Prospettiva Nevski – Franco Battiato

“E studiavamo chiusi in una stanza la luce fioca di candele e lampade a petrolio”; “Il mio Maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”.

Forse è giunto il momento di ri-ascoltare questo brano capolavoro di Franco Battiato.

Danzare sul mondo

Era il 1989 quando l’artista americano Keith Haring venne in Italia per fare il suo ultimo murales pubblico. Oggi quest’opera la potete vedere a Pisa sulla facciata della chiesa di Sant’Antonio Abate. Di solito Haring dipingeva murales destinati a scomparire nel tempo, questo fa un’eccezione. Su Wikipedia potete leggere:

“Il titolo proposto dall’autore, direttamente in italiano, esprime a parole il significato simbolico rappresentato: un futuro in cui gli ideali dominanti siano unitarietà e pace.

«Titoli? Una domanda difficile, perché non do mai un titolo a niente… Nemmeno questo dipinto ne ha uno, ma se dovesse averlo sarebbe qualcosa come… Tuttomondo

Il dipinto ritrae 30 figure dinamiche e di grande vitalità, concatenate e incastrate tra loro a simboleggiare la pace e l’armonia del mondo. Al centro del murale si trova la “croce pisana”, rappresentata con quattro figure umane unite all’altezza della vita. Più in alto, un uomo sorregge sulle spalle un delfino, a sinistra compaiono un cane, una scimmia e un volatile: il legame dell’uomo con la natura è indispensabile per l’armonia del mondo. In alto a destra un paio di forbici, a simboleggiare il bene, rappresentate come l’unione di due figure umane, tagliano in due un serpente, a simboleggiare il male. Una donna con in braccio un bambino e un uomo con un televisore al posto della testa rappresentano il contrasto tra la naturalità della vita e la tecnologia che ne stravolge i ritmi. Si può notare in alto a sinistra una persona gialla, come una matriosca, a simboleggiare che anche una persona con chili di peso in eccesso, nei diritti e nei doveri dal suo interno, è uguale a tutti gli altri. Due gemelli siamesi al centro, uniti nel tronco, e altri due a destra uniti all’altezza delle spalle, sono probabilmente una condanna ai disastri nucleari. In basso, al livello della strada, è stata raffigurata una figura gialla che cammina: rappresenta il pubblico, un passante o un turista, che dedica un momento di riflessione all’opera, prima di proseguire in direzione della Torre di Pisa.”Leggi il resto su Wikipedia cliccando Tuttomondo

Bello e soprattutto attuale, da fare vedere ai bambini lasciandoli liberi di esprimersi copiando i personaggi che preferiscono e facendoli poi commentare. So di cosa parlo perché è un lavoro che faccio da anni con i ragazzini di classe quinta della scuola primaria. Se non siete insegnanti potete farlo con i vostri figli o nipoti, vedrete che il risultato vi sorprenderà!

Si chiamava Gesù

Testo di Fabrizio De André

Venuto da molto lontano
A convertire bestie e gente
Non si può dire non sia servito a niente
Perché prese la terra per mano
Vestito di sabbia e di bianco
Alcuni lo dissero santo
Per altri ebbe meno virtù
Si faceva chiamare Gesù Non intendo cantare la gloria
Né invocare la grazia e il perdono
Di chi penso non fu altri che un uomo
Come Dio passato alla storia
Ma inumano è pur sempre l’amore
Di chi rantola senza rancore
Perdonando con l’ultima voce
Chi lo uccide fra le braccia di una croce E per quelli che l’ebbero odiato
Nel Getzemani pianse l’addio
Come per chi l’adorò come Dio
Che gli disse sia sempre lodato
Per chi gli portò in dono alla fine
Una lacrima o una treccia di spine
Accettando ad estremo saluto
La preghiera l’insulto e lo sputo E morì come tutti si muore
Come tutti cambiando colore
Non si può dire non sia servito a molto
Perché il male dalla terra non fu tolto Ebbe forse un pò troppe virtù
Ebbe un nome ed un volto: Gesù
Di Maria dicono fosse il figlio
Sulla croce sbiancò come un giglio

