da fare con fatica?
10Ho considerato l’occupazione che Dio ha dato agli uomini perché vi si affatichino. 11Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo; inoltre ha posto nel loro cuore la durata dei tempi, senza però che gli uomini possano trovare la ragione di ciò che Dio compie dal principio alla fine.
Lotta di Giacobbe con l’angelo di Eugène Delacroix
Genesi 32,25-34 25 Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. 26 Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. 27 Quegli disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l’aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!». 28 Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe». 29 Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!». 30 Giacobbe allora gli chiese: «Dimmi il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse. 31 Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel «Perché – disse – ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva».
Scossi da Dio gridiamo giustiz ia affinché la sua voce emerga dalla profondità del suo silenzio! Del resto un Dio che libera dal male non può che fondare il suo amore verso le proprie creature attraverso una vera e propria ribellione amorosa! La nostra opposizione e ribellione è il fondamento del nostro essere liberi, del nostro essere diversi ma complementari al suo amore.
Giacobbe secondogenito di Isacco e fratello di Esaù infrange la Legge ingannando la propria famiglia e andando contro il volere dello stesso Dio, il tutto per diventare la guida del suo popolo. Non una scelta dettata dall’egoismo ma piuttosto da una consapevolezza interiore che lo guida e gli infonde coraggio in questa impresa disperata. E Dio premia questa sua caparbietà e lo benedice. Ma questa lotta è anche l’emblema del nostro rifiuto di Dio, del nostro volere fare da soli ed ergerci al di sopra delle nostre nullità. Dio, in questa lotta, riconosce e mantiene il nostro essere, dà dignità e vita alle nostre pretese.
La vita dello spirito implica una continua lotta interiore. Anche il pittore Delacroix sembra impegnato in una lotta contro Dio e nel 1 gennaio del 1861 durante la realizzazione della sua opera nella chiesa di Saint Suplice diceva: “… Le cose che sembravano essere le più facili da superare presentano difficoltà sconvolgenti e interminabili. Come è, allora, che invece di buttarmi giù, questo combattimento eterno mi solleva, non mi scoraggia, ma mi consola?”
Qui c’è tutto il tormento di vivere, il tormento di lottare incessantemente alla ricerca di Dio e una volta trovato non aver paura di gridargli in faccia le proprie ragioni, l’esigenza infinita delle sue benedizioni affinché ogni vuoto diventi pieno e ogni ingiustizia venga finalmente colmata.
"Non è tanto chi sono, quanto quello che faccio, che mi qualifica" ________________________________________________ "It's not who I am underneath, but what I do that defines me." ("Batman Begins")