La “cultura” del lavoro

Interessante, in un paese dove per i giovani la precarizzazione selvaggia ha di fatto cancellato il diritto al lavoro si punta sempre più in alto: la schiavitù e la sottomissione alle regole del mercato vanno insegnate sin dalla più tenera età! O almeno una simile affermazione rischia di essere mal interpretata dati i risultati delle politiche sociali degli ultimi anni.

Magari invece se alla scuola lasciassimo fare la scuola, i cittadini del domani potrebbero pure provarci a ripristinare una corretta cultura del lavoro, quella della costituzione che punta alla dignità e al riconoscimento di ogni persona come essere umano portatore di diritti unici e inviolabili.

Piccolo presepio “vivente”!

Il post che segue e le foto a corredo sono state realizzate dalla mia amica Paola, insegnante di scuola primaria. Gli alunni della sua scuola hanno realizzato questo bel presepe, non scendo nei particolari perché spiega con precisione tutto lei nel post. Mi limito a partecipare all’entusiasmo dei bambini e delle loro insegnanti nel realizzare questo lavoro, la nascita di Gesù Bambino, il Salvatore! Nonostante i nostri siano tempi bui, dove la società fa di tutto per cancellare il sacro dalle nostre vite, i bambini continuano ad insegnarci che vale ancora la pena di credere, di avere una fede nell’oltre, nel bene, nella vita. E con questa speranza vi auguro di cuore di trascorrere un buon Santo Natale!!!

Non sempre una progettazione minuziosa e pianificata dà quei risultati che vorrebbe perseguire.
Talvolta è proprio un’intuizione, direi quasi un’emozione a far nascere risultati insperati perché frutto di una condivisione (a volte inconsapevole) di speranze e valori che accomuna alunni ed insegnanti.

Nasce così l’idea di un presepio “riciclato”, fatto di materiali di scarto come vassoi di polistirolo usati, bottiglie di plastica vuote, contenitori in pvc precedentemente utilizzati che però ritagliati, incollati e dipinti diventano case, fattorie, castelli, mulini, ponti e perfino la famosa stalla di Betlemme.
L’ entusiasmo e la meraviglia di far nascere da alcuni insignificanti imballaggi una casetta, un mulino, di accostare contenitori anonimi per dar vita ad un piccolo villaggio ha iniziato a serpeggiare fra le classi delle Socciarelli fin dalla metà di novembre, unendole, invisibilmente, quasi come i fili che si susseguono nei corridoi della scuola, pieni di decorazioni natalizie.

L’entusiasmo ha pian piano preso la forma di un disegno geometrico, tracciato prima sulla carta e poi accuratamente ritagliato sul polistirolo. La geometria piana è uscita dal quaderno di classe per diventare una casetta, un solido, una ringhiera, delle scale, per far ruotare le pale di un mulino a vento, la manovella di un pozzo.
Ragazzi di V ormai esperti “architetti”, minuziosi e scrupolosi nella progettazione, hanno affiancato con affettuosa e delicata attenzione i piccoli delle prime che li hanno osservati con ammirazione e stupore.
Vedere bambini di varie età accumunati dal piacere di dipingere a tinte vivaci i piccoli edifici, di escogitare soluzioni per risolvere problemi concreti di assemblaggio e abbellimenti vari, fa capire quanto questo tipo di esperienze scolastiche non rubino tempo agli apprendimenti, ma ne migliorino solo la qualità e la valenza.
La bellezza di questo presepio però non è solo in questo atto creativo, ma nell’affiancare ai piccoli edifici esseri viventi : alberelli e piantine di vario tipo.
Un presepe vivo, non solo per l’entusiasmo dei piccoli costruttori, ma anche per la bellezza delle piante che incorniciano i piccoli ambienti.
Le piante protagoniste silenziose, ma vive, che gli alunni imparano ad amare e proteggere. Ora nel presepio, domani ad abbellire e ornare il giardino della scuola.

