Utopia: disubbidire al criterio dell’utile per ritornare alla civiltà!

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Isola_di_Utopia_MoroPremetto che per me le vere utopie (o menzogne?) sono quelle che vedono nella competizione sfrenata e nel libero mercato (dei monopoli!) i fattori principali di sviluppo della società e dell’individuo! Essi in realtà, alla prova dei fatti, si stanno dimostrando fattori di restaurazione e repressione delle libertà individuali, portando rapidamente all’eliminazione delle democrazie sociali del dopoguerra. In riferimento a questo riporto sotto alcune riflessioni fatte dall’economista John Maynard Keynes che mettono in luce gli aspetti distorsivi di un modello economico socialmente e politicamente insostenibile nel lungo periodo. Le parole del grande economista sono critiche nei confronti delle scelte di politica economica attuate dai governanti europei negli anni ’30 del secolo scorso, ma risultano estremamente attuali:

“… Invece di usare le loro moltiplicate riserve materiali e tecniche per costruire la città delle meraviglie, gli uomini dell’ottocento costruirono dei sobborghi di catapecchie; ed erano dell’opinione che fosse giusto ed opportuno costruire delle catapecchie, perché le catapecchie, alla prova dell’iniziativa privata, <<rendevano>>, mentre la città delle meraviglie, pensavano, sarebbe stata una folle stravaganza che, per esprimerci nell’idioma imbecille della moda finanziaria, avrebbe <<ipotecato il futuro>>, sebbene non si riesca a vedere, a meno che non si abbia la mente obnubilata da false analogie tratte da un’inapplicabile contabilità, come la costruzione oggi di opere grandiose e magnifiche possa impoverire il futuro”.

Si pensi qui alla gestione odierna delle catastrofi ambientali in Italia, in primis a quella recente del terremoto: le “risorse” rigorosamente messe sotto controllo da rigidi parametri di matrice euro-pea, non bastano nemmeno per gestire l’emergenza! Ne è prova l’incompleta ricostruzione del centro storico dell’Aquila, ridotta a cumulo di macerie dal lontano 2009. Nella situazione attuale di cronica “mancanza di risorse pubbliche”, cancellate sull’altare del pareggio di bilancio e del fiscal compact, le speranze per la ricostruzione futura dei territori del centro Italia colpiti dal recente terremoto sono pressoché nulle. Ma lasciamo continuare Keynes con la sua critica al “sistema economico” di allora (che è quello riproposto in salsa euro-liberista oggi):

“…la nazione nel suo insieme sarebbe senza dubbio più ricca se gli uomini e le macchine disoccupate fossero adoperate per costruire le case di cui si ha tanto bisogno, che non se essi sono mantenuti nell’ozio. Ma le menti di questa generazione sono così offuscate da calcoli sofisticati, che esse diffidano di conclusioni che dovrebbero essere ovvie, e questo ancora per la cieca fiducia che hanno in una sistema di contabilità finanziaria che mette in dubbio se un’operazione del genere <<renderebbe>>. Noi dobbiamo restare poveri perché essere ricchi non <<rende>>. Noi dobbiamo vivere in tuguri, non perché non possiamo costruire palazzi, ma perché non ce li possiamo permettere.

Quante volte abbiamo sentito ripeterci il mantra “abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità”? Non è cambiato molto e la storia non ha insegnato nulla agli uomini! Keynes partecipò alla conferenza di pace di Parigi a Versailles nel 1919 e si oppose alle sanzioni di guerra che i paesi vincitori imposero alla Germania, sostenendo che esse avrebbero portato a nuove guerre e nessun beneficio… pochi anni più tardi l’avvento di totalitarismi quali quello della Germania nazista gli diedero – purtroppo – ragione: la gente sfruttata all’inverosimile dall’austerità causata dagli enormi debiti di guerra votò la persona sbagliata nella speranza che facesse la cosa giusta, liberarli dalla falsità e dalla menzogna dei propri governanti! Le cose poi non andarono così, ma le colpe di chi furono? Se i governi venduti agli interessi del capitale finanziario, allora come oggi, pensano solo a ciò che rende e tolgono ai popoli i diritti e la dignità (il lavoro e la speranza di una vita migliore), quale destino può aspettarci per il futuro? I segnali che vengono dagli Stati Uniti, quelli che vedono appunto un presidente eletto tradire le promesse fatte ai propri elettori riprendendo la politica destabilizzante e guerrafondaia del proprio predecessore non sembrano indicare via di uscita dal sistema di potere “neofeudale” che sta portandoci alla catastrofe, in Europa come nel resto del mondo con pochissime eccezioni. Il motto globalista usato prevalentemente in politica estera dagli USA è quello di “divide et impera”, efficacemente adottato da varie dinastie nel passato: in Medio Oriente come in Europa si andrà avanti destabilizzando i popoli per accerchiare la Russia e i suoi alleati, come appunto la Siria o l’Iran. Ma se ciò non avrà un freno, come sembrava voler fare Trump prima e subito dopo la sua elezione, le conseguenze diventeranno tragiche. In attesa di sapere se anche Trump si comporterà come una Clinton o un Obama qualsiasi, portando forse il mondo a una nuova (e definitiva?) guerra globale, concludo con Keynes sul ruolo dello Stato in economia:

“…Noi distruggiamo le bellezze della campagna perché gli splendori della natura, accessibili a tutti, non hanno valore economico. Noi siamo capaci di chiudere la porta in faccia al sole e alle stelle, perché non pagano dividendo. Londra è una delle città più ricche che ricordi la storia della civiltà, ma non si può permettere i massimi livelli di civiltà di cui sono capaci i suoi cittadini, perché non rendono… E’ lo Stato, piuttosto che l’individuo, che bisogna cambi i suoi criteri. E’ la concezione del Ministro delle Finanze, come del Presidente di una specie di società anonima, che deve essere respinta.”

Capito ministro Padoan e suoi colleghi? Non siete a capo di una società anonima amministrata per fini non meglio definiti, ma siete invece a capo di uno Stato che deve garantire prioritariamente sostegno ai propri cittadini, che può e deve creare le “città delle meraviglie” cancellando una volta per tutte la mentalità contabile per cui ogni persona è un numero in una lista senza priorità e dignità alcuna. E se ora applaudite al prima tanto disprezzato Trump, solo perché ha lanciato i suoi missili in Siria per punire un – non si sa bene da chi concepito – attacco con armi chimiche, ebbene siete poi così sicuri che ci sarà posto per voi nei bunker riservati alle élite in caso di una guerra che avrà conseguenze imprevedibili? Non possiamo che sperare che dietro l’irrazionalità di tali scelte ci sia un senso nascosto che abbia come fine ultimo il mantenimento della pace e non l’ennesima presa in giro del proprio popolo!

Bibliografia e approfondimenti:

J.M. Keynes “Autarchia economica”, 1933

Luciano Barra Caracciolo, Euro e (o?) democrazia costituzionale, DIKE

 

Autore: opinioniweb - Roberto Nicolini

Sono un insegnante di religione di scuola primaria dal 1996. Nonostante tutto il dato di "fede" non ha mai prevalso sulla ricerca della verità. Del resto è l'unica cosa che al di là dei limiti oggettivi della nostra vita ci rende effettivamente liberi e quindi ci avvicina a Dio, in qualunque modo Esso si manifesti!

6 pensieri riguardo “Utopia: disubbidire al criterio dell’utile per ritornare alla civiltà!”

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