
Miseria
umana miseria
corpi si disgregano
nel respiro leggero
dell’Eterno
Miseria
umana miseria
corpi si disgregano
nel respiro leggero
dell’Eterno
Memoria
Quando il nonno ti racconta
le sue storie del passato
tu lo ascolti e ti senti
un bambino fortunato.
Ieri e oggi sono i giorni
che preparano al domani
da tenere stretti stretti
tra le tue e le sue mani.
Ricordati di ricordare
perché i ricordi
sono un pezzo di te stesso.
Non ti dimenticare
che il tempo è sempre
e non è solo adesso.
J. Carioli, L’alfabeto dei sentimenti, Fatatracl
Il tempo è sempre, è un’eternità atomizzata da mille e mille esseri umani proiettati verso l’infinito, ma anelli inscindibili di una sola catena.
Oggi, 29 settembre 2022, è San Michele Arcangelo.
È anche la festa dei santi Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli. Nel giorno della dedicazione della basilica intitolata a San Michele anticamente edificata a Roma al sesto miglio della via Salaria, si celebrano insieme i tre arcangeli, di cui la Sacra Scrittura rivela le particolari missioni: giorno e notte essi servono Dio e, contemplando il suo volto, lo glorificano incessantemente. (Tratto da Santi e beati ) Ripropongo di seguito l’articolo che avevo scritto l’anno scorso.
In questi giorni dalla Sacra di San Michele in Piemonte possiamo vedere una spada di luce brillare verso il cielo!https://www.lalucedimaria.it/e-la-spada-dell-arcangelo-san-michele-quella-misteriosa-luce-nel-cielo/ Sono i giorni dell’equinozio d’autunno fra il 21 e il 23 settembre e ci avviciniamo al 29 settembre, giorno dedicato appunto a San Michele e agli Arcangeli. Questa festa fa quindi parte delle quattro feste cardinali celebrate anche dalla Chiesa: Natale, Pasqua, San Giovanni e San Michele. Tutte cadono in prossimità dei solstizi e degli equinozi. Ognuna di esse rappresenta un passaggio di stato, interiore (spirituale) ed esteriore (le stagioni). Nel caso del solstizio d’autunno la fine dell’estate porta con se la caduta dei frutti ormai maturi e la dispersione dei semi. Forse anche la spada di luce di San Michele indica una separazione interiore del corpo materiale da quello spirituale e questa separazione riguarda sia il singolo sia l’intera umanità. Una separazione ancora più evidente se guardiamo alle vicende terrene, con popoli guidati da élite che difficilmente permettono all’umanità un’evoluzione spirituale, che anzi seminano odio e spingono alla divisione.
Ma San Michele non ha solo la spada, esso viene a volte rappresentato con la bilancia e la spada tenuta per la lama a mo’ di croce. In questo caso Michele diventa simbolo di guarigione, esso guarisce dal male, non divide, non separa ma ricompone corpo e spirito guarendo le eterne ferite dell’animo umano.
Ciò è possibile solo come un cammino evolutivo ed interiore dell’uomo e dell’intera umanità? Simbologie gnostiche e massoniche fanno appunto pensare a questo, lo stesso nome Michele significa “Colui che è come Dio?”. Ma il nome è qui una domanda, NON un’affermazione. Gli arcangeli e quindi lo stesso Michele e Lucifero esistono dall’inizio dei tempi, ma dalla caduta di quest’ultimo la lama della spada creò la fessura dove l’angelo luciferino sprofondò negli abissi della materia. Su tale fessura sorgono in una linea lunga circa 2000 km i santuari dedicati a San Michele (Sacra di San Michele e Santuario di San Michele sul Monte Sant’Angelo in Italia). Un monito che mette in guardia dal male e che evidenzia la presenza del divino nel mondo. San Michele è un messaggero, non solo tra Uomo e Dio, ma anche tra uomo e uomo. È il simbolo di un’esperienza di fede che presuppone un canale di conoscenza diverso rispetto a quello razionale: l’esperienza del trascendente, dell’esperienza mistica che permette di andare oltre la dimensione del male e della sofferenza per arrivare all’esperienza dell’Amore. Solo attraverso quest’esperienza è possibile tornare ad unire gli opposti, il bene e il male, il buio e la luce, lo spirito e la materia. Ma essa è un’esperienza che va oltre l’umano, non possiamo salvarci da soli.
https://opinioniweb.blog/2018/08/28/agostino-dippona-dubitare-per-credere/
Capita di capire cos’è la vita
quel dolore
è immenso, io lo so
cos’hai provato
lo faccio mio e taccio
Fra le onde siamo naufraghi
senza meta
Se c’è un senso
se c’è
la giustizia é la sua trama inestricabile
Lassù volano gli angeli
torneranno mai a parlarci d’amore?