La speranza che il mondo possa essere un luogo migliore per tutti, dove creatività e bellezza si rispettino e si fondano, può nascere anche da qui.
Due metri quadrati di terreno…un’aiuola piuttosto anonima all’ingresso delle Socciarelli, non hanno mai ospitato un’ambizione più grande.
E credo che anche il Figlio di Dio, non sia dispiaciuto di venire ancora una volta al mondo, in quella piccola stalla di polistirolo, di fronte agli occhi luccicanti di tanti bambini.
Anna Paola Berti

Tutti in collegio!

Il “collegio” è quello dei docenti, che dovrebbe essere un virtuoso luogo di decisioni collegiali e democratiche. Ma non sempre avviene! Comunque la filastrocca in questione è stata scritta almeno 20 anni fa e ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale. Diciamo che il tempo passa ma i capi o le cape poco cambiano nella sostanza (salvo rare eccezioni)!

Collegio dei docenti

posto dove la capa parla

e nessuno ci capisce niente

e ti senti morire

dalla noia,

e vorresti dormire

per non svenire

ma invece sei costretto a sentire

senza capire una parola

di questa inutile sQuola!

Se si sente un bisbiglio

succede subito uno scompiglio

perché la capa

che si sente frustrata

non può sopportare

chi non vuole ascoltare

e se s’inc@zz@

gli insegnanti strapazza:

<<Io di voi mi meraviglio>> – dice schifita – <<Se buonini non sapete restare, io il collegio dovrò aggiornare!>>.

Poi un fiume di parole, su parole,

su parole e ancora parole…

perché questo è il suo pregio

indormire il collegio.

Poi le proposte libere

fatte al collegio,

questo è un altro suo pregio,

che se non le vuoi votare

le devi comunque accettare

con imminenza

se no perde la pazienza

e ricomincia a parlare

perché ti vuole torturare

e con lo sfinimento

farti accettare il cambiamento.

Con la mente c’è chi evade

ma una densa nebbia ti pervade

e ti entra nel cuore,

e ti trasmette grigiore,

un magò che non se pò capì

a meno che non sei lì!

Oh che giorno bigio,

fuori c’è il sole

ma qui non arriva il suo calore

e quando parla dell’agio

ti senti ancora più a disagio

e per farci sentire importanti

i lavori che ci propone sono tanti:

bidello, assistente bidello, assistente cuoco,

baby sitter, appendi lavagne, sistematore di veneziane,

urlatore con ste bestie de fioli, scudiero della capa,

servo della gleba con la personalità di un’ameba.

Certo che quando Marx parlava

di alienazione del proletariato,

ancora non aveva conosciuto

chi in questa scuola ha insegnato,

povere maestre senza quattrini

ma con tanti problemini

con i genitori, i bambini

e i dirigenti superbi e un po’ sciocchini.

Oh San Giovanni Battista de La Salle

protettore degli insegnanti

facce anda’ via

se no doma’ chi se ripia!!!

Un po’ di discorsi sul PTOF!

 

In questa scherzosa filastrocca scritta almeno 20 anni fa parlavo di sQuola, quella con la Q maiuscola! Ma voi sapete cos’è il PTOF? Noo? Meglio (per voi)! Ma giusto per farvi capire il (non) senso del  PTOF, anzi scusate della filastrocca, ve lo spiego. Quando la scrissi (la filastrocca) in realtà si chiamava POF, un acronimo di Piano dell’Offerta Formativa! E prima ancora del POF c’era in PEI, Piano Educativo d’Istituto! Poi con la Buona sQuola è arrivato il PTOF, cioè Piano Triennale dell’Offerta Formativa! InZomma sul proprio sito ogni sQuola deve avere il PTOF per far conoscere agli alunni e alle famiglie “le scelte dell’istituzione scolastica e gli impegni per realizzarle…”! Ma le sQuole cosa fanno a scuola? Non devono (dovrebbero) forse inZegnare? Dipende, in realtà i contenuti delle discipline, oggi stabiliti da indicatori nazionali, pare che siano troppo poco attraenti per i discenti e quindi le sQuole devono vendersi, anzi scusate predisporre un PTOF in grado di sss…Qualificarle (ecco da dove arriva la Q di sQuola) come ricche di attività programmatiche, pratiche, grafiche, informatiche e chi più ne ha più ne metta! Capito a cosa servono i vari PEI, POF, PTOF? Se non lo avete ancora capito leggetelo sotto…

Il PTOF arrivò dall’alto

e rese felice la direttrice

che da tempo pensava ad una legge divina

da proporre al suo popolo quanto prima.

