Su segnalazione di Stefano pubblico il post di Massimo Mazzucco tratto dal sito Luogocomune
Da quando sono diventato un “volto noto” della rete, ricevo ogni tanto delle lettere di qualcuno che mi invita a fondare un partito politico. “Hai molto seguito – mi dicono – e hai certamente la credibilità sufficiente per diventare un buon leader politico.”
Ora, a parte che il termine “molto seguito” è relativo, e limitato al nostro mondo: una persona può anche avere molto seguito nell’ambito della cosidetta controinformazione, ma se poi traduci questi numeri in percentuali assolute, a livello nazionale, ti ritrovi improvvisamente a galleggiare intorno allo zero virgola. In altre parole, a livello nazionale non ti conosce (quasi) nessuno.
Ma non è questo il problema: se uno ha la convinzione e la passione, parte comunque dal quel poco e da lì va avanti. Come dice il proverbio, Roma non fu fatta in un giorno solo.
Il vero problema è un altro, e sta tutto nella parola “leadership”.
Questa idea novecentesca del “trascinatore delle folle” è ormai diventata obsoleta. Nel passato il leader era necessario perchè “lui sapeva” tante cose, e quindi poteva mostrare la strada a chi non le sapeva. Il leader era informato, gli altri no, e quindi poteva guidare. Ma oggi l’informazione è onnipresente e accessibile a tutti, i social permettono un dibattito continuo, e non c’è nulla che uno non possa sapere se ha voglia di saperla…
Ma vi rendete conto di cosa sta dicendo sto signore?
Ormai la scuola sta diventando sempre più il paese dei balocchi. Come diceva il buon Lucignolo:
«Lì non vi sono scuole, lì non vi sono maestri, lì non vi sono libri. In quel paese benedetto non si studia mai. Il giovedì non si fa scuola, e ogni settimana è composta di sei giovedì e di una domenica.»(Carlo Collodi, op. cit., p. 228)
Interessante, in un paese dove per i giovani la precarizzazione selvaggia ha di fatto cancellato il diritto al lavoro si punta sempre più in alto: la schiavitù e la sottomissione alle regole del mercato vanno insegnate sin dalla più tenera età! O almeno una simile affermazione rischia di essere mal interpretata dati i risultati delle politiche sociali degli ultimi anni.
Magari invece se alla scuola lasciassimo fare la scuola, i cittadini del domani potrebbero pure provarci a ripristinare una corretta cultura del lavoro, quella della costituzione che punta alla dignità e al riconoscimento di ogni persona come essere umano portatore di diritti unici e inviolabili.
…di “siccità” direi che il più adatto è “austerità deflattiva” euro-imposta grazie ad oltre 30 anni di avanzi di bilancio primario! Hanno prosciugato i bilanci pubblici in nome dei conti in ordine e dei tagli agli sprechi.
Siamo passati dall’austerità perché c’era il debito pubblico brutto, all’austerità perché c’è il clima-change e quindi si impongono politiche deflattive e distruttive della natalità! Sia quel che sia dai problemi odierni non se ne esce, guai a fare investimenti sul territorio, guai a immettere liquidità per sostenere il lavoro e i servizi. Mica possiamo essere tacciati di socialismo o simili pazzie che invece di mettere al centro il denaro metterebbero al centro il cittadino creando nella gente false illusioni! Anzi per fare in modo che tutto cambi affinché nulla muti, esplodono neo-pseudo-ideologie gender sterilizzanti, perché infondo perfino respirare è un male quando la co2 è il problema. È sempre più certo, lo dice Lasciemza, che noi povery siamo il problema, la casta dei ricchi e mega ricchi la soluzione.
Sorge spontanea una domanda: l’euro-atlantismo ha garantito la democrazia in Italia e in Europa oppure ha scavato un solco incolmabile fra le élite di ricchi e mega ricchi e il popolo sempre più ridotto a servi della gleba?
Interessante riflettere sul fatto che fu proprio il governo tecnico di Mario Monti- campione mondiale di austerità che inflisse all’Italia ben 13 trimestri di recessione consecutivi – che ha perseguito fra gli altri anche l’obiettivo di una piena ricomposizione di queste due fondamentali direttrici, atlantismo e europeismo, a cominciare dalla nomina dei ministri. Oggi più che mai con la nostra adesione incondizionata alla guerra ne vediamo con chiarezza le conseguenze.
I neo-sinonimi fioccano come non ci fosse un domani: la guerra è pace, la menzogna diventa verità, la siccità una carbon tax europea che oltre a fare piovere serve a finanziare la famigerata transizione ecologica . E se l’austerità espansiva inaugurata da Monti era il prezzo da pagare per avere i conti in ordine, la carbon tax è il prezzo necessario per salvare il pianeta.
Il nome ebraico Maria significa “amata da Dio” ma anche “maestra, signora”. Maria è la madre di Gesù che lo ha accolto, lo ha ascoltato e seguito fin sulla croce. Agostino diceva che Maria prima di essere madre è stata discepola di suo figlio, rispondendo SI alla chiamata dell’angelo. Attraverso Gesù Maria è diventata madre dell’umanità, per curarla, proteggerla e guidarla verso il bene.