Breve commento personale

De André pare che fosse ateo, sinceramente non so se durante la sua vita avesse mai cambiato questa posizione. Però questa canzone lascia comunque spazio alla grandiosità della figura di Cristo. <<…non fu altri che uomo, come Dio passato alla storia ma inumano è pur sempre l’amore di che rantola senza rancore perdonando con l’ultima voce chi lo uccide fra le braccia di una croce>>. Inumano o divino o superiore è la grandiosità di chi perdona ciò che altrimenti sarebbe imperdonabile! Cristo che pianse per l’intera umanità un male che continua a flagellare la terra, un male che è radicato nel cuore dell’uomo. Ma far spazio all’amore è diventato possibile attraverso un Dio che è nato nel mondo per convertire il cuore di tutti. Questa è la porta che Cristo ha aperto nella storia e che nessun male potrà mai richiudere.

Una grande perdita, per ora

Bell’articolo su Franco Battiato, però nel finale ti lasci tentare dal peso di una vita che gravita verso il basso, impedendoci di vedere la luce. Sei sicuro Stefano che in questa vita (o in queste vite se preferisci) ci si possa davvero incontrare?

Post di Stefano

Questo è un articolo molto difficile da scrivere per me, ma sento che lo devo fare. Ne ho avuto la necessità fin da quando c’è stato l’evento. Voglio parlare di Franco Battiato, di quello che ha rappresentato per me e con la speranza di poter esprimerne almeno una frazione di quello che ha rappresentato per il mondo intero. Conobbi Battiato negli anni ‘70, quando chiesi ad un mio compagno di scuola se sapesse indicarmi qualche autore di musica elettronica: così, tra i vari Tangerine Dream, Popol Whu, Klaus Shultze e Kraftwerk, inserì anche questa speranza italiana.
Lo ascoltai allora e rimasi affascinato solo da alcuni pezzi, mentre la maggior parte li giudicai come musica inascoltabile, definizione poi data dallo stesso Battiato al suo periodo elettronico.
Nel ‘79, stanco della sperimentazione pura e dell’inevitabile insuccesso, decise che era ora di avere popolarità per poter parlare a più gente possibile, perché di cose da dire ne aveva davvero tante. Con la collaborazione di Giusto Pio, violinista dell’orchestra sinfonica della RAI con cui condivideva, tra l’altro, la passione per la cultura esoterica, fece uscire un album di musica pop: L’Era Del Cinghiale Bianco. Anche io, insieme a tanti, considerai questa svolta come un tradimento. Smisi di ascoltare Battiato… o per lo meno “ufficialmente” perché, quando capitava di sentire qualche brano in radio, restavo inevitabilmente attratto da quelle sonorità sempre peculiari e soprattutto da quei testi così strani e così sempre affascinanti. Per fortuna avevo già superato il pregiudizio contro i “cantautori non di sinistra”, avendo apprezzato tanto Lucio Battisti. Ma Battiato non era né di destra né di sinistra, almeno credo, poiché lui volava davvero alto, sopra a queste stupide dicotomie. Arrivarono quindi i primi anni ‘90, quando una mia amica, interessata come me ad argomenti esoterici e spirituali, mi consigliò di ascoltare attentamente tutti i lavori di Battiato, anzi fece di più: mi prestò tutti gli album, dal Cinghiale Bianco all’ultimo che, a quel tempo, era Come un Cammello in una Grondaia.