Quel buio sconfinato é solo ombra
dolore che vive insieme a noi
non abbiamo occhi per vedere
mistero, trascendenza… è inutile cercare
Chi già ha attraversato l’abisso
non può cambiare il nostro destino
sfiorare, con un soffio, solitarie esistenze
No, siamo soli!
Quel dolore è la forma del vuoto
segno della nostra natura contingente
nel silenzio arriverà forse un suono
esigenza di una pienezza inesauribile
nota mai suonata
L’umanità, senza Dio, non ha voce
San Giorgio è considerato il patrono dei cavalieri, dei soldati, degli scout, degli schermitori, degli arcieri; inoltre è invocato contro la peste e la lebbra, e contro i serpenti velenosi. Le reliquie del santo si trovano in diversi luoghi del mondo: a Roma la chiesa di S. Giorgio al Velabro ne custodisce il cranio per volontà di papa Zaccaria.
Come nel caso di altri santi avvolti nella leggenda, così anche per san Giorgio si potrebbe concludere che la sua funzione storica è quella di ricordare al mondo una sola idea ma fondamentale, e cioè che il bene a lungo andare vince sempre sul male. La lotta contro il male è una dimensione sempre presente nella storia umana, ma questa battaglia non si vince da soli: san Giorgio uccide il drago perché è Dio che agisce in lui. Con Cristo il male che non avrà mai più l’ultima parola.
Tratto da San Giorgio, martire
Vivi di noi:
Sei
la verità che non ragiona:
un Dio che pena
nel cuore dell’uomo
Poesia di padre Turoldo, tratta da Anche Dio è infelice, ed. Piemme
Ragione
è necessitata a credere
ma prodigio ancora più grande
è credere
Poesia di padre Turoldo, tratta da Anche Dio è infelice, ed. Piemme
Padre Turoldo affermava che la libertà dell’uomo è un limite di Dio, ciò significa che la nostra libertà è alla base della stessa creazione. Quindi il mondo è mondo proprio per il gioco tremendo delle libertà e solo il misterioso agire della provvidenza rende possibile realizzare il bene anche dal male. La provvidenza è un argine, ma al contempo non è il limite al nostro agire che si mantiene libero.
Il male invece è limite, schiavitù, oppressione, esso è opera dell’uomo e si manifesta ogni volta che i nostri orgogli e le nostre avidità scavano una fossa invalicabile, un grande abisso che è capace di inglobare tutto e tutti. Per questo la storia cade ciclicamente nella disperazione, per questo sempre nuove nubi si scorgono all’orizzonte. Il grande abisso è sempre lì, fa parte del gioco delle libertà. Dobbiamo accorgerci in tempo che abbiamo dei fratelli, capire che rinunciare ad amare significa rinunciare alla salvezza. Avere fede, credere, questo si che è un atto rivoluzionario, forse l’unico capace di modificare il divenire, sia quello personale, sia quello della storia dell’uomo…
“… Essere Amore è sua
inevitabile pena”
Genesi 32,25-34
25 Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. 26 Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. 27 Quegli disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l’aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!». 28 Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe». 29 Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!». 30 Giacobbe allora gli chiese: «Dimmi il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse. 31 Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel «Perché – disse – ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva».
Scossi da Dio gridiamo giustiz ia affinché la sua voce emerga dalla profondità del suo silenzio! Del resto un Dio che libera dal male non può che fondare il suo amore verso le proprie creature attraverso una vera e propria ribellione amorosa! La nostra opposizione e ribellione è il fondamento del nostro essere liberi, del nostro essere diversi ma complementari al suo amore.
Giacobbe secondogenito di Isacco e fratello di Esaù infrange la Legge ingannando la propria famiglia e andando contro il volere dello stesso Dio, il tutto per diventare la guida del suo popolo. Non una scelta dettata dall’egoismo ma piuttosto da una consapevolezza interiore che lo guida e gli infonde coraggio in questa impresa disperata. E Dio premia questa sua caparbietà e lo benedice. Ma questa lotta è anche l’emblema del nostro rifiuto di Dio, del nostro volere fare da soli ed ergerci al di sopra delle nostre nullità. Dio, in questa lotta, riconosce e mantiene il nostro essere, dà dignità e vita alle nostre pretese.
La vita dello spirito implica una continua lotta interiore. Anche il pittore Delacroix sembra impegnato in una lotta contro Dio e nel 1 gennaio del 1861 durante la realizzazione della sua opera nella chiesa di Saint Suplice diceva: “… Le cose che sembravano essere le più facili da superare presentano difficoltà sconvolgenti e interminabili. Come è, allora, che invece di buttarmi giù, questo combattimento eterno mi solleva, non mi scoraggia, ma mi consola?”
Qui c’è tutto il tormento di vivere, il tormento di lottare incessantemente alla ricerca di Dio e una volta trovato non aver paura di gridargli in faccia le proprie ragioni, l’esigenza infinita delle sue benedizioni affinché ogni vuoto diventi pieno e ogni ingiustizia venga finalmente colmata.