Ecco le immagini simboliche alle quali è associata Maria:
Arca-> Maria ha portato in grembo Gesù, si è fatta arca e scrigno per ogni altra creatura in quanto madre dell’umanità.
Rosa e giglio-> profumata, perfetta, bella e senza spine, bianca perché senza peccato.
Scala e porta del cielo -> attraverso Maria Gesù è sceso nel mondo e sempre Maria aiuta gli uomini a salire in cielo .
Luna-> la luna riceve la luce dal sole e irradia a sua volta rischiarando le tenebre. Così Maria riflette la luce di Dio e la riversa sugli uomini.
Stella del mattino -> è la stella più luminosa del cielo, che annuncia il sorgere del sole, Gesù: chi la guarda nel buio della tempesta trova il porto sicuro, la salvezza.
Fonte bibliografica “I colori della luce” ed. Teorema
Proprio l’immagine della Madonna del Duomo di San Ciriaco è stata protagonista di una salvezza in mezzo alla tempesta, un marinaio disperso fra le onde salvato dalla preghiera e dalla fede di suo padre dopo essersi rivolto a Maria. Fra le nubi intravide il duomo di Ancona e approdò al sicuro nel porto dopo aver salvato suo figlio.
Nessuno è mai davvero solo e disperso nel buio dell’esistenza: c’è sempre una luce che non possiamo spegnere e il suo riflesso è in grado di raggiungere il profondo dell’animo. Con umiltà e fiducia nell’infinito impariamo ad af-fidarci a Maria e al suo tenero abbraccio di mamma.
A onor del vero il TG3 Regionale e gli stessi quotidiani locali della manifestazione hanno parlato facendo un servizio abbastanza equilibrato. Riguardo ai numeri dicevano più di 6000 persone. Poi certo, sembra chiaro che tali decisioni vengono prese senza minimamente tenere conto del volere popolare, idem del volere politico visto che i nostri decisori eletti altro non sono che passacarte eterodiretti. Ma manifestare serve, dice Stefano nel titolo del suo post? Certo che NI, conclude e sottoscrivo: è l’unico modo per esercitare concretamente il dissenso popolare quando non è possibile essere rappresentati attraverso il voto. E finché sarà possibile manifestare, allora significa che il sistema democratico è ancora, seppur parzialmente, in vita. Non importa quanto sia mistifacato il messaggio, l’importante è avere la possibilità di portarlo a conoscenza di altre persone. Perché la vera “dittatura” è quella dei media, sempre al servizio della propaganda, la violenza nei confronti dei manifestanti e dissidenti viene dopo, anzi quando accade significa che il sistema informativo non è riuscito a filtrare, manipolare a sufficienza e allora interviene un secondo livello di oppressione, che invece di fare da argine in realtà fa dilagare il messaggio che si voleva nascondere. La verità, quando si manifesta, è pur sempre verità e poco importa quanti pochi riescano a conoscerla. Perché nelle coscienze apre un varco che non verrà più richiuso, la propaganda dopo è un’arma spuntata. Quindi avanti con la partecipazione e manifestiamo tutte le volte che possiamo il nostro dissenso e le nostre idee insieme a chi le condivide.
Post di Stefano
Il 1° Maggio sono andato alla manifestazione di Pesaro contro l’installazione del Biolaboratorio militare americano. Dopo che già Trieste e Sigonella sono state già dotate di tali “meraviglie tecnologiche”, il Pentagono ha intenzione di metterne uno in ogni regione italiana a cominciare dalle Marche, per poi proseguire con l’Umbria a Perugia, con la Toscana a Siena e così via. In questi “paradisi dei biologi” si studiano le possibilità di mutare il genoma di batteri e virus affinché possano diventare agenti patogeni ed essere usati come armi. Tanto, che cosa fanno di solito i militari se non creare sempre nuove e più terribili armi da scagliare contro i cattivi? Ovviamente il tutto nella massima sicurezza… Beh, non proprio: il massimo livello di sicurezza è il 4, come quello applicato a Wuhan in Cina, mentre a Pesaro sarebbe il 3, ma queste sono quisquilie! Solo che da Wuhan è uscito qualcosa… una sciocchezzuola… il Covid 19 che ha messo a ferro e fuoco il pianeta intero, ma va beh, qualche incidentucolo può sempre succedere. Anche se, ad onor del vero, negli ultimi 30 anni tutte, e dico tutte, le grandi epidemie o presunte tali come l’aviaria, la suina, il sars cov 1 eccetera si sono diffuse a partire da un epicentro in cui era operante un biolaboratorio, ma è sicuramente un caso! Casualità documentata però dal bravissimo giornalista d’inchiesta nonché ricercatore e scrittore di saggi Franco Fracassi, presente alla manifestazione tra gli organizzatori: ma lui è solo un complottista! Ora: mi sono trovato insieme ad altri 10.000 complottisti come me e la Questura dirà che c’erano circa 300 manifestanti, ma si sa, è il gioco delle parti. Vi invito a fidarvi di uno come me che, abituato alle folle dei concerti rock, sa valutare il numero dei partecipanti e, migliaio più o migliaio meno, per il mio occhio allenato c’erano tutti! Siamo stati relegati in una piazza di periferia dove, in un giorno di festa, non ci va nessuno, con corteo di due chilometri costretto a sfilare, più o meno, in campagna: penso che i piccioni, i gatti e le rondini ne saranno stati sicuramente impressionati! Come detto dagli organizzatori la manifestazione, aveva l’obiettivo di sensibilizzare o anche semplicemente informare tutta la popolazione pesarese del fatto che, molto presto, verrà costruito in città, in un terreno persino instabile dal punto di vista idrogeologico, un biolaboratorio che produrrà eco-mostri biologici vicino a case, scuole, parchi gioco, ospedali e RSA. La questione è che la maggior parte dei cittadini pesaresi non è a conoscenza del progetto e non sa che la giunta ha già espresso, con un solo voto contrario, parere favorevole all’installazione: probabilmente, non lo avrebbero mai voluto nel loro giardino.