In questo, mi colpirono brani quali Povera Patria, una graffiante denuncia contro la politica più deteriore, Le Sacre Sinfonie del Tempo, un testo profondamente spirituale in cui mi sono riconosciuto appieno, ma soprattutto L’Ombra della Luce, la prima preghiera che io abbia mai fatto mia, le prime parole che io abbia mai sentito vere, da rivolgere ad una divinità per come la intendo io.
Mi conquistò! Cominciai ad ascoltare vorace ed assiduo ogni sua canzone, iniziai ad apprezzare anche le musiche e gli arrangiamenti, che sembravano banali al primo ascolto, ma che davvero non lo erano. Per la prima volta in vita mia, dopo i 14 anni di età, smisi per un po’ di ascoltare Pink Floyd, Genesis, eccetera… Divenni drogato. Battiato giocava con la musica leggera, ci inseriva il Rock Progressivo, la Musica Classica, L’Elettronica, la Dance, la Musica Etnica… tutto! Sapeva farlo, era padrone. Ma soprattutto “parlava”, diceva cose e, secondo me, le sapeva dire ad ogni livello di comprensione. Come ogni buon Maestro Spirituale sapeva inserire contenuti buoni per ogni livello evolutivo. Ecco che cosa è stato e che cosa è per me: un Maestro Spirituale. Per quanto mi renda conto di aver appreso soltanto un milionesimo dei suoi insegnamenti, quella briciola ha fatto evolvere la mia anima più di qualsiasi libro abbia letto. Non passa giorno senza che abbia a citare qualche sua frase, era per me una fonte di saggezza assoluta. Sapeva sintetizzare in pochi versi dei concetti universali. Da allora non so neanche quanti concerti abbia visto, dagli anni ‘90 in poi, ho viaggiato per l’Italia per applaudirlo. Successivamente, da cantante, ho cantato migliaia di volte le sue canzoni, ho organizzato degli “One Man Tribute”: la mia voce sulle basi musicali. Ora sto tentando di organizzare un evento tributo nella mia città, Ancona: a proposito e per chi fosse interessato, ho ancora bisogno di gran parte dei musicisti!
Chi era Franco Battiato? Prima di tutto un artista, a tutto campo, ad ampio raggio: dalla musica, tutti i generi musicali, alla poesia, dal cinema alla pittura, eccetera. Un uomo schivo e timido, ma in grado di distruggere chiunque tentasse di ridicolizzarlo, investendolo con la sua cultura e la sua ironia. Un comico: tuttora mi ritrovo a sbellicarmi dalle risate ascoltando i suoi testi. Collaborava con chiunque glielo chiedesse e non voleva niente in cambio: ho letto ed ascoltato decine di interviste a tal proposito. Era un talent scout: ha fatto esplodere la meravigliosa Alice, già conosciuta, ma non a quel livello; ha fatto esplodere quell’altra voce meravigliosa e semisconosciuta di Giuni Russo e tanti altri ancora. Diffondeva l’esoterismo ed ha reso popolari concetti come la reincarnazione: ha dimostrato come Cristo ne parlasse nei suoi Vangeli. Ha parlato della meditazione e dei suoi benefici, l’ha anche insegnata su un documentario e su alcune interviste. In un altro documentario ha spiegato che cosa avviene al momento del trapasso. Ha approfondito e diffuso saperi antichi e moderni, cercando soprattutto le sintonie tra diverse tradizioni e religioni, senza mai contrapporsi ad alcuna ed evidenziando i punti in comune: da Gurdjieff al Sufismo; da Yogananda all’Induismo; da René Guénon a tutte le tradizioni religiose e filosofiche. Ha demolito sarcasticamente ogni vizio della nostra società, è impossibile elencarli tutti, ma mi piace citare la New Age, ridicolizzata ancora prima che si manifestasse in pieno, nella canzone Magic Shop del 1979. Concetto ripreso, ma con netto ritardo, da Francesco Gabbani nel 2017 con la sua Occidentali’s Karma. Insomma un gigante… buono, ma che si faceva rispettare: una volta Dario Fo lo avvicinò e gli disse che i suoi testi non gli piacevano, lui, candidamente, rispose al grande attore: “E chi cazzo se ne frega?”. Famosi poi i suoi aforismi, a me piace sempre citare: “Io non amo sentirmi intelligente ascoltando dei cretini parlare, preferisco sentirmi un cretino ascoltando parlare uomini eccelsi.”.
Potrei continuare all’infinito, ma credo di avervi annoiato.
Arrivederci Franco, ti ho amato tanto, se non riuscirai, come ti auguro, a “lasciare questo ciclo di vite” spero di rincontrarti in una prossima.