Sant’Agostino morì ad Ippona il 28 Agosto 430. Ripubblico sotto un post che era stato ispirato dalle sue posizioni teologiche e dall’esperienza della sua conversione. Mi riferisco in particolare alla “razionalità della fede”: per Agostino la fede è un gradino della conoscenza, essa dona “i semi della verità” e quando si tratta di” verità supreme essa purifica il cuore e lo rende capace di accogliere e sostenere la luce della ragione”.
“Sant’Agostino stava scrivendo il suo trattato sulla Trinità e si sforzava di approfondire il grande mistero. Ad un tratto s’accorse che a breve distanza da lui v’era un bimbo, che con una conchiglia attingeva dal mare e la trasportava in una piccola buca, che aveva scavata nella sabbia.
Che fai bimbo? – domandò Sant’Agostino.
Voglio svuotare il mare e metterlo in questa buca, – rispose il bambino.
Ma non vedi che è impossibile? Il mare è così grande e la buca così piccola!
Vescovo Agostino, e come potrai tu, piccola creatura della terra, con la tua limitata intelligenza comprendere un mistero così alto, quale è quello della SS. Trinità? Detto ciò, il piccolo scomparve. Era un angelo del Cielo.”
La fede è un continuo confronto con il Mistero. La fede non è certezza , ma ricerca di senso. Quello del credente è infatti un cammino nella fede, una messa in discussione continua delle proprie certezze, una risposta mai banale alle domande sulla propria esistenza e sul senso del Tutto in cui siamo inseriti. Alla base della fede non c’è solo la fiducia illimitata in un Dio che pensiamo o sentiamo o vogliamo che esista perché espressione di un nostro bisogno e una nostra fragilità. La fiducia quando non ha riscontri puntuali viene tradita e decade nel nulla. Oltre alla fiducia è necessario un fondamento e questo è possibile solo trovando nella nostra intimità quell’ IDEA GRANDIOSA di Dio che è parte del nostro essere: Dio è quell’Essere così perfetto in cui l’Essenza e l’Esistenza coincidono! Pensare Dio, come diceva Sant’Anselmo, è pensarlo necessariamente come esistente! Ciò non è solo un astruso ragionamento filosofico, ma è un presupposto fondante la fede, un principio che va oltre la pura razionalità e si impone ad ogni uomo che sia in atteggiamento di ascolto. Sentire Dio come esistente non significa però definirlo, tanto meno conoscerlo. Non si può chiudere Dio in una scatola e dire: “Ecco, questo è (il mio) Dio!”. Il saccente e il bigotto non faranno altro che preconfezionare il loro Dio e proporlo nella sua logicità agli altri. In realtà qui non c’è alcuna differenza fra l’ateo e il cosiddetto credente, entrambi hanno le loro incrollabili e immutabili certezze e accolgono sprezzanti con scetticismo ogni critica e posizione diversa dalla loro.
Sant’Agostino affermava che “…si deve cercare Dio per trovarlo e trovarlo per cercarlo ancora!”, questo perché nel credente il dubbio è risorgente, si crede ogni giorno nel cammino della propria esistenza, non ci sono risposte ai misteri del male e della sofferenza, anzi quasi mai è possibile spiegarli! Non sappiamo il perché del vuoto infinito che ci pervade, ma al contempo non possiamo fare a meno di credere pervasi da quella luminosa idea che si impone all’animo umano con la sua grandezza! Quell’atomo di Verità che scorgiamo quando ci liberiamo dai pregiudizi è il motore che ci spinge a rinnovare la fede in un cammino arduo e tormentato. Concludo con una bellissima preghiera di Sant’Agostino…
Tardi ti ho amato,
bellezza così antica e così nuova,
tardi ti ho amato.
Tu eri dentro di me, e io fuori.
E là ti cercavo.
Deforme, mi gettavo
sulle belle forme delle tue creature.
Tu eri con me, ma io non ero con te.
Mi tenevano lontano da te
quelle creature che non esisterebbero
se non esistessero in te.
Mi hai chiamato,
e il tuo grido ha squarciato la mia sordità.
Hai mandato un baleno,
e il tuo splendore
ha dissipato la mia cecità.
Hai effuso il tuo profumo;
l’ho aspirato e ora anelo a te.
Ti ho gustato,
e ora ho fame e sete di te.
Mi hai toccato,
e ora ardo dal desiderio della tua pace.
(Confessioni 10.27.38)
Moda, beauty, lifestyle e recensioni
Un po' al di qua e un po' al di là del limite
Tu sitio web favorito para temas financieros y de desarrollo personal. ¿Te lo vas a perder?
Nosce te Ipsum (Socrate)
Reading And Writing is the best Investment of Time ✨ ( Motivational Thoughts) "LIFE IS A JOURNEY"
C.F. 92078820526
Appunti e Storie