Intendiamoci bene: non è che se un biolaboratorio sia lontano dai centri abitati potrebbe cambiare qualcosa. Ricordate sempre Wuhan che sta in Cina! Però, se la popolazione di una città si oppone e fa pressione sulla propria giunta, pena la non rielezione, forse l’ingranaggio potrebbe incepparsi. Torno adesso al titolo dell’articolo: le manifestazioni servono a qualcosa? Già dal 2001 con la mega manifestazione a Genova contro il G20 e contro la globalizzazione avevo capito che, qualora le manifestazioni rischino di ottenere il loro effetto, chi esercita il potere ha gli strumenti per disattivarle. Quella volta furono inseriti elementi disturbatori, i Black Block che, con la complicità dei media, svilirono l’intera manifestazione per farla associare ad accezioni negative e fondamentalmente “di torto”. Questo cliché è stato ripetuto infinite volte e ricordiamo per tutte la manifestazione del 2021 a Roma per l’abrogazione del green pass in cui si è inscenato il “finto” assalto alla CGIL. Nelle manifestazioni imponenti e non addomesticabili il metodo più utilizzato dal potere è quello dell’infiltrazione, mentre per quelle “piccole” è sufficiente che un prefetto assegni al corteo una strada di campagna. Nella plateale e non infiltrabile manifestazione contro il green pass dei portuali di Trieste, infine, il potere ha mostrato tutta la sua ferocia, annientando con gli idranti i facchini, con il consueto beneplacito dei media che hanno trattato i manifestanti da poveri ignoranti. Insomma. Le manifestazioni non servono a nulla se non a far sentir bene i manifestanti, a farli sentire parte di un popolo, a farli sentire non più soli, a farli sentire vivi. E, anche se non serve a nulla, io continuerò a manifestare.
Sorge sul colle Guasco, proprio davanti al porto di Ancona. Custodisce il corpo di San Ciriaco, patrono della città.
Secondo la tradizione, san Ciriaco, dopo la conversione, si era recato in pellegrinaggio a Roma. Lungo il viaggio era passato da Ancona e in quella città fu acclamato vescovo, rimanendovi molti anni; si era poi recato in Palestina per rivedere la propria città e là subì il martirio.
L’8 agosto 418 il corpo di Ciriaco fu trasferito dalla Palestina ad Ancona. Il corpo fu posto nella cattedrale di Santo Stefano, per intervento di Galla Placidia; in questo modo l’imperatrice reggente cercò in qualche modo di andare incontro agli anconitani, che le avevano chiesto un interessamento per poter ottenere e custodire le spoglie di Santo Stefano. Infatti Ancona conservava (e conserva tuttora) come reliquia uno dei sassi usati durante la lapidazione del protomartire. Quando, nel 1097 la chiesa di San Lorenzo, sul colle Guasco, fu proclamata nuova cattedrale, le spoglie di san Ciriaco vennero là trasferite, nella cripta, e sottoposte a ricognizione; dopo alcuni decenni la chiesa venne dedicata a San Ciriaco (fonte Wikipedia).
Io so i colori dei mestieri: sono bianchi i panettieri, s’alzano prima degli uccelli e han farina nei capelli; sono neri gli spazzacamini, di sette colori son gli imbianchini; gli operai dell’officina hanno una bella tuta azzurrina, hanno le mani sporche di grasso: i fannulloni vanno a spasso, non si sporcano un dito ma il loro mestiere non è pulito
Gianni Rodari
Chi sono i fannulloni? È un mestiere dice Gianni Rodari, l’unico poco pulito perché senza dignità! Ma oggi, grazie alla precarizzazione selvaggia e alla conseguente disoccupazione, la dignità e la giustizia sono chimere irrealizzabili. Idem la sovranità popolare, la domanda che ognuno di noi dovrebbe porsi di fronte all’arretramento dei diritti costituzionali è questa: se negano il lavoro, la sovranità a chi appartiene?
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