Lode alla RAI

Post di Stefano

Quando ci vuole ci vuole! Ben inteso resto dell’idea che meno televisione si guarda meglio è, ma stavolta farò un’eccezione, così non mi si dica che non sono obbiettivo.

Sto parlando del programma “ Via dei matti numero 0” di Valentina Cenni e Stefano Bollani, in onda dal lunedì al venerdì alle 20.15 su Rai 3.

È un programma BELLO (almeno per me)!

Mi sono lamentato spesso della pochezza che caratterizza i programmi dei palinsesti televisivi offerti dai canali massimalisti: informazione a senso unico (quello sbagliato), intrattenimento senza contenuti, pseudo artisti improvvisati e pompati dalla pubblicità più per l’immagine che per la bravura, musica con la scadenza (a breve termine)… eccetera.

Mi sono spesso lamentato che solo fino agli anni ‘80 gli artisti sapevano “fare gli artisti” perché erano selezionati, aspetto che adesso non c’è. Ovvero la selezione c’è, ma è basata su altri criteri, dove l’arte c’entra poco o niente.

Questo programma fa eccezione… finalmente! È intelligente, spassoso, coinvolgente, istruttivo e godibile. Conoscevo già Stefano Bollani, è uno dei musicisti che preferisco in Italia, ho molti suoi dischi ed ho assistito ad alcuni suoi concerti. Ma è stata una graditissima sorpresa conoscere Valentina Cenni, credo sia la moglie o la compagna di Bollani poiché entrambi senza museruola come permesso tra conviventi: bravissima attrice, perfetta presentatrice ed ottima cantante. Coppia simpatica e coinvolgente che, focalizzata soprattutto sulla musica, tutta la musica conosciuta e sconosciuta, sa intrattenere conversazioni stimolanti ed esilaranti con gli ospiti, tutti personaggi di spessore.

I due parlano sempre di musica ed insegnano un sacco di cose, persino ad uno come me che di musica qualcosa capisce, solo qualcosa, modestamente. Lui, tra un assolo al pianoforte ed un esempio su qualche genere musicale, narra aneddoti e curiosità; lei, con ammirazione mal celata (o forse intenzionale) verso il compagno, riporta in carreggiata l’argomento della serata, con entusiasmo e savoir faire.

Bollani spesso non nasconde il suo interesse verso argomenti non propriamente convenzionali e ciò, ovviamente, non può sfuggire ad un curioso di tali argomenti come me.

Stasera ha affrontato la questione dell’accordatura a 432 Hz, argomento che ho studiato e al quale ho dedicato un paio di conferenze, e ha anche fatto un accenno a Corrado Malanga, studioso e ricercatore decisamente fuori dagli schemi, al quale ho dedicato un mio romanzo di fantascienza.

Insomma che dire? Questo programma mi piace, mi riporta ad una epoca in cui le trasmissioni TV erano di qualità, vi consiglio di guardarlo e… spero che duri.

Tutti cercano qualcosa

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Il testo sotto è tratto dalla canzone “Tutti cercano qualcosa”, contenuta nell’album “I treni a vapore”. Non ho molti commenti da fare, mi sono limitato a sottolineare ed evidenziare le parole che più mi hanno colpito. Forse è un testo romantico, forse è filosofico, forse addirittura teologico… lascio a voi la scelta. Sicuramente è tratto dalle profondità dell’animo umano, che è un cercatore d’amore insaziabile, che si perde nella disperata ricerca di noi stessi in profondità infinite e insondabili!  Il video e la canzone di Fiorella Mannoia la potete ascoltare QUI – Tutti cercano qualcosa

TUTTI CERCANO QUALCOSA

Tutti cercano qualcosa magari per vie infinite

magari per vie difficili e misteriose

a volte con arroganza e a volte senza pudore

a volte senza speranza e ormai nemmeno più dolore

soltanto per un po’ di tempo o per la vita intera

nel sole di mezzogiorno o nella polvere di questa lunga sera.