Così la capa scelse un “profeta”

a cui parlare del PTOF,

per farglielo immortalare

su un documento da consultare.

Per giorni e giorni la capa e la profetessa vicaria

scelta con ispirazione divina

perché in grado di recepire ogni ordine quanto prima,

stettero insieme ed il loro lavoro fu immane,

alcuni dicevano addirittura che fossero andati in Palestina,

sul monte Sinai, per capire meglio la Legge divina.

Intanto noi, insegnanti senza fede,

adoravamo i nostri idoli d’oro:

santificare le festività soppresse, alleggerire le maestre represse e depresse,

aumentare lo stipendio, potè dà due schiaffoni ai fioli rompi ..glioni, mandà a

quel paese i genitori con troppe pretese…

Ma finalmente arrivò il PTOF a risvegliare i nostri spiriti intorpiditi

e farci smettere di sperare in ciò che potrebbe farci male.

Il PTOF è agile da portare, più di 3 kg e mezzo non dovrebbe pesare,

e se più volte lo riesci a sollevare, come dieta dimagrante potrebbe funzionare.

Poi è facile da consultare, ce so più frecce che parole, non ci capisci un accidente

e ti fa sentire un deficiente.

La sua Funzione Obiettivo è farti sentire più giulivo,

e infatti dopo averlo tenuto in mano, quando lo lasci ti senti sollevato,

più spirituale e ti pare quasi di volare.

Ma se ti cade in un piede fa male, potrebbe mandarti in ospedale.

Programmare Tanti Obiettivi Formativi

e dobbiamo rispettare

quello che il PTOF ci vuole insegnare,

e noi che tutto ciò subiamo, “Te piasse un PTOF!”

a voi non vi auguriamo.

P.S. Il PTOF è un documento forte, se lo lanci ci butti giù tre porte (blindate).

Natale: una luce sulla notte della Terra!

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Lavoro eseguito dall’insegnante Paola Berti, con gli alunni della classe V della scuola primaria “F. Socciarelli” di Ancona

 

Uno Sguardo innamorato

dalle profondità dell’Universo

si è posato leggero

illuminando la notte della Terra.

Dagli sconfinati abissi dello spazio

senza dimensioni

sei arrivato o Dio

ad accorgerti di noi.

Hai lasciato tutto, hai perso tutto.

Sei entrato come bambino indifeso

nel nostro mondo.

Né angeli né pastori possono comprendere

questa follia…

Follia di chi ama

e non ha paura

di perdersi

Forza travolgente che bussa senza stordire…

Non ritornerà da dove è partita

senza aver fatto posto

nel cuore e nell’anima

senza che questo Amore infinito

abbia vinto ogni resistenza, ogni male.

*Poesia scritta da Paola Berti!

Il lavoro che vedete sopra è frutto del paziente lavoro di un’amica che insegna nella scuola primaria, Paola Berti, insieme ai suoi alunni. Chi come lei ama l’insegnamento trova sempre soddisfazione nel lavorare insieme ai bambini per dare forma alla loro creatività. Che si tratti di un disegno, di una poesia, di un testo, di una recita teatrale,… ogni cosa è ben venuta e mai è tempo sprecato! Qui i bambini danno il meglio di sé, ognuno con le proprie capacità e originalità. Complimenti quindi a questi ragazzi per  aver saputo creare questa splendida “vetrata presepe”, il miglior dono che potevano fare per ricordare la nascita di Gesù bambino; complimenti anche a Paola che oltre ad aver magistralmente guidato i suoi alunni nella realizzazione di questo bellissimo lavoro è anche l’autrice della poesia che ne è il completamento ideale!

 

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