Tutti cercano qualcosa che non sanno più

ma io di più… ma io di più…

Mi manchi che fuori è freddo, mi manchi che fuori piove

che fuori c’è quest’aria scura che non si muove

mi manchi da tutto il tempo nel tempo di questo secondo

e mancano le parole e manca il fiato

e la voce diventa di vetro in questo tempo affilato

tempo che prende fuoco se manchi tu…

ma io di più…ma io di più…

E sarà fuoco e sarà amore oppure non sarà

e sarà amore da guardare finché non finirà

e sarà amore da pregare finché non tornerà

e sarà ricordo da bruciare finché non scalderà

sarà ricordo da portare finché non peserà.

Tutti cercano qualcosa, la verità che non ha confini

la verità che non ha colore e dorme sepolta dalle stagioni

e come questo povero cuore non ha padroni

e manca a tutta quanta la terra a tutta la gente del mondo

e manca da tanto tempo in questo tempo di piombo

e tutti vogliono qualcosa che non hanno più

ma io di più… ma io di più

Post già pubblicato QUI

 

La cura

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Foto da Wikipedia

Nella speranza che ognuno di noi possa trovare in sé stesso quell’equilibrio che lo aiuti ad affrontare al meglio questa crisi diventando così una cellula di luce e speranza anche per gli altri, ripubblico questo vecchio post.

Ascoltavo e riascoltavo come un mantra questa canzone quando ero in ospedale ad accudire mia nonna gravemente malata. Erano i primi di maggio del 1998 e la prognosi era senza speranza: un vasto ictus emorragico. Eppure nonostante la gravità della situazione piano piano si riprese e riacquistò buona parte della sua lucidità accompagnandomi fino al mese di dicembre del 1998. E in questi ultimi mesi riuscì a farmi molti altri doni.
Far entrare in sé stessi la musica, le parole i sentimenti e le emozioni che essa comunica e come un ponte trasmetterne le vibrazioni a chi ti sta accanto e al mondo intero di cui facciamo parte. Lenire, curare, sollevare da tutte le malinconie… la cura è un dono, un dono che ognuno di noi vorrebbe avere per proteggere le persone che amiamo e dare un senso ad ogni non-senso, senza più paure ad oscurarci l’animo. Un dono che la musica, come l’arte in ogni sua forma, come la preghiera che nasce dal profondo, – tutte esperienze caratterizzate dalla purezza e dalla spontaneità – può aiutarci a ridare speranza alla nostra vita.

CLICCA QUI per ascoltare LA CURA

Franco Battiato

LA CURA

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che oggi incontrerai per la tua via.

Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.

Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore, dalle ossessioni delle tue manie.

Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare. E guarirai da tutte le malattie, perché sei un essere speciale, ed io, avrò cura di te.

Vagavo per i campi del Tennessee (come vi ero arrivato, chissà).

Non hai fiori bianchi per me ?

Più veloci di aquile i miei sogni attraversano il mare.

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza, percorrendo assieme le vie che portano all’essenza.

Profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi, la bonaccia d’agosto non calmerà i nostri sensi.

Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto. Conosco le leggi del mondo e te ne farò dono.

Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te… io sì, che avrò cura di te.

Ho visto un alieno in TV (a Sanremo)

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Foto da pixabay

Post di Stefano

Per quanto ami la musica, di ogni genere, ho cominciato da vari anni a non guardare più Sanremo: qualità delle canzoni (e dei cantanti) molto bassa, spettacolo per lo più pompato, ma inconsistente… in pratica ormai una auto celebrazione di sé stesso. Dopo, se capita facendo zapping, non è che cambio subito canale, magari una canzone la ascolto pure, ma ieri sera mi ha impressionato l’alieno che faceva “bella” MOSTRA di sé. Si trattava di quello che rimane di Ornella Vanoni: una bella signora che se avesse accettato dignitosamente di vivere la sua vecchiaia, magari cantando pure, perché no? Si sarebbe esibita nella sua vera forma di una bella signora anziana, acconciata, truccata e vestita come una “bella signora anziana”. Non c’è nessuna vergogna in questo: diventare anziani è la speranza di tutti noi, anche perché l’alternativa è peggiore! Ed invece no, si è affidata alla chirurgia “estetica” (inestetica) ed è diventata… a me ha ricordato un videoclip dei Genesis degli anni ’80 (Land of confusion), in cui i personaggi rappresentati erano dei pupazzi animati, pupazzi che erano la caricatura dei personaggi stessi. In particolare l’Ornella nazionale, ieri sera, sembrava il pupazzo di Tony Banks. Ma quelli erano pupazzi, messi lì per far ridere! Lo spettacolo che offriva di sé era inquietante, non c’era più niente di umano, nessuna espressione, una maschera di cera… anzi di silicone. Un pupazzo animato. Insomma un vero e proprio alieno! A pensarci bene anche Patty Pravo ed altri, all’inizio anche Claudio Baglioni, poi forse si è ricreduto o ha cambiato chirurgo e adesso è un po’ più normale. Insomma vorrei capire che cosa spinge questi personaggi a cercare, nell’aspetto, una gioventù che non c’è più per motivi anagrafici, ma che, ripeto, non c’è niente di male che non ci sia. Molto più dignitoso, ricordo sempre a Sanremo di parecchi anni fa, Nicola Arigliano già ottantenne e un po’ claudicante, vecchio, ma perfettamente integrato nel personaggio reale che era, ha cantato nel suo stile, una bella canzone che a volte interpreto anch’io. Manteneva tutta la sua espressività, anzi, resa più profonda dall’essere anziano. Oppure come ha fatto Mina: quando non ha più accettato il suo aspetto fisico ha smesso di mostrarsi in video. Capisco, perché l’ho provato, che il palcoscenico sia una droga alla quale è difficile rinunciare, ma l’età, vera od apparente, non c’entra niente col potersi esibire. Virna Lisi da giovane interpretava parti da giovane, da matura interpretava ruoli di mezza età e da vecchia interpretava parti da vecchia. Sempre bellissima, sempre interessante, sempre espressiva. Se hai qualcosa da dire, o da dare, da vecchio lo puoi fare lo stesso, non ti dà niente di più un bisturi, anzi, ti toglie… l’umanità, o per lo meno quella apparente.

Chi prendeva in giro chi?

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Stefano ha qualche hanno più di me e devo a lui la mie scarse conoscenze musicali! Mi ha trasmesso la sua passione per la musica e ha avuto la pazienza di portarmi con lui a diversi concerti: Peter Gabriel, Sting, Vasco, Simple Mind o a concerti mitici come quello dei Pink Floyd a Cinecittà nel 1992. Quindi non ho molto da aggiungere alla sua riflessione, mi af-fido a lui senza troppo commentare…

Amo la musica da prima che avessi i primi ricordi di questa vita.

Da piccolo i miei si meravigliavano di come riproducevo canticchiando tutte le musichette che ascoltavo alla tv o alla radio. Avevo ed ho la “musicalità”… è un dono. Io ce l’ho!

La mia vera passione per la musica è nata e cresciuta negli anni ‘70, anni in cui la creatività era al massimo. Dopo la rivoluzione portata avanti dai Beatles e da altri gruppi negli anni 60 che hanno cambiato radicalmente la concezione stessa della musica, perlomeno in occidente, e dall’avvento dei nuovi strumenti musicali, elettrici ed elettronici, la creatività dei gruppi, ma anche dei singoli, era incoraggiata dal mercato e dalle industrie discografiche.

Arte!

Anche la musica degli anni precedenti a quel magico periodo, credo, sia stata intesa come vera arte. I musicisti ed i cantanti venivano scelti da una selezione naturale severissima, chi non valeva durava poco. Non voglio dire che non ci sia stata la “musica commerciale”, ma per lo più era musica destinata a durare… e lo dimostra il fatto che la si ascolta ancora piacevolmente.

Io per primo ho sviluppato recentemente una vera e propria passione per le canzoni degli anni ‘40 e ‘50. Sì, magari, col senno del poi, ho sicuramente selezionato la roba migliore e forse tantissimi brani di allora sono stati ascoltati per poco tempo, non so… sta di fatto che a distanza di 80 anni, di 70, 60, 50, 40 anni ancora si riesce a percepire una genialità nella costruzione musicale, l’inventiva, la dolcezza e la forza che ancora fa venire la pelle d’oca.

I musicisti “selezionati” di allora riescono a produrre fino ad oggi, fino a che non muoiono, sono i famosi dinosauri, ma non ce ne sono oggi di musicisti altrettanto validi che possano sostituire generazionalmente i vecchi?

Che cosa c’è di nuovo oggi? Il Rap? La musica elettronica… da ballo?

Nel Rap i testi hanno un ruolo essenziale, il “cantante” recita non canta… alcuni bravissimi eh! Ma la musica dov’è?

La musica elettronica: io non sono un musicista, sono un semplice cantante e non so distinguere un “sol” da un tavolino (come disse Branduardi), però una volta mi sono messo ad un computer ed in una mezz’ora ho composto un brano elettronico perfetto, con un semplice programma sequencer! Anche migliore di alcuni che si sentono in giro, beh, quella non è musica! Se so farla io, che non sono un musicista, quella non è musica!!!

Bene, voglio evitare di commettere lo stesso errore che commetteva mio padre: quando mettevo su i Pink Floyd o i Genesis lui protestava e diceva che “quella” non era musica, ma solo rumore!

Lascio il beneficio del dubbio… ma… ma l’altro giorno, per caso, sentivo un pezzo “elettronico” e, dopo una sequenza estenuante di percussioni, basso e tastiere in loop infinito e crescente, si affacciava una vecchissima melodia, accennata da una tastiera che aveva un suono improbabile. Anche la vecchia melodia veniva looppata, accellerata, ed entrava a far parte del giro estenuante di basso e percussioni…

Sembrava quasi che il nuovo, rappresentato dal loop elettronico, prendesse in giro il vecchio.

Però poi quello che ti restava dentro, quello che continuavi a canticchiare, era la vecchia melodia.

Chi prendeva in giro chi?

La cura

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Foto da Wikipedia

Ascoltavo e riascoltavo come un mantra questa canzone quando ero in ospedale ad accudire mia nonna gravemente malata. Erano i primi di maggio del 1998 e la prognosi era senza speranza: un vasto ictus emorragico. Eppure nonostante la gravità della situazione piano piano si riprese e riacquistò buona parte della sua lucidità accompagnandomi fino al mese di dicembre del 1998. E in questi ultimi mesi riuscì a farmi molti altri doni.
Far entrare in sé stessi la musica, le parole i sentimenti e le emozioni che essa comunica e come un ponte trasmetterne le vibrazioni a chi ti sta accanto e al mondo intero di cui facciamo parte. Lenire, curare, sollevare da tutte le malinconie… la cura è un dono, un dono che ognuno di noi vorrebbe avere per proteggere le persone che amiamo e dare un senso ad ogni non-senso, senza più paure ad oscurarci l’animo. Un dono che la musica, come l’arte in ogni sua forma, come la preghiera che nasce dal profondo, – tutte esperienze caratterizzate dalla purezza e dalla spontaneità – può aiutarci a ridare speranza alla nostra vita.

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Franco Battiato

LA CURA

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che oggi incontrerai per la tua via.

Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.

Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore, dalle ossessioni delle tue manie.

Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare. E guarirai da tutte le malattie, perché sei un essere speciale, ed io, avrò cura di te.

Vagavo per i campi del Tennessee (come vi ero arrivato, chissà).

Non hai fiori bianchi per me ?

Più veloci di aquile i miei sogni attraversano il mare.

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza, percorrendo assieme le vie che portano all’essenza.

Profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi, la bonaccia d’agosto non calmerà i nostri sensi.

Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto. Conosco le leggi del mondo e te ne farò dono.

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